Cronaca
15 Maggio 2012
Malaguti (Pdl): “Realizzare urgentemente un centro di diagnostica a Cona per evitare fuga di pazienti”

Metodo Zamboni, prendere esempio dalle altre regioni

di Redazione | 4 min

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Da circa una decina di anni il prof. Paolo Zamboni, direttore del Centro malattie vascolari dell’Università di Ferrara, e il suo gruppo di ricerca hanno avviato studi nel campo della eziopatogenesi e trattamento della Sclerosi multipla (SM) concentrandosi in particolare sulla associazione con l’insufficienza venosa cronica cerebro-spinale (CCSVI).

Lo ricorda il consigliere Mauro Malaguti (Pdl) in un’interrogazione rivolta alla Giunta regionale, in cui sottolinea che, dopo quasi due anni di attesa, il direttore dell’ospedale S. Anna di Ferrara e il direttore dell’Agenzia sanitaria regionale avrebbero annunciato ufficialmente, in una conferenza stampa convocata nel mese di marzo 2012, l’avvio dal maggio successivo della sperimentazione ‘Brave dreams’, per valutare l’efficacia e la sicurezza del trattamento della CCCSVI nella sclerosi multipla.

Nell’occasione si sarebbe anche sottolineato – riferisce il consigliere – che l’ospedale di Cona sarebbe potuto diventare sede ideale per questi studi e, una volta ottenuta ‘l’evidenza scientifica’ per poter essere considerata un livello di assistenza essenziale (LEA), anche sede futura della fase clinica con la realizzazione di un Centro di eccellenza nazionale particolarmente qualificante proprio per il nuovo polo ospedaliero ferrarese.

Già in precedenti interrogazioni, lo stesso Malaguti aveva chiesto quali spazi fossero previsti per l’equipe di Zamboni all’interno della struttura sanitaria di Cona e se fosse stata prevista un’area appositamente dedicata alla fase diagnostica della CCSVI, che “vanta già una consistente letteratura medica pubblicata su prestigiose riviste scientifiche internazionali”.

Il consigliere riporta anche la risposta dell’assessore regionale alle Politiche per la salute, che avrebbe citato una circolare del Consiglio superiore della Sanità del 25 febbraio 2011, dove si leggeva come “ad oggi la CCSVI non possa essere riconosciuta come entità nosologica”, aggiungendo, probabilmente – scrive Malaguti – in termini di considerazioni personali, che “in tale contesto una attività di diagnosi e terapia al di fuori di un progetto di ricerca potrebbe solo indurre il ricorso a trattamenti condotti al di fuori delle regole che caratterizzano il Servizio sanitario almeno per quello che riguarda la sfera pubblica”.

Al contrario, afferma l’esponente del Pdl, proprio nella circolare citata si leggerebbe, nelle conclusioni (pag. 4, terzo punto), come “sia necessaria, invece, un’indicazione clinica chiara e netta, indipendentemente dalla presenza o meno di SM, per l’erogazione di misure atte a diagnosticare, monitorare e correggere anomalie dell’apparato vascolare venoso, qualora indicato, a causa di condizioni patologiche ad esse sicuramente riferibili”.

Quindi, secondo il consigliere, mentre il documento nei primi due punti pone in dubbio l’associazione tra CCSVI e sclerosi multipla, per cui sottolinea la necessità di studi clinici controllati, nel punto sopra citato raccomanda, al contrario, un’attività diagnostica indipendentemente dalla sclerosi multipla (quindi anche su altre malattie tipo cefalea, sordità improvvisa, amnesia globale, idrocefalo ecc.).

Secondo questa interpretazione, in altre regioni (Veneto, Lombardia, Sicilia, ecc…) avrebbero già identificato, o sarebbero in corso di identificazione, centri di eccellenza per la diagnostica, con professionisti formati proprio da Zamboni.

Malaguti, infine, riferendosi sempre al parere del Consiglio superiore della sanità, citato dall’assessore regionale dell’Emilia Romagna, ricorda il punto dove si sottolinea: “che sia contrastata ogni finalità puramente speculativa ed economica”.

Occorre evidenziare, a questo proposito, sottolinea, come “in Emilia Romagna sia stata e, probabilmente lo sia ancora, attiva la clinica privata con il più alto numero di procedure a pagamento in Italia della terapia Zamboni”.

Malaguti chiede quindi alla Giunta regionale come si giudichi e si interpreti il parere espresso dal Consiglio superiore della sanità nella circolare citata, in particolare nel merito della attività di diagnostica sulla insufficienza venosa cerebro-spinale cronica (CCSVI), anche per evitare e contrastare ogni finalità puramente speculativa ed economica in regione.

Il consigliere vuole inoltre sapere come si valutino le scelte e gli atti ufficiali delle altre regioni italiane, e del Veneto in particolare, di istituire centri di eccellenza per la diagnostica della CCSVI e se non si ritenga che, soprattutto sulla fase della diagnostica alla CCSVI, l’Emilia Romagna, “pur annoverando il professor Zamboni tra i professionisti operanti in regione”, sia già fortemente in ritardo rispetto alle scelte di altre Regioni e all’indicazione ministeriale di contrastare ogni forma speculativa ed economica in merito.

Malaguti domanda infine se non si voglia tornare sulle interpretazioni assunte, realizzando “urgentemente” un Centro di diagnostica anche correlato alla CCSVI nel nuovo polo di Cona, e se non si ritenga opportuno evitare una possibile “fuga di pazienti” verso le regioni che si stanno attrezzando diversamente dall’Emilia Romagna.

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