Politica
2 Agosto 2013
Il parlamentare ferrarese punta a impegnare il governo verso lo sviluppo con riconversione 'verde' del settore

‘Mozione chimica’ di Bratti alla Camera

di Redazione | 4 min

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petrolchimicoRiqualificazione e reindustrializzazione dei poli chimici favorendo la chimica verde, favorendo la bonifica dei siti di interesse nazionale e favorendo l’insediamento delle Pmi. Sono solo alcuni dei punti contenuti nella mozione sulla chimica presentata alla Camera dall’onorevole Alessandro Bratti (Pd). L’obiettivo, se la mozione dovesse passare, è quello di impegnare il governo a “spingere” sullo specifico settore così da permetterne la più celere ripresa, considerato che proprio la chimica, oltre a rappresentare un comparto produttivo essenziale per il sistema industriale nel nostro Paese, sta conoscendo forse più di altri settori un a forte crisi con sempre più ridotta presenza di investimenti nel campo della ricerca.

Un argomento che, ovviamente, interessa molto da vicino Ferrara, dopo la vertenza Basell e i rischi che ha comportato per l’occupazione al petrolchimico. Bratti ne fa riferimento nella mozione nel citare il quadro strutturale, citando “la ridotta presenza di investimenti in ricerca e innovazione” che ” si concretizza nell’annunciato taglio al Centro Ricerche G.Natta di Ferrara e nella ridefinizione del cracker di Marghera”. “Il piano Versalis sui territori da essa presidiati (Sicilia, Mantova, Ravenna, Ferrara) – continua il testo della mozione – si inserisce in questo quadro strutturale, reso più urgente dalle novità che nel settore della chimica, dei materiali plastici e delle specialties, si stanno orientando le attenzioni e la ricerca dei grandi gruppi europei, che non rinunciano alla petrolchimica e contemporaneamente guardano ai possibili terreni competitivi dei prossimi anni”.

Fra gli elementi che incidono sulla contrazione della chimica di base in Italia (con corrispondente maggiore vitalità della piccole e media industria), oltra alla grande dimensione  figura il costo dell’energia, tra i più alti d’Europa. Secondo Bratti, l’industria chimica italiana, che sta operando importanti processi di riconversione di impianti industriali non competitivi, in bioraffinerie dedicate alla produzione di chemicals da fonti rinnovabili, “può creare le condizioni per ricadute positive a livello di occupazione, dell’ambiente, della redditività dei prodotti e dell’integrazione con la chimica tradizionale, dando nuove opportunità anche a settori maturi dell’economia”. Una delle maggiori preoccupazioni deriva poi dalle materie plastiche, dato che il mercato italiano ne consuma annualmente circa 7 milioni di tonnellate a fronte di una produzione di 3 milioni di tonnellate. “Se a ciò aggiungiamo la grave crisi dei produttori di materie plastiche – spiega Bratti – si comprende come tutto ciò rischia di compromettere il lavoro non di 10 mila, bensì di più di 600 mila persone”.

La nota positiva sarebe invece rappresentata dalla ‘chimiica verde’ e dalla bioeconomia, con particolare riguardo ai vantaggi e al potenziale per l’Italia della conversione di siti non competitivi in bioraffinerie integrate nel territorio, funzionali alla produzione delle cosiddette bioplastiche e di altri prodotti ad alto valore aggiunto quali gli intermedi chimici bio, i biolubrificanti etc. Bratti cita una serie di esempi positivi e arriva a conlcudere che la chimica verde “va fortemente sostenuta, ma non può essere considerata sostitutiva della chimica tradizionale”, in quanto “la chimica verde, e con essa tutta la ricerca, rappresenta comunque un investimento per il futuro nel medio e lungo termine”.

Per questo motivo con la mozione l’intenzione di Bratti e di impegnare il governo in questa direzione, attraverso l’avvio di una politica industriale finalizzata a riqualificare e reindustrializzare i poli chimici concordando i percorsi con le amministrazioni locali e regionali dando come priorità la bonifica dei siti contaminati, ma anche mettendo in campo strumenti di sostegno per la tenuta della chimica nazionale, e promuovendo l’avvio di processi di reindustrializzazione e sviluppo in una logica di filiera e nei settori della chimica fine, delle specialità e della chimica verde, avviando tal fine iniziative per favorire i rapporti tra grandi imprese e Pmi. Nella ‘ricetta’ rientra anche l’impegno a sviluppare una nuova politica di sostegno all’innovazione che favorisca le aggregazioni tra piccole e medie imprese, a ridurre il differenziale del costo dell’energia con gli altri Paesi concorrenti, ad accellerare le bonifiche dei siti chimici di interesse nazionale promuovendo la rivisitazione dei processi produttivi in chiave di sostenibilità ambientale, e favorendo l’insediamento all’interno di tali siti (o nelle loro immediate vicinanze) di piccole e medie aziende. Una manovra che andrebbe poi accompagnata con la semplificazione delle procedure burocratiche e con una battaglia in sede europea per ointerventi a sostegno di imprese e poli chimici, sviluppando nello stesso tempo una politica nazionale a sostegno della bioeconomia.

Fra le proposte di Bratti che la Camera sarà chiamata a discutere anche l’attivazione di “un tavolo di alto livello tra stakeholders chiave sul tema chimica verde, mutuando il Panel di Alto Livello sulla Bioeconomia da poco lanciato dalla Commissione Europea, coinvolgendo i diversi Ministeri competenti per assistere il Governo all’elaborazione di una strategia nazionale sulla bioeconomia”.

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