Politica
16 Giugno 2014
Prima dello scioglimento definitivo deciso dalla riforma Delrio

L’ultima volta del Consiglio provinciale

di Redazione | 5 min

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admin-ajax (7)Si riunirà per l’ultima volta alle 14,45 di giovedì 19 giugno il Consiglio provinciale prima dello scioglimento definitivo dell’assemblea, secondo quanto stabilito dalla legge Delrio che ha rimodulato il ruolo e la composizione delle Province.

Ripercorriamo allora a grandi linee un po’ di storia del consiglio dell’ente locale dal dopoguerra a oggi partendo dal 16 giugno 1952 quando, alle 15,45, ha inizio la prima seduta pubblica di insediamento del primo Consiglio provinciale eletto democraticamente dopo lo scioglimento imposto dal fascismo. Scrive Delfina Tromboni nel volume Terra di Provincia (Ferrara, 2003): “Il 1952 costituisce dunque, per la Provincia di Ferrara come istituzione, un vero e proprio spartiacque: esso segna il completato ripristino della democrazia attraverso il ricorso a libere elezioni – dopo l’abolizione delle Province voluta da Mussolini nel 1928 – finalmente a suffragio elettorale universale, sia maschile che femminile”. Prima delle elezioni, dal 1945 al giugno 1952 l’ente – come Deputazione provinciale – fu retta da Ivo Diozzi, designato dal Cln ferrarese, scelta poi ratificata  dalla nomina a firma dell’allora prefetto di Ferrara Renato Hirsch.

Nel giugno 1952, dunque, si dimisero oltre a Diozzi (avvocato centese, cattolico, nato a Cagli nel pesarese l’8 novembre 1886) i membri della Deputazione: Giovanni Maffei (con Diozzi in quota Dc), Ettore Cavallini, Ugo Lugli e Buttini (socialdemocratici. Gli ultimi due entrarono in sostituzione di Autunno Ravà e Giuseppe Borello, nominati nel 1945 per il Partito socialista di unità proletaria), Pietro Balboni e Francesco Bastia (comunisti), Mario Milani e Giovanni Feletti (repubblicani), Donati (liberale) e Alessandro Poltronieri (indipendente).

I 30 consiglieri eletti il 25 maggio 1952, i primi del dopoguerra, furono: Pietro Balboni (Pci), Giuseppe Bardellini (Psi), Tristano Bersanetti (Psi), Gloster Bregola (Psi), Giuseppe Caleffi (Pci), Alfredo Carpeggiani (Psi), eletto fino al 1964 presidente della Provincia, Vincenzo Cavallari (Pci), Nerviano Colombani (Psi), Antonio Dalle Vacche (Pci), Ivo Diozzi (Dc), Giorgio Franceschini (Dc), Romeo Galletti (Pci), Almerino Galletto (Pci), Nives Gessi (Pci), Spero Ghedini (Pci), Renato Giovanetti (Dc), Carlo Lega (Dc), Francesco Loperfido (Pci), Flaviano Malaguti (Psi), Federico Montanari ( Psi), Uber Poletti (Pci), Alfonso Prati (Psdi), Otello Putinati (Pci), Ermanno Rimondi (Pci), Angelo Sgarbi (Pci), Vasco Simonini (Psi), Ernesto Tattoni (Psi), Giuseppe Tortora (Psi), Sergio Venturi (Psdi), Enzo Veronesi (Pli).

Per decenni la sala del Consiglio provinciale è stata l’attuale Sala dei Comuni, oggi inserita nel percorso di visita del Castello. Al tempo degli Estensi era la “Sala della Credenza” e poi “Sala Grande”, luogo nel quale anticamente si tenevano i pranzi ducali. Fu ridisegnata nel 1916 in stile Art Déco. L’ultima seduta dell’assemblea nella Sala dei Comuni fu il 20 febbraio 2004 prima di essere trasferita in quella attuale, inaugurata il 25 ottobre 2004.

I presidenti del consiglio provinciale. Nel 1993, con la legge 81 viene istituita la figura presidente del Consiglio stabilendo che tale ruolo andava introdotto con la prima elezione della Provincia con le nuove regole. La prima legislatura fu quella di Paolo Siconolfi dal 1995 al 1999 (della durata di quattro anni). Rimase in carica Delfina Tromboni (Prc) per qualche mese e poi subentrò Biagia Cobianchi (Pds). Dopo di lei arrivarono Parisina Valeria Bisi (Pdci) dal 1999 al 2004, Filippo Farinelli (Prc) dal 2004 al 2009 e, infine, Leonardo Trombini dal 2009 fino all’ultima seduta del prossimo 18 giugno.

Gli ultimi membri del consiglio. Gli ultimi consiglieri in carica con quella che ormai è la vecchia legislazione sono: Simone Mori, Alessandro Blè, Paolo Calvano, Sergio Guglielmini (capogruppo), Andrea Giacomoni, Cora Talmelli, Anna Maria Quarzi, Alberto Astolfi, Mario Ansaloni, Pierluigi Guerrini, Mario Castelluzzo, Leonardo Trombini, Marcella Cariani, Nicola Minarelli, Giovanni Nardini, Barbara Paron per Pd; Renata Chendi (Prc); Alessandro Rorato e Paolo Matlì nel gruppo misto; Cristiano Di Martino, Paolo Carli, Luciano Tancini 8 (capogruppo), Luigi Corvini per Forza Italia; Giuseppe Magri, Ugo Taddeo (capogruppo) e Antonio Fortini (vicepresidente del Consiglio) per Liberi e Forti; Davide Verri (Per Noi) e, infine, Alan Fabbri, Ornella Iotti e Fabio Bergamini (capogruppo) per la Lega Nord.

I presidenti della Provincia. Nei 62 anni di esistenza delle Province nel dopoguerra a Ferrara si sono succeduti 10 presidenti. Il primo, come già riportato, è stato il socialista Alfredo Carpeggiani, che rimase in carica per ben 12 anni dal 1952 al 1964. A seguito delle elezioni  subentrarono un altro socialista, Flaviano Malaguti, per un periodo molto più breve, due anni dal 1965 al 1967, e Radames Costa (Psi) fino al 1970. Nei successivi 5 anni è stato il turno di Giuliano Domenicali (Psi) e poi dei 10 anni di legislatura di Ugo Marzola (ancora Psi) a cavallo tra anni ’70 e ’80 del Novecento in carica fino al 1985. dal 1985 al 1995 si sono succeduti gli ultimi due presidenti del Partito socialista Carlo Perdomi e Francesco Ruvinetti. Da metà degli anni ’90 e fino all’alba del nuovo millennio è stato invece il turno del Popolare Paolo Siconolfi che nel 1999 ha lasciato il posto a Pier Giorgio Dall’Acqua, in carica per due legislature fino al 2009, anno in cui è stata eletta la prima donna come presidente della Provincia di Ferrara donna, destinata a diventare l’ultima ad essere eletta dai cittadini: Marcella Zappaterra.

La riforma Delrio e le nuove Province. Con la cosiddetta riforma Delrio – pensata per portare a un risparmio di risorse, anche se molto criticata da più parti – le Province non scompariranno del tutto (serve una riforma costituzionale perché ciò accada) ma vengono pesantemente svuotate delle proprie competenze e i loro organi vengono rimodulati. Si trasformano in enti territoriali di area vasta di secondo grado, con a capo un presidente indicato non più dai cittadini tramite libere elezioni ma dai sindaci del territorio e dai consiglieri comunali della provincia. Al suo fianco non ci sarà più la giunta provinciale ma l’assemblea dei sindaci e il nuovo consiglio provinciale  i cui 16 componenti dureranno in carica 2 anni e anche essi saranno eletti non più dalla cittadinanza ma da sindaci e consiglieri dei comuni della provincia tra gli amministratori locali. Tutti i membri del ‘nuovo’ ente territoriale così riformato non riceveranno alcun compenso per l’attività svolta, ad esclusione ovviamente di quello già percepito per l’incarico principale.

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