Copparo
17 Gennaio 2013
Al De Micheli i misteri degli accordi tra Stato e mafia a inizio anni '90

Il magistrato Ayala e le “troppe coincidenze”

di Redazione | 2 min

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AyalaCopparo. “Voglio verificare se c’è ancora una possibilità per la giustizia”. Questa frase di Durrenmatt è il punto di partenza dello spettacolo che, in occasione della rassegna “Il Paese Civile”, ospiterà giovedì 24 gennaio, alle ore 21,  il magistrato Giuseppe Ayala.

Una verifica che, secondo gli organizzatori, muove da un dato concreto e irrinunciabile: “non possiamo accettare – spiegano – che la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino resti impunita. Che la loro morte per mano assassina, diventi l’ennesimo mistero che si aggiunge alla collezione di misteri di cui si compone la storia civile italiana, da Salvatore Giuliano a oggi. Vogliamo provare a ricucire i pezzi di una trama a brandelli, per ricostruire insieme a voi una storia costellata di deviazioni e menzogne”.

La convinzione degli organizzatori è che tutta la storia italiana antica e moderna sia cosparsa di crimini che non hanno ricevuto alcuna risposta dalla giustizia. “Un pensiero di Camus dice che “se l’uomo fallisce nel conciliare giustizia e libertà, fallisce in tutto”. Le stragi del 23 maggio e 19 luglio 1992 sono state volute dalla mafia in accordo con pezzi dello Stato, su questo non ci sono più dubbi. Per quanto terribile possa apparire, questa è la verità emersa dalle indagini. Ripercorrendo le circostanze in cui avvennero quei fatti criminosi, e elencando le manipolazioni cui si prestarono certi testi, si sgomitola davanti ai nostri occhi la storia italiana di questi anni, una storia cui la giustizia non ha ancora potuto far corrispondere una mappa completa dei colpevoli e dei mandanti. Solo se lo Stato si vorrà fare carico sino in fondo della ricerca della verità su questa vicenda, costi quel che costi, sarà possibile preservare il senso della giustizia nel nostro Paese”.

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