Cronaca
1 Luglio 2013
Istituzioni, commercianti e associazioni criticano le parole del vescovo: "Chiudere la piazza farebbe morire il centro"

Le reazioni del ‘postribolo’

di Redazione | 4 min

vesc1di Daniele Oppo

Non tardano ad arrivare le reazioni alle dichiarazioni del vescovo Luigi Negri, che aveva definito le serate studentesche in piazza “un postribolo a cielo aperto” (leggi) con accuse alle “generazioni adulte” e alle istituzioni che “consentono a centinaia o migliaia di giovani di bruciare la loro vita, quasi tutte le notti, in enormi sbronze di alcol e droga. Stanno a vedere e, al massimo, intervengono per ridurre le conseguenze negative sul piano dell’estetica della piazza o della vita della città”.

Una forte presa di distanza arriva dalla presidente della Provincia, che fa notare come “stiamo facendo ogni sforzo per evitare che Ferrara muoia. Cacciare i giovani dal centro storico – continua Marcella Zappaterra – con la pretesa di “educarli” non mi pare una soluzione. Né per la città né per la crescita dei giovani con i quali la sfida sui comportamenti è innanzitutto culturale”.

Sul tema entra anche il deputato del Pd Alessandro Bratti, che si dice “sconcertato”, “sia per questo giudizio sui giovani (il postribolo?) che per come si è espresso sul terremoto. Mentre si sta discutendo di rinnovare, di ricambio di gruppi dirigenti di aprire la città, arriva in netta controtendenza all’immagine di Papa Francesco una sorta di invettiva restauratrice che ricorda tempi remoti”.

Sempre all’interno del Pd prende posizione anche Paolo Calvano, che giudica “Ferrara una bella e giovane signora, una città per bene, non certamente un postribolo. Siamo riusciti a renderla, anche attraverso la nostra Università e i nostri giovani, una città di incontro e confronto. E faremo di tutto per conservarne bellezza e vivacità”.

Più ‘istituzionali’, ma decise, le repliche dell’amministrazione comunale, con il vicesindaco nonché assessore alle politiche giovanili Massimo Maisto non apprezza i termini usati da monsignor Negri: “Il termine postribolo (che rimanda alla postituzione, ndr) è assolutamente fuori luogo”, afferma, “è vero, esiste per una minoranza problema di abuso, che noi abbiamo affrontato e continueremo ad affrontare e gli stessi commercianti hanno capito che il divertimento non deve degenerare in altro, ma non bisogna mai generalizzare. Per questo non sono d’accordo con le affermazioni del vescovo”, conclude Maisto, “anche perché il fatto che il centro storico sia frequentato dai giovani è una cosa positiva. Ferrara è una città ricca di cultura, con l’Università e tanti giovani, una città deserta sarebbe peggio”.

Anche Deanna Marescotti, assessore comunale alle attività produttive e al commercio, interviene per commentare le dichiarazioni del prelato, a partire dall’utilizzo del termine postribolo, “parola che non avrei mai usato” poi finire in un commento più generale: “i titoli eclatanti non sono mai stati la mia passione, ci sono luoghi di incontro e confronto, diversi dalla stampa, nei quali costruire nuovi punti di riferimento per le giovani generazioni, ma senza la logica degli steccati e delle separazioni”, afferma l’assessore. “Da un lato c’è sicuramente un problema, che va oltre la piazza a arriva anche dentro le case e nelle famiglie, di abuso di sostanze da parte di persone giovane e non”, continua la Marescotti, “è un problema sociale e sanitario che è stato affrontato e che continua ad esserlo anche insieme alle forze dell’ordine con la guida della Prefettura e della Questura. Ma quest’aspetto non può essere confuso con quello del divertimento”.

Non mancano le opinioni degli esercenti che hanno le loro attività in via Adelardi, i cui locali sono affittati proprio dalla Curia: “anche noi siamo un po’estranei alle critiche in quanto siamo un ristorante e non un locale in cui si vendono alcolici”, afferma Leonardo Palazzo, dipendente dell’Osteria degli Adelardi, “il nostro giudizio in merito alle affermazioni del vescovo è di contrarietà, chiudere la piazza significherebbe non dare più lavoro ai colleghi esercenti e ci dispiacerebbe”. Filippo Caselli, collaboratore dell’osteria Due Gobbi, i cui locali sono anch’essi concessi in affitto dalla curia, rifiuta l’idea di attribuire responsabilità ai bar: “noi non ci sentiamo responsabili, se ci sono problemi basterebbe che la polizia facesse le multe a chi sbaglia, anche agli esercenti se è il caso”. Un conto è il divertimento, altro conto è il vandalismo, insomma, e per quello c’è un codice penale e delle forze dell’ordine in grado di far rispettare la convivenza civile. Caelli chiede anche che il divieto di vendita degli alcolici nei contenitori di vetro “valga anche per i mini market e non solo per noi”, respingendo infine l’idea di una piazza chiusa al divertimento, “chiuderla farebbe morire il centro e porterebbe la vera delinquenza, quella che c’è nelle zone non battute e non vissute”.

Rua, associazione degli studenti universitari, tramite Daniele Branca, ritiene “incomprensibile una dichiarazione di questo genere, dimostra che il vescovo non abbia idea di quello che fanno gli studenti. Per la grande maggioranza si tratta di ragazzi che hanno comportamenti civili e decorosi, bersi una birra è un modo di stare insieme. Chiudere la piazza poi sarebbe assurdo anche solo in linea di principio”.

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