Attualità
10 Luglio 2014

Rutto libero #7, le semifinali

di Redazione | 7 min

Se andate al locale denominato Clandestino, in Via Ragno a Ferrara, dietro la cassa, appesa al frigo noterete una tovaglietta di carta con su scritta (datata e firmata) la mia previsione sulle squadre che sarebbero arrivate in finale. C’è scritto Germania-Argentina. Dite che alla Snai possano fare qualcosa?

 

Le partite:

 

Brasile – Germania 1-7 (11’ Muller, 23’ Klose, 24’ e 26’ Kroos, 29’ Khedira, 69’ e 79’ Schurrle, 90’ Oscar)

Facile vittoria della formazione tedesca contro gli allievi dell’Acli San Luca in un’amichevole di preparazione alla semifinale contro il Brasile.

 

Migliori in campo:

La squadra del Brasile voto 10: hai appena subìto 7 gol per la prima volta nella storia della tua Nazionale. Non solo: in una semifinale di un Mondiale. Di più: in casa tua. Sportivamente parlando, il peggio che possa capitare nella vita ad un atleta. E cosa fai? Ti fiondi in sala stampa a tirare carriole di guano sui tuoi compagni più giovani come se anche tu non facessi parte della stessa squadra, come ha fatto il famoso capitano di una squadra con la maglia azzurra per molto, moltissimo meno? No: raduni i tuoi compagni in mezzo al campo e ti abbracci con loro, stretti, stretti. E lì rimani, invece di correre fortissimo nello spogliatoio a nasconderti. E intorno hai solo gente che piange ammutolita perché la Seleçao per un brasiliano è molto più di una squadra di calcio. Però resti lì, a mostrare alla tua gente e al mondo intero che sono buoni tutti a stare uniti nelle vittorie, ma nelle sconfitte umilianti e devastanti, quelle che ti consegneranno alla storia come un atleta scarso, non ti resta che essere un uomo migliore dell’atleta. Un uomo vero. Che è cosa ben più ardua.

 

Capitolo Bizzotto:

come avrete notato – voi che come me non potete permettervi Sky – la telecronaca della partita Brasile-Germania è stata affidata al bravo (cosa ci fa ancora in Rai?!) Marco Lollobrigida, il quale, alla vecchia maniera causa mannaia di Renzi sulla tv di Stato (comatoso), ha commentato senza spalla tecnica la quale, quando è uno tipo Adani, Del Piero, Cravero (tra i contemporanei) o il leggendario Giacomo Bulgarelli (pace all’anima sua) ha anche un suo perché e qua e là risulta un valore aggiunto, ma quando è rappresentata da Beppe Dossena riuscirebbe a trasformare Tata Lucia in Annamaria Franzoni. Bravo, bravissimo Lollobrigida: tecnico, puntuale, empatico, digressioni statistico-biografiche ridotte al minimo e messe solo nei tempi morti, asciutto e conscio del ruolo (se pensi di essere Marco Paolini vai a fare teatro civile, appunto). Ma dov’era la voce dei match-clou Stefano Bizzotto? Incaricato dal direttore di Rai Sport Mauro Mazza di recarsi al Mineirao per narrare la prima semifinale, “Kaiser Bizz” marcava visita adducendo dolori addominali da intossicazione alimentare in seguito alla cena da “Toninho o’ fetido”, bettola alla periferia di Belo Horizonte talmente lercia che le piattole indossano i guanti. Così il direttore si vedeva costretto a reclutare il povero Lollobrigida che, approfittando della serata libera, si trovava nel night club per scambisti “Passerinha Chiacchierata”. Al momento della telefonata di Mazza, Lollobrigida si palesava legato e imbavagliato con addosso solo un paio di slip in lattice con zip anteriore. Al telefono rispondeva così Lucilla Antunes de Aranda de la Frenha Empestada, meglio nota come Lucy Vorajine. Dopo un evidente iniziale imbarazzo, Mazza riusciva a interloquire con Lollobrigida che trafelato si precipitava allo stadio Mineirao salendo in cabina in fretta e furia tra gli sguardi sgomenti dei colleghi: era ancora in slip.

Nel frattempo Bizzotto, trovata la scusa per liberarsi, si precipitava – come al solito vestito da tirolese – nella birreria “La piccola Gelsenkirchen” di Belo Horizonte, gestita dall’amico Karl Hans Heinze Gunther Augenthaler (Bizzotto conosce personalmente tutti i tedeschi del mondo) emigrato in Brasile anni fa. Al suo fianco il povero Dossena costretto in precedenza a travestirsi da Angela Merkel e il bordocampista Alessandro Antinelli nei panni di Samantha Fox al grido di “Touch me, touche me, I wanna feel your body”, anche lui sotto minaccia di un Bizzotto ormai fuori di sé. La partita andava come tutti sappiamo e Bizzotto, dopo aver ingerito una trentina di pinte doppio malto, si denudava e iniziava a scorrazzare per le strade di Belo Horizonte, tra lacrime di gioia e rutti inauditi, rincorso inutilmente da Angela Merkel e Samantha Fox. Intercettato da una volante sulla tangenziale est, veniva ricondotto alla ragione dalle forze dell’ordine brasiliane mediante l’uso di manganelli, taser e foto di Sandro Mayer col parrucchino (temibili armi in dotazione alla polizia carioca). Risvegliatosi la mattina seguente in una cella del carcere Santa Luzia di Belo Horizonte, Bizzotto chiedeva di essere scarcerato immediatamente causa un impegno inderogabile da svolgere al più presto: invadere la Polonia.

 

Olanda – Argentina 2-4 d.c.r. (0-0) (anzi: -N a -N)

Partita dominata dal terrore di incontrare la Germania vista ieri sera in finale. L’Argentina orfana di Di Maria (ricordo sempre: lo scugnizzo magro di “Gomorra”), esaltava il proprio credo tattico basato sull’impegnarsi tantissimo nel far cagare: sé, ma soprattutto l’avversario. Il non gioco fattosi squadra, l’undici di Ciribiribì Kodak Sabella. È un modo come un altro di praticare il calcio, anche se i tattico-moralisti dissentiranno indignati. Il ct albiceleste ingabbiava così Robben non raddoppiandolo o triplicandolo o peggio marcandolo a uomo, ma addensando gli spazi davanti alla freccia oranje che si vedeva così intasata la fascia che di volta in volta assaggiava quanto la tangenziale di Buenos Aires alle 18.30. Non solo: Biglia dall’inizio ha dato manforte a Mascherano nell’impedire a Sneijder di costruire con tranquillità. Insomma, un capolavoro tattico di Sabella. Nel difendere. Poi ci sarebbe quel discorso là del tentare di segnare con un’azione. Il vuoto cosmico. Quindi tra chi era ingabbiato e chi ingabbiava ci si sminuzzava il contenuto scrotale per 120’ oblunghi minuti. Una lunga, infinita puntata di Consorzio Nettuno sulla Legge di Poiseuille. Un aneddoto di Marino Bartoletti lungo 7’200 secondi. Un film Uzbeko in lingua originale guardato in un cinema pieno nel posto di fianco a un petomane. Insomma avete capito. Si andava così ai rigori se non altro per costringere i giocatori a tirare in porta. E qui casca l’asino. Questa volta il popolo oranje non si inginocchiava al Sacro Van Graal che con un pimpulu-pampulu-parimpampum si inventa robe tipo la sostituzione del portiere prima dei penalty. Avendo già fatto le tre sostituzioni consentite, il ct olandese tentava di sostituire comunque Cilessen per perdere la partita a tavolino pur di non lasciare in porta quel babbeo a pedali. Ricondotto alla ragione da Kluivert e Blind, riprendeva le parole crociate che compila abitualmente durante le partite (è incagliato dal ‘92 sullo stesso maledetto 3 orizzontale, cinque lettere, “fa la schiuma ma non è sapone” – cit. per palati fini –). Ma un altro dato faceva sentire puzza di bruciato ai nederlandesi: la tradizione argentina dei portieri scarsi, ma mostruosi sui rigori. L’ultimo portiere dignitoso che si ricordi nella Selecion è Fillol (quello col numero 5, campione nel ’78), da lì in poi sedie con i guanti nei 90 minuti tramutate in uomini ragno ai rigori. Erede della dinastia dei Pumpido, Roa, Bonano, Islas, il “Mono” Burgos, il “Pato”Abbondanzieri (li mortacci sua) e soprattutto Goicoetchea (li stra-mortacci sua), Romero parava due rigori a Vlaar (difensore ottimo dell’Aston Villa) e Sneijder, che tutta via con quel pippone imperiale che si ritrova (Yolante Cabau, forza onanisti scatenatevi su Google) un po’ se lo merita sempre. E dopo tanto dibattere sull’argomento, Cilessen dimostrava finalmente che nella partita prima Van Gaal non era impazzito.

Migliori in campo:

Vlaar (Olanda) voto 8: se Higuain non la vede mai è merito soprattutto suo, oltre che del gioco rinunciatario dell’Argentina. Bravo a uscire su Messi quando ciò non implica lasciare varchi ad altri. Sembra buono anche a impostare. Scoperta.

Romero (Argentina) voto 8: lo ripeto, è scarso. Al punto che la Sampdoria (la Sampdoria, con tutto il rispetto per Da Costa) lo ha scaricato al Monaco dove ha fatto la riserva di Subotic. Tipo che anche Lenticchia di Solletico gli verrebbe preferito. Ma stasera è l’eroe nazionale ed è giusto celebrarlo perché l’Argentina torna in finale dopo ventiquattro anni. E anche perché i rigori arancioni (specie quello di Sneijder) non erano semplici da parare. Re per una notte.

Vincenzo Belli (Rai) voto 9: il regista della partita, al momento della selezione delle immagini salienti per gli high-lights, non avendo nulla di nulla da fare, tirava fuori un mazzo di Dal Negro e sfidava a Briscola l’aiuto regista in un “due e la bella”: secco 2-0 per Belli impreziosito da una strepitosa azione culminata da un asso di spade preso di rapina con uno scartino di Briscola. Impiegato pubblico.

 

Queste semifinali sono state giornate storiche nel senso stretto della parola: l’Argentina ha battuto l’Olanda anche senza Videla e la Germania ha messo in ginocchio una nazione anche senza Hitler.

The times they are changin’.

 

 

E dopo la finale l’ultimo, imperdibile, struggente Rutto Libero con il super Pagellone cumulativo di tutto il Mondiale.

Non mancate…

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