Economia e Lavoro
7 Ottobre 2013
A Internazionale incontro sull'impresa giovanile e sul futuro del lavoro

Start up, e il “coraggio di rischiare”

di Redazione | 4 min

di Elisa Fornasini

start1Se il lavoro non c’è, bisogna inventarlo: idee brillanti possono diventare start up, basta avere il coraggio di rischiare. È questo il succo dell’incontro del Festival di Internazionale “Inventarsi il lavoro, creare start up. I giovani costruiscono il futuro” svoltosi domenica pomeriggio nell’aula magna di Giurisprudenza (e per la troppa affluenza di pubblico, soprattutto giovani, sono state sfruttate altre due aule in cui si poteva assistere in diretta streaming).

In questo incontro si è cercato di elaborare un metodo “per rispondere alla domanda che più spesso ricorre tra i giovani: io cosa devo fare? Qual è la prospettiva per dare il mio contributo?”, introduce Luca De Biase de Il Sole 24 Ore a cui spettava anche il compito di coordinare l’incontro. “Il metodo che avevamo prima evidentemente non funziona più – continua il giornalista veronese. – Ci vuole un cambiamento per uscire da questa crisi non solo finanziaria ma anche mentale, una specie di crisalide per uscirne migliori”. Allora la domanda diventa più scherzosa: se siamo bruchi come facciamo diventare farfalle?E la risposta rimane sempre la stessa: start up.

Il primo esempio riportato è stato quello del bando “Culturability, fare insieme in cooperativa”, ovvero il bando promosso dalla fondazione Unipolis per la promozione di start up culturali in forma cooperativa. “L’obiettivo era creare occasione di lavoro per i giovani in ambito culturale e creativo” spiega Walter Dondi, direttore e consigliere delegato di Unipolis, nonché dirigente del gruppo Unipol. “In due mesi dall’apertura del bando – continua Dondi – abbiamo ricevuto 824 progetti da parte di 3mila giovani. Dato l’enorme successo dell’iniziativa abbiamo pensato di trovare una possibile risposta: creare una rete di supporto e di accompagnamento su come si costruisce un’impresa. Abbiamo finanziato 10mila euro per 20 nuovi imprese e fornito cultura di impresa tra formazione, strumenti e incubatore aziendale”. Il suo consiglio finale è quello di “mettersi in gioco”.

start2Una tematica a cui si aggrappa anche Kumardev Chatterjee, fondatore e presidente del Forum Europeo Giovani Innovatori, prima fondazione in Europa a occuparsi di innovazione per i giovani lanciando concorsi per giovani imprenditori europei. “Il principio fondatore del forum è la condivisione del rischio: se si ha una buona idea bisogna fare il primo passo assumendosi il rischio” annuncia Chatterjee che ammette successivamente “comunque l’idea non basta, occorre anche il sostegno”. E porta come esempio la creazione dei voucher che verranno messi in atto nei prossimi 3-4 anni e “consentiranno di non fare più i salti mortali per avere gli strumenti per creare una nuova impresa “.

Che qualcosa stia cambiando è il pensiero anche di Marco Zappalorto, development manager del centro premi di incentivo di Nesta, la Fondazione per l’innovazione del Regno Unito. Zappalorto ricorda che Nesta da 15 anni supporta le idee anche grazie ai premi di incentivo e che in generale tutta l’Inghilterra supporta l’imprenditoria giovanile. “Sono 550mila le start up fondante in un anno in Inghilterra che danno lavoro a 8 milioni di persone. Ora anche l’Unione Europea sta capendo che la start up è la direzione giusta da prendere”. Un commento a cui si dimostra vicino De Biase: “Qualcosa sta cambiando anche nel governo italiano. Basta usare il governo come alibi” è la sua dichiarazione prima di passare la parola a Alessandro Fusacchia, consigliere del ministro degli Affari esteri Emma Bonino.

“Siamo un paese pieno di idee che rimangono solo idee perché abbiamo difficoltà a fare impresa” commenta il consigliere che mostra anche le falle del nostro sistema, tra cui “troppe leggi sul lavoro” e “processi burocratici lenti e complicati”. Secondo Fusacchia bisogna puntare sulle start up perché hanno tre caratteristiche positive: generare occupazione e crescita economica, sperimentare all’interno della pubblica amministrazione e creare un fortissimo impatto culturale.

“Il lavoro non solo si cerca ma si può anche creare – afferma – e il nostro messaggio è che stiamo cercando di lavorare sull’ecosistema, di costruisce gli incubatori”. Occupandosi di Affari esteri accenna anche alla questione della cosiddetta fuga dei cervelli: “Se ne stanno andando tutti, non solo i cervelli, ma i giovani fanno bene a fare esperienze fuori dall’Italia, sono i nostri ambasciatori all’estero”.

Una testimonianza di un ragazzo che ce l’ha fatta all’estero, precisamente a Parigi, è poi è tornato in Italia è quella di Antonio Famulari, fondatore di PanPan, un’applicazione che permette di utilizzare Twitter per porre domande ‘geolocalizzate’ in tempo reale a persone che si trovano in una qualunque area geografica. “È difficile passare dall’idea a una start up ma vale la pena correre il rischio” è la dichiarazione finale di chi ce l’ha fatta.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com