17 Novembre 2013
Convegno all'Arcispedale Sant'Anna sui rischi dell'esposizione all'asbesto e sulle proposte per il futuro

Amianto, urge piano nazionale contro i rischi

di Redazione | 5 min

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OIl rischio amianto è tutt’altro che scomparso, come dimostra il convegno “Verso un piano nazionale per l’amianto: dal passato al futuro” tenutosi questa mattina all’arcispedale Sant’Anna di Cona. Molti gli esperti che si sono succeduti sul palco per questo incontro promosso dall’Aeac (Associazione Esposti Amianto ed altri Cancerogeni), in collaborazione con Azienda Unità Sanitaria Locale e Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara, Afeva (Associazione Famigliari Vittime Amianto), Aiea (Associazione Italiana Esposti Amianto), Università di Ferrara, Comune di Broni, Anmil onlus, Filctem-Federazione Italiana Lavoratori Chimica e Uil.

Tema centrale del confronto il problema dell’asbesto in riferimento al Piano Nazionale per l’amianto, prodotto dalla conferenza Governativa Amianto tenutasi a novembre 2012 a Venezia e approvato dal Consiglio dei Ministri il 21 marzo 2013. Il Pna, che serve a definire le linee di intervento per un’azione coordinata delle amministrazioni pubbliche al fine di realizzare sul territorio italiano la tutela della salute, dell’ambiente e della prevenzione, si trova attualmente in una fase di stallo. Eppure l’amianto, minerale molto resistente e usato da sempre in edilizia ed altri settori produttivi, è responsabile di milioni di morti in tutto il mondo. Questo perché le fibre di cui è composto, se inalate, causano gravi patologie dell’apparato respiratorio e a carico di altri organi, tra cui fibrosi polmonare, asbestosi e tumori come il mesotelioma. L’Italia è stata fino alla fine degli anni 80 il secondo maggiore produttore europeo prima della legge del 1992 che ne ha bandito la produzione. Ma il problema della bonifica e dello smaltimento è tuttora aperto.

In Italia il Ministero dell’Ambiente, ad oggi, ha censito 34 mila siti contaminati e 380 aree a maggior rischio. Anche Ferrara è una città a rischio, come ricorda nel saluto introduttivo il sindaco Tiziano Tagliani, basti pensare alla rimozione delle 400 tonnellate di amianto nei capannoni del Polo Chimico. Così il primo cittadino presenta le linee guida del Comune sul “corretto approccio ai temi ambientali” come “il coraggio di non nascondere i problemi e la capacità di prendere decisioni senza delegare la responsabilità ad altri”. Tra le decisioni prese, quella di impegnarsi nella fase di bonifica delle aree contaminate senza configurarsi come sito di interesse nazionale “a causa dell’incredibile lentezza della burocrazia”. Un esempio rappresentativo di un Comune considerato sito di interesse nazionale è quello di Broni, paese in provincia di Pavia gemellato con Ferrara e sede della ditta Fibronit. Il sindaco Luigi Paron è venuto a Ferrara per presentare il caso di Fibronit: sono 20 anni che la fabbrica è chiusa e stanno terminando solo adesso i lavori di messa in sicurezza della zona, operazione di bonifica e rimozione e smaltimento degli scarti costituiti da 25mila tonnellate di amianto. Ma le città più critiche rimangono Monfalcone e Casale Monferrato.

Monfalcone è un comune della provincia di Gorizia in Friuli-Venezia Giulia, “una città martoriata dai decessi dovuti all’esposizione all’amianto” come ricordato da Andrea Gardini, direttore Sanitario dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara. La città con il maggior numero di decessi è Casale Monferrato, sede della ditta Eternit, di cui Bruno Pesce, coordinatore Afeva, presenta la storia. Questo città piemontese è diventata simbolo della tragedia delle morti causate da patologie correlate all’amianto. 50 morti l’anno per mesotelioma non solo di ex-dipendenti delle fabbriche Eternit a contatto con l’asbesto ma anche di cittadini comuni per colpa dello “smaltimento selvaggio degli scarti”. Passi in avanti si sono fatti nel 1987 quanto la mesotelioma viene riconosciuta come malattia professionale. Ma il primo passo della battaglia è dato dalla sentenza storica del tribunale di Torino che il 13 febbraio 2012 condanna Louis De Cartier e Stephen Schmidheiny a 18 anni di reclusione per “disastro ambientale doloso permanente” e per “omissione volontaria di cautele antinfortunistiche”. Il caso Eternit è il primo al mondo in cui i vertici aziendali vengono condannati, costituendo un precedente importante che potrebbe dare il via a decine di processi in tutta Europa.

O“I processi di adesso fanno sperare in un futuro di giustizia – conferma Raffaele Guariniello, magistrato della Procura di Torino e titolare dello stesso processo Eternit – ma non in tutta Italia si fanno e se se si fanno sono lenti e cadono in prescrizione”. Per questo “aleggia un senso di impunità e di giustizia negata” che può essere risolto solo aumentando i processi penali. Tra le proposte del magistrato, una ricerca di malati da tumori di origine lavorativa o ambientale per ottenere un risarcimento e per scoprire sedi insospettate di esposizione di elementi cancerogeni. Guariniello aggiunge anche che i rischi ambientali non riguardano solo la fabbrica ma tutta la comunità. Per Fulvio Aurora, segretario nazionale Aiea, c’è già stata una presa di coscienza da parte dei cittadini che ora conoscono i rischi dell’esposizione all’amianto.

Questa presa di posizione però spesso non viene accompagnata dalla sensibilità ma da “atteggiamenti incivili”. A parlare è l’assessore all’Ambiente del Comune di Ferrara Rossella Zadro che presenta il ruolo dell’amministrazione locale in queste circostanze. Tra le criticità viene messo in luce il problema dell’abbandono: “È un fenomeno molto diffuso perché i costi di smaltimento sono elevati – spiega l’assessore – ma il lavoro di monitoraggio continuo per rimozione e bonifica di chi abbandona incivilmente questi rifiuti cancerogeni è comunque a carico dei cittadini”. Inoltre per il 2013 è in corso di aggiudicazione l’appalto per “interventi di monitoraggio”. Per Zadro la parola chiave è “rimuovere”: dal 2004 ad oggi sono stati stanziati 13 milioni di euro per 334 interventi di rimozione. Ma è difficile parlare di rimozione senza pensare alla controversia sul ruolo delle discariche. Una riflessione è stata attuata da Alberto Alberti, presidente Aeac di Ferrara e moderatore dell’incontro, che critica “il partito dei no, di chi dice di no a priori alla costruzione di una discarica senza rendersi conto della sua utilità”.

OTra i presenti figurano anche Alberto Tinarelli, direttore del Distretto Centro Nord, e Giuseppe Turudda, consigliere del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza Inail. Il primo mostra l’importanza del distretto e del lavoro di collaborazione tra quest’ultimo e l’azienda sanitaria per preservare le condizioni di salute dei lavoratori mettendo al centro le malattie professionali. Il secondo mostra la necessità di coinvolgere l’Inail e il dovere del piano nazionale amianto di declinarsi nel piano regionale amianto. Infine tra il pubblico erano presenti numerosi studenti delle scuole medie superiori della città. Tutti i relatori non hanno mancato di ringraziare la loro presenza e il loro coinvolgimento, anche perché in futuro “toccherà a voi giovani occuparvi di tutelare la salute, l’ambiente, la sicurezza del lavoro e la tutela previdenziale”.

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