Attualità
10 Ottobre 2012

Universicommedia

di Redazione | 10 min

Un titolo assolutamente singolare come avrete notato, che riporta nell’immaginario collettivo il viaggio di Dante assieme al suo amico d’avventure Virgilio. Ma non andremo all’interno dei gironi infernali . . . peggio!, in quelli delle varie facoltà dell’Università di Ferrara, dove si annidano specie e categorie diverse a seconda dei differenti dipartimenti.

Un tempo le Colonne d’Ercole rappresentavano i confini del mondo fino ad allora conosciuto e, secondo le antiche credenze popolari, oltre le stesse vi sarebbero sorti pericoli e strani animali d’ogni tipo… pensandoci bene non avevano tutti i torti.

Alla fine di Corso d’ Ercole d’Este, tenendo alle spalle il Castello Estense, oltre alla Certosa monumentale troviamo un luogo mistico ed irreale: la facoltà di Giurisprudenza. La dimora si presenta con la nobile struttura di famiglie facoltose dell’epoca: cortili interni, travi a vista ed affreschi. L’aria che si respira all’interno è molto pesante, s’avverte infatti il peso di tomi giuridici extralarge e glosse maniacali sulla propria testa. L’immagine che mi viene subito in mente è quella di un giudice con sembianze demoniache con occhi di bragia posto appena sopra il portale d’ingresso che, con voce grossa, continua a ripetere parole malvagie come “ignorantia juris non excusat!”.

Dopo il mea culpa fatto in portineria, di fianco abbiamo la prima aula dove voci ululanti di corridoio narrano che proprio in quella buia e fredda stanza, fu impiccato un uomo in epoca medioevale: la terrificante AULA 1, nota sede di massacri in fase d’esame.

Lateralmente si snodano più cunicoli ed una scalinata ci consente di raggiungere l’Aula Magna ma, nel mezzo del cammino di nostra vita, potremmo imbatterci in esseri molto particolari: i docenti.

Papillon a pois giallo spento, gilet amaranto, pantaloni verdone felpati e a scacchi, colori sempre scuri, impermeabili lunghi e cappelli da sparviero, occhiali da sole sempre indossati anche senza un filo di luce, barbe e baffi da gladiatori romani o da zar russi,  abiti matrimoniali per uomini e gonne sessantottine per giovani assistenti del movimento proletario e ancora, breviari rosso vivo con l’effige della falce e del martello.

C’è chi saluta con un semplice cenno del capo e chi spreca per te, vile ignorante con timore reverenziale, un sorriso sprezzante del tipo “bello, ne hai ancora di strada da fare per guardarmi in volto”. Poi c’è anche chi discute animatamente con il proprio amico immaginario di fatti accaduti in chissà quale epoca, rivolgendosi nel migliore delle ipotesi ad una colonna e chi, per chiederti informazioni sull’ uso delle semplicissime macchinette del caffè, pone domande articolate come questa – “per cortesia, la invito ad illustrarmi la procedura esatta per l’erogazione dei servizi di questi macchinari inventati pressoché tra la fine degli anni 90 e inizi 2000” oppure –“gentilmente sa a quale ente potrei rivolgermi o esporre denuncia per il malfunzionamento di tale macchinario? Temo che la bocca elettronica mi abbia privato di un mio diritto  pagato anticipatamente. Una fattispecie che ritengo bizzarra, non trova?”-  e così via verso follie d’ogni sorta.

La vita infatti in questi cunicoli è più difficile di quanto si pensi e, se un meccanismo o un concetto è troppo semplice, si fa di tutto per renderlo più complicato.

Scendendo gerarchicamente troviamo gli studenti, che si dividono in giuristi di ultimo livello, giuristi di prima scelta e matricole.

Quelli di ultimo livello di solito non si vedono, spesso sono rintanati ai piani superiori in antiche soffitte definite “piccionaie” dove, sottovoce come durante le riunioni della carboneria del Risorgimento italiano, discutono circa i mali che affliggono il mondo e la società, tentando di porre rimedio con numeri di sentenze che si sparano come al tiro al piattello, prendendo nel migliore delle ipotesi qualche quaglia durante le battute di caccia. Non parliamo di donne ovviamente… eheheh …. quelli son piaceri futili che arricchiscono il sollazzo dei mortali. Gli ultimi di livello hanno di solito un rapporto amichevole con il docente che li apprezza e li invita a partecipare alla stesura di eventuali emendamenti da proporre al Parlamento o a correggere disegni di legge scaricati dal web in fase di approvazione. Qui qualsiasi legamento con la realtà di tutti i giorni come il fare la spesa, andare a pagare le bollette, cercare un lavoretto come barista o cameriere, pensare di bersi una birretta in compagnia, far pipì, fallisce miseramente in pensieri da triste e difettato umano.
Le librerie costituiscono le loro armerie dove poter fare il pieno di munizioni per poi sputare a raffica proiettili nel momento di un confronto con uno di rango inferiore. Enrico Brignano e Checco Zalone non sono mai riusciti a strappargli un sorriso, ciò che li fa divaricare le labbra mostrando nel migliore delle ipotesi i denti, sono le “corbellerie” pronunciate da politici, oppure manovre sbagliate dei governi di tutto il mondo: affermazioni come Merkel culona, Prodi mortadella suscita in loro solo sdegno e sentimenti  riprovevoli nei confronti della massa.  Ovviamente la moda per questi personaggi singolari è segno distintivo: riga di lato, occhiali, polo o camicia, colori preferibilmente chiari e poco vivi, pantaloni di velluto a coste larghe, scarpe nere o polacchette da catechista… di solito son sempre maschi.

Secondi in scala gerarchica trovano spazio i giuristi di primo livello che si sentono già nella condizione di mantenere un certo distacco con la matricola plebea. Più sfrontati dei saggi dei piani alti descritti in precedenza, di solito cercano il contatto con il genere sessuale opposto per prolificare insieme altre “ca**ate”. Gli argomenti variano e sono molteplici, nel più dei casi si critica lo stile di un autore perché si ritiene di possederne le qualità giuste per poterlo fare. Poi si parla di insegnamenti di vita generali, di cause di condominio, di cause inventate per il solo gusto di risolverle in compagnia e dimostrare di essere superiori. Poco conto assumono i gossip d’Ateneo lasciati per lo più al piacere dei fanciulli dei primi anni. La donna di tal livello preferisce imporsi nella società giuridica con l’ausilio di tacchi e giacche con spalline ed una borsa preferibilmente di Louis Vuitton dove adagiarci evidenziatori multi color d’ogni specie e misura. Vietati per questo livello sono i codici che raggruppano tutti i settori penale, civile, costituzione, procedure in un unico tomo e sono assolutamente da evitare le famosissime Edizioni Simone utilizzate da sfaticati poiché, grazie ai sunti e concetti definiti in modo semplice, renderebbero la vita dell’aspirante giurista più agevole. Ma questo sappiamo che non è ammesso!

I giuristi di primo livello sono anche noti per le loro ambizioni: di solito nessuno vuol fare l’avvocato, credono di diventare tutti grandi magistrati o notai. La crisi ed il rapporto con la realtà attuale in effetti sono ancora molto lontani, ma i loro testi sacri espongono verità assolute che a loro dire a breve si realizzeranno, un po’ come il nesso Maya-21dicembre2012-inversione della polarità magnetica. La teoria del mondo è nelle loro mani, la pratica un po’ meno…infatti provare a chiedergli informazioni su dove andare per costituire un’associazione, fare una querela o qualsiasi altra cosa che comporti il gesto di“fare” potrebbe risultare deleterio: l’abile giovanotto infatti inizierà a “vomitarvi” l’intero codice a memoria con articoli, sentenze e tutte le interpretazioni della Corte che “dulcis in fundo” e “abracadabra” … non saprà come risolvere praticamente. Perché? Ovvio!

Qui a giuri il “bisogna sapere” non implica necessariamente il “saper fare”, un po’ come in tutta l’Università italiana.

Ma eccoci entrare nell’ultimo dei ranghi: le matricole. Questa specie comprende l’89% del popolo della Dimora Giuridica poiché negli anni a seguire ci si rende conto della grande idiozia commessa e si torna sui propri passi…da sempre Giurisprudenza risulta essere il rifugio dei peccatori per la mancanza di test d’ammissione.
Le matricole osservano il tutto con occhi meravigliati sin da subito, cercando immediatamente la propria preda: le ragazze sono attratte da aitanti assistenti “lampadati” usciti da film hollywoodiani con un linguaggio ancora incomprensibile ma affascinante, i maschi invece inevitabilmente dalle assistenti uscite dalle soap di Canale 5 con tanto di cerone e talvolta stucco per tenere alti gli zigomi. I gruppi di studio che si creano solitamente in acquario servono ad un passaggio “disperatissimo” di qualsiasi tipo di appunto e registrazione: anche il salto di una parola detta a lezione e non riportata correttamente sul taccuino, potrebbe essere fatale e sinonimo di crisi isteriche o pianti. Nelle pause caffè che di solito superano i minuti effettivi di studio, si intavolano discorsi alla Verissimo o Studio Aperto (in effetti poco cambia): gossip su assistenti e professori che alimentano ogni giorno nuovi chiacchiericci di mercato come “oh ma lo sai che quella si fa quello e che quell’altro sta sia con quella che con quell’altra? E nel frattempo si fanno tutti insieme? Ma no dai, che dici! Quello è sposato, ha anche i figli. Appunto! Peggio! Per non parlare di quell’altro, è gay…l’hanno visto baciarsi su un ottovolante con il capitano del vascello! Uh guarda quell’altro, sai? Vedi lo sguardo? Dai è un cocainomane, io li riconosco subito” … e così via discorrendo. Ma come si dice, i primi momenti son sempre i più belli dove si vive felici e si pascola spensierati insieme al proprio branco, quando ad un tratto sorge un nuovo argomento di interesse collettivo:
il famoso genio da Io sono leggenda.

Tutte le facoltà ne hanno almeno uno, ma a Giurisprudenza è immaginato come un fantasma che si aggira per l’Ateneo. Tutti sanno chi è e lo conoscono ma nessuno pronuncia il suo nome.  Egli ha fatto tutti gli esami al primo colpo con votazione 30 con lode e si laurea in anticipo: il sapere è tutto nelle sue mani. Conosce palmo su palmo qualsiasi tomo giuridico della facoltà, all’età di 20 giorni diceva frasi come “mamma e papà”, all’età di 1 anno si esprimeva correttamente in italiano e a due anni si rivolgeva in questo modo ai genitori “cortesemente donna del focolare domestico, al sopraggiungere del pater familias può ricordargli di effettuare una compravendita riguardante del miele? Ho ultimato la mia scorta per il biberon. La ringrazio. Distinti saluti, il pargolo.”

Tenendo alle spalle la questione abitanti della “Dimora giuridica”, mi sposto verso altri luoghi degni di nota: gli uffici dei docenti. Alcuni sono dei privilegiati e sono collocati al piano terra con un vero e proprio studiolo, altri sono disposti in anfratti remoti ed arcani dell’Ateneo. Vi consiglio di non utilizzare l’ascensore per raggiungerli, ci impieghereste più tempo che ad arrivarci salendo le scale in ginocchio.

I reparti più segreti della struttura son tutti lì. Il silenzio regna in quei piani, i neon spesso fulminati, le travi a vista su tetti spioventi, un soffitto bassissimo, cunicoli stretti ed uffici sempre vuoti anche in orari di ricevimento: il tutto incute terrore ed improvvisamente mi sento protagonista di un film alla Silent Hill dove attendo l’arrivo di zombie mutanti.

Pensando alla registrazione del voto d’un esame da effettuare trovo il coraggio di mettere il piede fuori dall’ascensore che ancora sussulta… sembra indecisa anche lei su che piano stare, forse incitandomi a tornare indietro. Mi addentro ed inizio a sentire voci lontanissime, chissà da dove provengono e cosa staranno dicendo…forse i Goliardi? avranno la loro base qui? Spero di no, solo quelli mancano all’appello per completare il quadretto sul paranormale, così continuo con passo sempre più incerto e felpato. Intanto la luce scarseggia sempre di più per una questione di economia dell’Università, così ritengo sia il caso di farmi strada con la retroilluminazione del cellulare.

– C’è nessuno?- chiedo con flebile voce. Dopo interminabili minuti dove anche il caldo gioca la sua parte, da uno degli uffici sembra provenire una misteriosa voce ululante.

-Chi cercate?- mi guardo intorno sbigottito attendendo la sua apparizione e invece mi rendo conto d’esser solo vittima della mia presunzione. I muri sembrano osservare ogni mio movimento e sotto sorveglianza rispondo:- Oh voce celeste, devo registrare un voto e per questo cerco il docente di informatica giuridica-

Ma nel più dei casi come in questo la risposta è “ha sbagliato piano”.

Crollano le speranze, le mie aspettative, penso di dover rifare tutto da capo con un nuovo piano, quindi rinuncio e penso di inviare una mail per fissare un appuntamento in un luogo meno irto di ostacoli. Raggiungo così nuovamente l’ascensore, premo il pulsante del piano terra ma la porta non si chiude in fretta, decido quindi di non perdere tempo e di prendere le scale percorrendole in pochi secondi: fiatone, oscurità, sudore, ancora docenti con ghigni stampati in volto, agghiaccianti papillon a pois, poi lo sparviero mietitore con l’impermeabile fino ai tacchi delle scarpe, lo vedrei bene con un’ascia bipenne in mano penso, poi l’uomo col breviario rosso con falce e martello … penso ai gulag, poi tutta la fiumana del Quarto Stato al completo che canta l’ Internazionale socialista, un incubo senza fine ma la luce inizia ad intravedersi, sposto futuri disoccupati con le spalle che ridacchiano dei soliti gossip dove tutti si fanno con tutti, immagini sfocate, pensieri ridondanti e distorti, ecco la portineria, ormai ci sono…

aria e soprattutto luce! ed eccomi di nuovo alle Colonne d’Ercole.

Ma la mia sete di sapere anche delle altre facoltà non si placa, riprendo fiato dirigendomi nel poco distante Parco Massari e mi avvio verso la struttura che va sotto il nome di Mammuth . . . ma questa  è un’altra storia.

 ….continua nella prossima puntata…

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