Cronaca
30 Settembre 2011
“È sempre possibile fasciare una ferita e riparare un'ingiustizia”

Il vescovo nell’omelia pensa a Federico

di Redazione | 2 min

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Apprezzamento per il lavoro svolto e gratitudine per aver scelto Ferrara come sede delle celebrazioni nazionali del Corpo della Polizia. È questa l’anima dell’omelia che l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Paolo Rabitti, ha pronunciato ieri in Cattedrale, alla presenza del ministro dell’Interno Roberto Maroni (l’ospite più atteso della giornata, arrivato nel pomeriggio poco prima dell’inizio delle celebrazioni religiose), del capo della Polizia Antonio Manganelli e dalle massime autorità civili e militari, nel corso della celebrazione eucaristica per il patrono della Polizia di Stato, San Michele Arcangelo.

“Vi ringrazio per aver scelto Ferrara come luogo delle vostre celebrazioni – ha detto Mons. Rabitti  -. Proprio qui, dallo spazio millenario di questo tempio e tra le mura di questa città dell’uomo potete lanciare il messaggio contenuto nel vostro motto: ‘sub lege libertas’”.

Mons. Rabitti, dopo aver ricordato la figura di San Michele, patrono della Polizia e di San Giorgio, patrono della città di Ferrara, definendoli “messaggeri di verità”, ha quindi espresso il suo apprezzamento nei confronti del corpo della Polizia. “Siete esperti di giustizia – ha dichiarato – e questa dev’essere sempre la vostra identità”.

È poi arrivato il passaggio che più di tutti poteva far pensare al caso Aldrovandi e alle polemiche che da esso sono scaturite. Le parole dell’arcivescovo, pur riconoscendo le mancanze che ci possono essere state, sembrano comunque voler lasciare spazio alla comprensione e al perdono. “Talvolta vi raggiunge l’insulto e lo scherno degli uomini, come avviene per tutti gli uomini che inseguono la rettitudine. A volte – ha proseguito Rabitti citando un passo della Bibbia – un solo errore può distruggere un bene immenso ma è sempre possibile fasciare una ferita e riparare un’ingiustizia”.

L’omelia è quindi terminata con un augurio. “Pregheremo per voi – ha concluso l’arcivescovo – augurandovi serenità nel vostro lavoro, onestà nelle vostre case e dignità nella nostra nazione”.

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