12 Gennaio 2012
L’Associazione Ccsvi nella Sm dopo il no alla sperimentazione

Metodo Zamboni, due anni di attesa vanificati

di Redazione | 3 min

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Due giorni fa un comunicato Aism ha annunciato la conclusione dell’iter riservato ai progetti speciali di valutazione, da parte del comitato scientifico, del protocollo di studio della sperimentazione clinica Brave Dreams promossa dall’azienda ospedaliero universitaria di Ferrara, che vede il prof. Zamboni in veste di ricercatore principale. L’iter si è concluso con un parere negativo che impedirà la partecipazione da parte di Fism, la Federazione internazionale per la sclerosi multipla, al finanziamento del progetto di ricerca.
Un parere negativo, al termine di un iter “accelerato” – sei mesi sono passati dalla consegna di tutta la documentazione da parte dell’azienda ospedaliera di Ferrara – per un finanziamento, pubblicamente promesso da Aism da due anni.
“Due anni dunque ci sono voluti – lamenta l’Associazione Ccsvi nella Sm Onlus – per elaborare il progetto di ricerca, concorrere al suo gruppo di studio e alla stesura del suo protocollo, promettere ripetutamente il proprio sostegno economico, promuovere campagne di marketing mirate al suo finanziamento, raccogliere soldi da malati e donatori in occasione dei vari eventi di raccolta fondi susseguitesi in questo lungo periodo, per poi concludere con una valutazione negativa che lascia delusi e carichi di rabbia i malati che nel sostegno di Aism ancora credevano”.
Un iter davvero travagliato, che ha visto AISM co-protagonista della stesura di un protocollo di ricerca che ora il suo comitato scientifico boccia perché, non ci sarebbe sufficiente evidenza scientifica sul nesso causale tra Ccsvi e Sm.
“Una valutazione più etica che scientifica, a fronte del parere positivo per Brave Dreams espresso da tempo dai due comitati etici di Ferrara e Bologna” afferma Gisella Pandolfo, presidente dell’Associazione Ccsvi nella Sm Onlus, che si chiede come sia possibile dimostrare il nesso causale tra Ccsvi e Sm se non si finanziano studi interventistici.
Ma le domande non finiscono qua: “da oltre due anni  i risultati dello studio preliminare sull’efficacia del trattamento mediante angioplastica sui primi 65 pazienti operati a Ferrara, ci sentiamo ripetere dagli scettici che quel numero era statisticamente poco significativo e ora Aism ci racconta che non è giustificato condurre sperimentazioni su grandi numeri?”.
Infine, secondo Pandolfo, “le osservazioni di Aism appaiono in palese contraddizione con quanto indicato da  tutti i principali studiosi internazionali che auspicano da tempo per la Ccsvi studi numericamente ampi e da quanto conferma la tendenza dalla ricerca internazionale”.
“Due anni sono dunque passati – conclude la presidente dell’associazione -, a rincorrere un finanziamento promesso, cui donatori di tutte le piazze d’Italia hanno creduto di contribuire. E dopo tanta attesa pure la beffa. Mentre i malati si chiedono quanto valgono le parole di Aism, osservano con rabbia e tristezza che è stato invece giustificato promettere e ripromettere il sostegno economico a Brave Dreams e usarlo strumentalmente nelle raccolte fondi”.

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