Politica
28 Marzo 2013
E Franco Maccari del Coisp chiede le dimissioni del ministro Cancellieri

Aldrovandi, Salatto prima chiede scusa e poi querela

di Redazione | 3 min

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Due ferraresi, una donna di 46 anni e un uomo di 55 anni, rispettivamente amministratore di diritto e di fatto di una società fallita con sede nell'Alto Ferrarese, sono stati condannati a 6 anni e 4 anni e 4 mesi dal tribunale di Ferrara con l'accusa di bancarotta fiscale

SalattoC’è chi chiede scusa e chi invece rincara la dose. Il giorno dopo i fatti di Piazza Savonarola l’europarlametare del Ppe che ha invitato Tagliani ad andarsene, Potito Salatto si rivolge a Patrizia Moretti per “chiedere scusa per quanto accaduto a Ferrara. A lei va la mia piena e totale solidarietà”. Ma ci sono dei ‘però’: “devo aggiungere che si è trattato di un brutto equivoco, che anche la sua posizione e il suo dolore sono stati purtroppo strumentalizzati. Le sono arrivate comunicazioni non veritiere sul significato del sit-in promosso dal Coisp, che non era in alcun modo riconducibile alla sua presenza negli uffici del comune. I manifestanti erano lì per chiedere gli arresti domiciliari dei condannati, non per attaccare lei”.

“La responsabilità dell’increscioso episodio” vengono fatte ricadere da Salatto sul sindaco di Ferrara “che sapeva dell’iniziativa del Coisp e aveva concesso in un primo momento l’opportunità’ di manifestare. Solo in un secondo momento ha comunicato a tutti noi che su quella piazza affacciava la finestra dell’ufficio della signora Aldrovandi e che quindi tutto ciò veniva inteso come una contestazione alla stessa. Un disegno questo supportato da alcuni organi di informazione locali vicini al sindaco per trarne vantaggi strumentali e demagogici. Se ho taciuto fino a ora è stato per evitare di alimentare le polemiche. Ma a questo punto devo fare di tutto per difendere la mia onorabilità ingiustamente e proditoriamente messa in discussione”.

L’europarlamentare anticipa anche di aver dato mandato ai suoi legali di procedere nei confronti di “quanti artificiosamente hanno creato le condizioni per far passare l’episodio come una contestazione nei confronti della signora Aldrovandi. Ho sempre espresso, non certo da oggi, la mia massima solidarietà e il massimo affetto nei suoi confronti per il gravissimo lutto che l’ha colpita. Mi auguro che la si smetta di utilizzare il suo dolore in modo strumentale perché merita soltanto rispetto”.

Quanto al Coisp, invece, il segretario generale rispedisce “ai vari mittenti tutte le accuse ingiuste, infondate e strumentali rivolte ieri a gente che svolge il proprio lavoro e tiene fede al proprio ruolo”. Franco Maccari si dice “profondamente colpito dalla superficialità dei tanti che hanno emesso spietati giudizi senza avere la più pallida idea di come fossero andate veramente le cose. Prima fra tutti il ministro Annamaria Cancellieri”. Alla titolare del Viminale Maccari non la manda a dire: “ha parlato a sproposito di offese a una famiglia e una madre che noi rispettiamo totalmente, e di mancato rispetto di sentenze e di Istituzioni, che non ci è mai appartenuto. È ora che vada a casa”.
“Oggi – continua il rappresentante del sindacato di Polizia – si grida allo scandalo e si dà addosso al Coisp, perché abbiamo fatto notare che i colleghi condannati per colpa e solo per colpa non dovrebbero stare in carcere considerato che è la stessa legge a stabilirlo; perché abbiamo osato dire le cose come stanno, che non si riesce a occuparsi seriamente di creare le migliori condizioni perché drammi come quello di Ferrara non si ripetano; perché abbiamo reagito all’unico irresponsabile risultato di tanta sofferenza: bollare gli appartenenti alle forze dell’ordine come potenziali torturatori, da marchiare come bestie perché non sono in grado di svolgere il proprio lavoro”.
La verità per Maccari è che il Coisp si trova dio fronte a “una politica ipocrita”, “tecnici superficiali e voltagabbana”, e “sindacati che se ne restano accuratamente e vergognosamente al riparo da discussioni difficili e scomode non fanno che aggravare lo stato di migliaia di uomini e donne che non hanno microfoni a cui parlare”.

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