Cronaca
27 Novembre 2011
Nel 2010 si sono presentate alla Caritas di Ferrara 1.443 persone

Condannati alla povertà

di Redazione | 3 min

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“È possibile lottare contro la povertà? Come?”, sono state queste domande, poste dal direttore della Fondazione Zancan (centro di studi e ricerca sociale) Tiziano Vecchiato, il filo conduttore del dibattito ‘Poveri di diritti’ tenutosi nei giorni scorsi in municipio a Ferrara. “I Comuni sono assediati da domande – ha proseguito – ed anche la Caritas e le parrocchie. Non ce la facciamo più con i mezzi tradizionali, del tipo ‘vado a chiedere e se ce la faccio porto a casa soldi, o alimenti, o vestiti,… e domani lo rifaccio’”.

“Noi rifiutiamo questo approccio – ha proseguito – puntando piuttosto su un incontro di responsabilità: ad una persona che viene per chiedere noi domandiamo che cosa mette a disposizione”. L’obiettivo è evitare che la povertà si cronicizzi, come in realtà già avviene, poiché “chi diventa povero in Danimarca ha l’80% di probabilità di uscire dalla povertà, mentre chi lo diventa in Italia ha il 2%. Trasformare i poveri in assistiti significa negarne la dignità”.

E non è solo una questione di avere soldi a disposizione per il sociale, anzi: è il contrario. “Il Comune di Bolzano – è stato l’esempio di Vecchiato – ha disposizione sette volte le risorse di quello di Verona, eppure ottiene meno: più si ha possibilità di spendere soldi e meno si ottiene. Perché dovrei andare a lavorare se guadagnerei solo 100 euro in più?”

Di soldi da poter spendere in ogni caso, i Comuni non ne hanno moltissimi: “Su 50-51 miliardi spesi ogni anno per il sociale – Vecchiato prende per buona la cifra dell’economista Paolo Onofri – l’89% sono gestiti dallo Stato, e solo l’11 dai Comuni. Questo è un problemone, perché quei soldi stando alla Costituzione non spetterebbero allo Stato, è illegittimo. Eppure – ha attaccato – non ho visto i Comuni scegliere un buon costituzionalista per presentare ricorso”. Con quei soldi, Vecchiato riconosce che in ogni caso i Comuni “fanno miracoli”.

Il direttore della Caritas di Ferrara don Paolo Valenti ha condiviso in linea teorica l’impostazione di Zancan, ma ne ha messo in luce i rischi pratici: “Se domandassi a qualcuno che chiede aiuto alla Caritas ‘tu cosa mi dai in cambio?’, e magari gli facessi raccogliere le foglie, potrei essere accusato di farlo lavorare in nero, e, se fosse straniero, di razzismo. Se poi si facesse male…”.

È del resto aumentato “in modo esponenziale” il numero di persone che si presenta alla Caritas, “e non ci sono solo le solite persone – ha proseguito Valenti – ma anche famiglie che non se lo sarebbero aspettato. Nel 2010 si sono presentate 1.443 persone per chiedere aiuto, vuoi per pagare l’affitto, vuoi le utenze, vuoi i generi alimentari”. A proposito di questi ultimi, “abbiamo servito circa 50mila pasti, a cui andrebbero aggiunti i circa 30mila serviti dalla comunità Viale K”. Non vanno dimenticate nemmeno le 200 tonnellate di generi alimentari fornite.

La nazionalità più numerosa nel chiedere aiuto è quella ucraina, seguita da quelle moldava e quindi da quella italiana, che supera dunque quella romena e quella marocchina, rispettivamente al quarto e quinto posto di questa poco invidiabile classifica.

A proposito di stranieri, Valenti ha riscontrato “il fallimento dell’assistenza sanitaria garantita per tutti, forse anche perché chi non è in regola teme delazioni: anche per questo riapriremo l’ambulatorio medico”.

Era presente tre il pubblico anche don Domenico Bedin (Viale K), che ha integrato le preoccupazioni di Valenti: “È difficilissimo trasformare gli ospiti dell’associazione in soci, per farlo occorrerebbe costituire una cooperativa, che però dovrebbe essere molto più redditizia. Con gli ospiti non riesco ad intraprendere nemmeno attività di autocostruzione, ad esempio di una mensa”.

Ha concluso il sindaco Tiziano Tagliani: “Su questi temi si ragiona come se ci fosse il riscaldamento centralizzato, per cui il soggetto locale non può intervenire, nemmeno sull’immigrazione. L’unica cosa che possiamo fare è partecipare in rete a grandi progetti nazionali”.

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