Eventi e cultura
4 Ottobre 2014
Una storia lunga cinque secoli da rivivere grazie all'iniziativa dell'associazione Arch'è e del liceo Ariosto

Splendori e miserie nel Quadrivio dei Diamanti

di Redazione | 4 min

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unnamed (10)Nelle moderne guide turistiche di Ferrara pochissime sono le notizie su palazzo Prosperi-Sacrati, forse perché mai aperto al pubblico: si accenna alle paraste di marmo, al loggiato cinquecentesco e si spende qualche parola in più sul magnifico portale aggettante su corso Ercole I d’Este. Eppure era secondo per splendore solo al palazzo dei Diamanti e occupava, con i suoi ampi spazi di pertinenza, l’angolo nord ovest del quadrivio rossettiano .

Il palazzo di Francesco da Castello che, per la sua posizione, ha determinato l’angolazione degli assi portanti della Terza Addizione e il disegno della città nuova, è il primo fondato nel gennaio del 1493 nell’Addizione Erculea, all’incrocio tra le antiche vie degli Angeli e dei Prioni, su di un terreno ceduto all’archiatra ducale dal monastero di Santa Maria degli Angeli.

L’importante dimora viene presto abbellita con oggetti d’arte e tappezzerie preziose, i pittori Gherardo e Domenico Costa, che risiedono nel palazzo, affrescano gli ambienti, e decorano porte e cassettoni, e anche il muro di cinta del giardino viene affrescato con scene mitologiche, secondo il gusto dell’epoca. Nel 1502 palazzo da Castello è pronto per accogliere ospiti illustri e, in occasione delle fastose nozze fra Alfonso I e Lucrezia Borgia, ospiterà Annibale Bentivoglio, genero del Duca con sua corte di sessanta persone, compresi cavalli e carrozze.

Estinta la famiglia da Castello, nel 1645 la proprietà passa ai Giraldi e, nel 1690 ai Sacrati. Un disegno del XVIII secolo, commissionato dal marchese Scipione Sacrati per la stima della proprietà, mostra l’imponente palazzo a forma di U, con il cortile a cui si accedeva con le carrozze, gli ampi spazi ortivi e il giardino dove 16 aiuole rettangolari, ornate da vasi per calme ed agrumi, erano separate da siepi di bosso da quello “più recondito de’ fiori d’Olanda”.

I primi segni di decadenza della proprietà iniziano nel 1783, quando Amedeo Sacrati cede parte degli orti all’Annona della città per la costruzione del Granaio Pubblico e in seguito fa demolire l’ala nord del palazzo ormai disabitato e pericolante. Nel 1829 il palazzo, è acquistato dai conti Prosperi che lo restaurano e negli anni ’30 cedono palazzo e pertinenze al Demanio Militare.

Il palazzo viene diviso in appartamenti per accoglie le famiglie dei militari, mentre sui suoi orti si edifica la Caserma Gorizia con annessi l’ex Granaio pubblico e l’ala sud del palazzo.
Il complesso della Caserma, danneggiato dal bombardamento del 1944 e compromesso definitivamente dal terremoto del 1969, viene demolito per lasciar spazio al Liceo Classico Statale L. Ariosto, realizzato come un padiglione in un giardino da una equipe di architetti guidata da Carlo Melograni.

unnamed (12)Oggi, dove era previsto un parco pubblico a separare l’edificio scolastico da corso Ercole I d’Este, c’è il laboratorio didattico di archeologia del Liceo, gestito dal 2007 dall’associazione Arch’è; qui 15 pannelli ricostruiscono la storia singolare di questo parte dimenticata della città che, come ricorda l’architetto Carlo Bassi, può essere ricca di sorprese.

In occasione della recente apertura al pubblico del Laboratorio per la Giornata Europea del Patrimonio, alcuni ferraresi hanno condiviso i loro ricordi di quando, nel dopoguerra, la “Caserma”, semidiroccata e pericolante, era diventata un rifugio per diseredati, ladri e prostitute, ma anche per famiglie di senza tetto e sfollati, con i bambini che giocavano nella corte, dove con le macerie lattonieri e barbieri improvvisavano le loro botteghe, ma dove si poteva anche morire per il crollo delle travi. Qui, negli anni ’50, si rifugiavano anche immigrati venuti dal sud per sfuggire alla miseria. Ecco uno stralcio di quello che uno di loro, un operaio, ha scritto: “vi ero finito per disperazione perché, quando dicevo di essere calabrese, nessuno voleva darmi un affitto un posto letto. E mi sorprendeva il fatto che anche in “Caserma” mi temessero. Fu la ’padrona di casa’ a dirmelo dopo un certo tempo, meravigliata dal fatto che io fossi un bravo ragazzo”.

Per far conoscere la storia di questo angolo poco noto della città e del palazzo chiuso al pubblico in attesa di fondi per il restauro, l’associazione Arch’è e il liceo Ariosto, sabato 4 e domenica 5 ottobre dalle 11 alle 18, aprono al pubblico i cancelli di corso Ercole I d’Este 25a e di Biagio Rossetti 4. Per condividere testimonianze e documenti sul palazzo e sulle sue pertinenze è possibile rivolgersi all’associazione Arch’è: arche.ferrara@gmail.com, telefono 039 331 1055853.

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