Politica
13 Novembre 2013
“Avrei voluto vederli intorno a un tavolo, criticano senza guardare la gente negli occhi”

Tagliani si scaglia contro i commentatori anonimi

di Redazione | 3 min

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IMG_20131112_210945Non c’era il pubblico dei grandi eventi, ieri sera alla sala Estense, per la presentazione del Bilancio previsionale 2014 del Comune: non più di 130 persone in una sala che può contenerne – sedute – trecento. Comprensibile, in fondo, visto che si trattava di contenuti già più volte presentati dall’amministrazione agli organi di informazione, dei quali certi lettori – a esser precisi certi commentatori – hanno ricevuto in apertura una rampogna dal sindaco Tagliani. “Ci siamo dovuti reinventare l’essere dipendenti comunali e l’essere amministratori, e avrei voluto vederli intorno a un tavolo con i cittadini quelli che scrivono sui blog, vergognandosi del nome che gli hanno dato il padre e la madre ed esprimendo opinioni senza guardare la gente negli occhi”.

Una ne ha avuta pure per i cronisti, che in questi giorni hanno con molta semplicità diviso la riduzione del gettito Irpef (due milioni) per il numero di contribuenti (91mila), ottenendo un quoziente medio di 22 euro l’anno. “Fate la divisione – ha detto il sindaco –, ma provateci voi a diminuire le tasse!”.

Per il resto, l’assessore Luigi Marattin ha rivendicato l’approvazione del bilancio 2014 entro la fine dell’anno (“mentre viviamo in un paese in cui i preventivi del 2013 possono essere approvati fino al 30 novembre 2013”) e la scelta di non applicare ulteriori imposte sugli immobili diversi dall’abitazione principale. “Il governo si è messo in testa che l’Imu prima casa andava abolita. In un mondo normale avrebbe dato ai Comuni i soldi per compensarla, in uno un po’ meno normale avrebbe introdotto una nuova tassa per compensarla. Manco questa: hanno messo una nuova tassa su tutti, che sulla prima casa è sostitutiva, sul resto aggiuntiva. È ingiusto: negozianti e inquilini avrebbero addirittura pagato una patrimoniale su un immobile non loro”.

Unico intervento critico, alla fine della presentazione, è stato quello di Marzia Marchi (Comitato per l’acqua pubblica), sul tema azioni Hera. “Per ridurre il debito abbiamo venduto un altro pezzo di patrimonio pubblico, che la cittadinanza ha cercato di difendere votando ‘sì’ ai referendum del 2011. Quando vendi è finita, mentre i dividendi avrebbero almeno garantito una rendita. E poi – ha incalzato –: perché vendere adesso, in questo modo, a questo prezzo?”.

Marattin ha innanzitutto negato che la consultazione del 2011 riguardasse precisamente questo tema: un quesito chiedeva di abrogare l’adeguata remunerazione del capitale investito nel determinare la tariffa del servizio idrico, un altro l’obbligo per i comuni di cedere il 40% delle partecipazioni in tutte le ex municipalizzate (lui votò ‘no’ in entrambi). Nel merito ha poi invocato – invero confondendosi un po’ – il detto secondo cui non si può avere botte piena e moglie ubriaca. “O smettiamo di investire o vendiamo qualcosa. Quando arrivi a vendere hai varie possibilità, e scegli in base al costo/opportunità: in Hera siamo passati da una partecipazione del 2,32% a una del 2,01% perché dal punto di vista industriale non ci sembrava un gran problema. È vero che abbiamo rinunciato a 450mila euro l’anno di dividendi, ma coi sette milioni del ricavato abbiamo estinto tre debiti che ci costavano 900mila euro l’anno, uno dei quali sarebbe scaduto nel 2023. Chi ci dice che Hera avrebbe continuato a pagare dividendi per tutti questi anni?”.

Quanto alla scelta dei tempi, “abbiamo venduto proprio ora perché è il momento migliore degli ultimi due anni, e se prima di allora il valore delle azioni era superiore, lo rimaneva per un lasso di tempo insufficiente a permetterci l’operazione”.

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