“È stato lui. Mi ha picchiato e mi ha sbattuto la testa contro il muro. Mi ha preso a calci e pungi”. Regna il gelo nell’aula B del tribunale di Ferrara quando alla sbarra dei testimoni è chiamata a parlare la presunta vittima del processo in corso presso il tribunale di Ferrara per lesioni gravissime.
E lei non parla. Perché non può. È costretta a scrivere in una calligrafia appena leggibile su foglietti di carta. Perché da quel giorno, il 9 novembre 2007, secondo l’accusa, venne picchiata selvaggiamente dal marito, al punto da finire in coma.
Lei ha 43 anni, una storia di alcol alle spalle (come ammesso dagli stessi testimoni a favore ieri in udienza) e un matrimonio naufragato con l’uomo, 55 anni, che ora accusa di averla ridotta su una sedia a rotelle. Per cercare giustizia si è costituita parte civile, rappresentata dall’avvocato Silvia Lorenzino.
Quella notte, secondo le indagini, il marito (i due si erano separati da poco ma continuavano a convivere) chiama il 118. Gli operatori trovano la donna riversa a terra con un gravissimo trauma cranico. Rimane in coma per circa due mesi. Una volta risvegliatasi, inizierà una quasi impossibile riabilitazione al San Giorgio. Ai sanitari il marito raccontò di averla trovata così al suo rientro in casa. E quella versione venne creduta fino a quando lei non inizia a esprimersi. È solo allora che emerge una verità fino a un secondo prima impensabile: la donna accusa il 55enne di averla picchiata.
E ieri, a fatica, nel silenzio dell’aula, ha ribadito quelle accuse.
Oltre alla 43enne sono stati sentiti ieri i testimoni del pm, alcuni vicini e la figlia di lei. Alla prossima udienza, fissata per giugno, ci sarà l’esame dell’imputato, difeso dall’avvocato Filippo Sabbatani.
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