Cronaca
19 Marzo 2013
"Ossigeno per l'Informazione" apre una riflessione sulla scelta di Estense.com di usare ancora l'immagine del cadavere di Federico

La foto di Aldrovandi: “Pubblicarla era necessario”

di Redazione | 3 min

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patrizia moretti 2“Ossigeno per l’Informazione”, l’osservatorio sui giornalisti minacciati in Italia promosso da Fnsi e Ordine dei Giornalisti, torna sulla polemica tra il sindacato di polizia Coisp ed Estense.com in merito all’opportunità di pubblicare la foto di Federico Aldrovandi senza vita, che il nostro quotidiano aveva scelto di mostrare a corredo di un editoriale (vai all’articolo) che criticava un volantino Coisp nel quale Federico Aldrovandi veniva definito un ‘drogofilo’.

L’articolo di “Ossigeno per l’Informazione”, a firma di Matteo Finco (www.ossigenoinformazione.it), parte dalla stessa domanda che ha suscitato discussioni: è giusto ripubblicare dopo sette anni la foto del cadavere di Federico? E’ una riflessione, quella che ha voluto avviare ‘Ossigeno’, attraverso alcune interviste e dichiarazioni. A partire da quella dell’inviato di ‘Liberazione’ a Ferrara, Checchino Antonini, che racconta di come la decisione di pubblicare quella foto all’epoca fu “rapida, istintiva”, con l’obiettivo di “scuotere l’opinione pubblica (ed anche i miei colleghi giornalisti) che non si rendevano conto di ciò che era effettivamente accaduto”. Scelta condivisa dalla stessa madre di Federico, Patrizia Moretti, per la quale “è stato giusto pubblicare quella foto ed è giusto ripubblicarla ogni volta che qualcuno rimette in discussione una verità ormai accertata anche sul piano giudiziario”.

Una foto che, come ricorda Matteo Finco nel suo articolo, fu importante all’epoca per far luce su una verità nascosta, ma che in seguito i giornalisti non usarono più, fino alla decisione del direttore del nostro quotidiano, Marco Zavagli, di affiancarla al suo editoriale del 3 marzo scorso. A difenderlo in un suo intervento è stato tre giorni dopo il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, che aveva però invitato i giornalisti a cancellare dagli archivi quella foto. Un richiamo indiretto alle norme deontologiche – come sottolinea Finco – e, in particolare, alla Carta dei Doveri dei giornalisti, dove la pubblicazione di foto di questo genere viene vietata salvo che non sussistano “preminenti motivi di interesse sociale”. E’ lo stesso Zavagli a ‘Ossigeno’ a spiegare le ragioni di tale scelta: “C’è ancora chi vuol far passare quella tragedia come un incidente, cancellando di fatto sette anni di ricerca di verità e giustizia. Contro un’operazione del genere ho ritenuto che servisse a sua volta ripartire da lì, da quella foto per ricordare che quella morte è un omicidio colposo, non un incidente”. Scelta difesa da Patrizia Moretti, che ha dichiarato a “Ossigeno” di ritenere necessario anche ora pubblicare quell’immagine: “Basta guardare alcuni commenti, pieni di menzogne, postati all’articolo di Zavagli. Commenti del genere vanno avanti da otto anni. Chi li fa in realtà conosce sia la foto sia le sentenze del tribunale in tutti i gradi di giudizio, ma continua a sostenere una versione diversa, in cui Federico viene descritto come un ‘tossico’, un ‘matto’. L’unica soluzione perciò è stata pubblicare ancora la foto, perché essa, da sola, racconta tutto ciò che è successo. È estrema, ma mette in luce la verità”.

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