Economia e Lavoro
11 Dicembre 2012
La pubblicazione del Cds mette in risalto nel dettaglio le difficoltà dei vari settori per la crisi e per il terremoto

L’Annuario socio economico conferma: “Situazione critica”

di Redazione | 7 min

Venerdì 14 dicembre alle ore 17.15 presso la sede di via Gulinelli 11, il Cds presenterà la 26^ edizione dell’Annuario socio economico ferrarese. Nel corso dell’iniziativa, dialogheranno sul tema “E’ tempo di ricostruzione. Competenze, lavoro e welfare” il direttore politiche attive per il lavoro di Obiettivo Lavoro Spa, Maurizio Mirri, il direttore operativo del Pastificio Ghigi, Enrico Sitaro, ed Emidia Vagnoni del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara.

Come nelle precedenti edizioni, l’Annuario 2013 pone in primo piano il contributo del Cds su economia e società nella provincia di Ferrara.

Con la lunga crisi economica in corso e con il terremoto del maggio 2012, la situazione ferrarese appare più critica rispetto ad altre province della nostra Regione con: aumento della disoccupazione (gli iscritti al 30 settembre scorso, ai Centri per l’Impiego in cerca di lavoro, erano oltre 33.000); crisi aziendali e forte ricorso all’utilizzo degli ammortizzatori sociali (oltre 6 milioni di ore di Cig in provincia di Ferrara nei primi 9 mesi del 2012, con un incremento del 10% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno); calo del potere d’acquisto da parte delle famiglie; drastico calo dei prestiti bancari a famiglie e imprese; scivolamento verso in basso della classe media; blocco dell’”ascensore sociale” (possibilità dei giovani di accedere ad una condizione superiore rispetto alla propria famiglia d’origine); aumento delle vecchie e nuove povertà (crescono, rispetto agli anni precedenti, gli adulti 19-64 anni in carico ai servizi sociali in provincia di Ferrara: in ottobre 2012 erano 1.464).

A fronte della ricaduta sulla sanità ferrarese dei “tagli” apportati dalla Legge 135/2012 (stimati in oltre 4.760.000 di euro che, sommati a quelli a carico dell’Azienda Ospedaliera, raggiungono i 6.488.000 di euro, pari al 9,7% dell’intera quota sanitaria regionale) è necessario ripensare ad un nuovo modello di welfare – in questo contesto in cui le risorse sono sempre più scarse – in direzione del rafforzamento del rapporto tra pubblico, privato sociale e privato profit nella promozione e gestione dei servizi di welfare. Questi ed altri aspetti dei servizi socio-sanitari locali sono approfonditi nella sezione “Monografia” dell’Annuario 2013.

L’Annuario in pillole

Agricoltura. Il sistema economico-produttivo del settore agricolo è stato destabilizzato, nell’annata agraria 2011/2012 da una serie di criticità che hanno messo in seria difficoltà le imprese agricole ferraresi. La scarsità di precipitazioni, iniziata nell’inverno 2011 e proseguita nell’estate, ha provocato una contrazione della quantità e qualità dei prodotti. Cereali, come frumento tenero e duro, hanno avuto, in generale, performance insoddisfacenti, pur se con buoni prezzi. Peggio è andata per mais, soia e orzo che hanno sofferto della fase più acuta della siccità estiva che ha provocato cali produttivi ingenti. Prezzi e produzioni in calo per riso e pomodori.

Edilizia e mercato immobiliare. Nessun segnale positivo (anzi!) per il settore dell’edilizia e il mercato immobiliare ferrarese. Eppure i prezzi delle abitazioni in città stentano a calare così come gli affitti. Nel ferrarese c’è un clima di stasi e attesa condizionato pesantemente dalla situazione economico-occupazionale che stanno vivendo le famiglie: l’alto numero di ore di cassa-integrazione, lo spettro della perdita dei posti di lavoro, un mercato del lavoro con molti “precari”, soprattutto giovani, con contratti a tempo determinato ai quali si alternano fasi di non lavoro.

Mercato del lavoro. Il mercato del lavoro ferrarese si caratterizza sempre più per la transitorietà (lunghi flussi temporali di persone che passano da un lavoro ad un altro senza una stabilizzazione che crea effetti negativi sia a livello individuale che a livello collettivo), una modalità introdotta dai contratti flessibili, sul finire degli anni ’90, con lo scopo di sbloccare gli ingressi al mercato ma che, a lungo andare, ha evidenziato le palesi rigidità strutturali del mercato stesso, cronicizzando la condizione di diverse generazioni o target di lavoratori e lavoratrici, identificati con il termine precari.

Artigianato. Nel lungo tunnel della crisi, i problemi incontrati dalle piccole imprese – tipologia ampiamente rappresentata sul territorio ferrarese – sono sostanzialmente i medesimi per tutte: esagerata pressione fiscale, difficoltà di accesso al credito, ritardi nella riscossione dei pagamenti, burocrazia eccessiva e cavillosa, percezione di una politica distante dalla realtà e conseguenti incertezza e sfiducia nel futuro da parte degli imprenditori. A ciò si aggiungono gli effetti del terremoto, diretti ed indiretti, che una gestione burocratica lenta e a tratti apparentemente assurda non sta contribuendo di certo a mitigare.

Industria. Nessuno è stato risparmiato: basta un solo anello spezzato per rompere la catena e il terremoto dello scorso maggio di anelli ne ha rotti tanti. Occorrerà ancora tempo per poterne stimare gli effetti sull’intero tessuto industriale ferrarese, sistema già pesantemente provato da cinque anni di crisi economica. Tutti gli indicatori dell’industria locale, relativi al primo semestre dell’anno, risultano infatti negativi rispetto allo stesso periodo del 2011: produzione -1,2%, fatturato -1,5%, occupazione -1,4%. Le uniche eccezioni riguardano il comparto chimico, che registra risultati positivi, e l’export in generale, “boccata d’ossigeno” per le aziende in grado di gestirlo. Nel settore manifatturiero complessivo, però, le previsioni a breve termine non sono purtroppo incoraggianti.

Istruzione. Continua il trend evidenziato lo scorso anno che vede un aumento dei frequentanti degli istituti tecnici e professionali della provincia di Ferrara, seppur ridotto rispetto all’anno precedente. Se le iscrizioni ai licei risultano stabili, pur con ampie differenze all’interno dei macro-indirizzi, le iscrizioni agli Istituti tecnici aumentano sensibilmente , mentre diminuiscono gli studenti e le famiglie che, rispetto all’anno precedente, scelgono le scuole professionali.

Università. Pur in un periodo di crisi economica generale e di difficoltà oggettive per il territorio ferrarese, la nostra Università si connota tra le più innovative a livello regionale e nazionale sul fronte dei percorsi di inserimento lavorativo per i laureandi e per i neolaureati. E nonostante il calo generale di immatricolati all’Università, dovuto in gran parte agli effetti demografici, l’Ateneo di Ferrara, risulta essere uno dei più “virtuosi” tra il panorama italiano con una eccellenza: l’alternanza scuola-lavoro. La capacità del mondo della formazione e del mondo produttivo di interagire per innovare il percorso di transizione dei giovani verso il mondo del lavoro costituisce un elemento fondamentale di sviluppo economico e di equilibrio sociale per il territorio, ma si propone anche come strumento per la diffusione della cultura dell’integrazione e della collaborazione istituzionale. In tema di transizione studio-lavoro, l’Annuario 2013 affronta, tra l’altro, il caso del “sistema ITS” attuato dalla Fondazione di Ferrara.

Immigrazione. L’aumento delle presenze straniere in provincia di Ferrara, dopo anni di crescita molto sostenuta, evidenzia chiari segni di rallentamento. Le scelte governative sugli ingressi e, soprattutto, l’incidenza dell’attuale crisi economica stanno limitando particolarmente i nuovi arrivi di cittadini non comunitari.

Ambiente. Arpa fornisce un interessante quadro sulla qualità dell’aria che respiriamo a Ferrara, mettendo in risalto – tra l’altro – come, oltre agli impatti derivanti dal traffico, dalle attività e dai consumi locali, inquinanti della “nostra” atmosfera provengano addirittura dagli impianti d’oltralpe. Altri importanti contributi alla conoscenza della qualità ambientale del Ferrarese sono forniti dalle ricerche (i cui risultati sono qui raccolti e sintetizzati da Cds) di Legambiente e di Forum PA; nonché dagli interventi di esperti e tecnici qualificati sui temi dell’energia, delle bonifiche ambientali, della green economy.

In primo piano. Monografia Il welfare sociale e sanitario in provincia di Ferrara. La popolazione ferrarese negli ultimi 60 anni è diminuita di oltre 60.500 unità. Il progressivo calo della popolazione indicato dai censimenti dal 1951 (420.557 abitanti) in poi, ha il picco più basso nel 1991 con 348.092 unità per risalire di 10mila unità nel 2001 e arrivare al primo gennaio 2011 a 359.994 unità. Una popolazione che al censimento del 1951 riempiva ancora le campagne e che, con il progressivo crescere dell’industria, sposta gli abitanti nei centri principali. Pur in presenza di un aumento della popolazione dovuto in questi anni a una sia pur debole crescita della natalità presso le donne ferraresi e un forte contributo delle donne immigrate, la provincia di Ferrara ha il più basso indice di natalità della Regione Emilia-Romagna (7,8%, contro la media regionale del 9,4%) e l’indice di vecchiaia tra i più alti d’Europa (231% contro la media dell’Emilia-Romagna di 167% e la media dell’Italia di 144%). Il numero medio di componenti per famiglia, passa da 3,3 del 1971 a 2,2 nel 2011 (pur rimanendo nella media regionale); quanto alle famiglie unipersonali, se il primato spetta alla provincia di Bologna con il 31%, Ferrara si posiziona a metà classifica con il 25,7% (sotto la media regionale che è di 27,7%). A fronte dei “tagli lineari” alla sanità e ai comuni, la rete dei servizi è rimasta pressoché la stessa per lungo tempo. Ora ci si deve confrontare con una nuova realtà che esige un superamento delle tradizionali posizioni (“o pubblico o privato”), perché il problema può essere così formulato: quali servizi possiamo permetterci? Quale modello costruire?

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