Eventi e cultura
10 Aprile 2011
Il diritto di viaggiare al centro del X Convegno nazionale 'Culture e letteratura della migrazione'

Clandestino, ovvero persona senza diritti

di Redazione | 4 min

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“‘Immigrati, stranieri, clandestini’. Tanti sinonimi sono usati a sostituizione di un nome che spesso si dimentica: ‘Persone’”. Lo ha evidenziato Cleophas Adrien Dioma, poeta, fotografo e documentarista, tra gli ospiti della due giorni della migrazione presso il centro sociale ‘Il quadrifoglio’ di Pontelagoscuro.

Persone rese invisibili, diritti negati. Attorno al fenomeno dell’immigrazione e alla rappresentazione mediatica degli stranieri in Italia, si sono confrontati ieri mattina presso il centro di via Savonuzzi relatori d’eccezione: da Salah Methnani, giornalista di Rai News 24 a Reda Zine, musicista e documentarista. Immigrati dalla costa sud del Mediterraneo, che da anni vivono in Italia, sono stati accolti da una platea di centinaia di studenti delle scuole superiori ferraresi, in veste di testimoni e protagonisti della seconda giornata del convegno nazionale ‘Culture e letteratura della migrazione “Un altro sguardo”. Un evento che celebra il suo decennale, e “da quest’anno – ha ricordato Alberto Melandri, coordinatore del Cies – si intitola ‘Franco Argento’, amico e fondatore indimenticato di questo convegno”. Obiettivo dichiarato dell’appuntamento è “cercare nell’arte – spiegano i promotori -, in particolare nella letteratura della migrazione, uno strumento di indagine degli inquieti ‘paesaggi migratori’ che ci stanno intorno e di cui facciamo parte”.

Occhio ai media. È così che in apertura della giornata ha preso la parola Robert Elliot dell’associazione Cittadini nel Mondo, che ha ricordato l’attività del Laboratorio di Occhio ai media (www.occhioaimedia.org): “da tempo – ha fatto sapere Elliot – svolgiamo un monitoraggio delle pubblicazioni mediatiche, raccogliendo segnalazioni di articoli e titoli ritenuti razzisti, xenofobi o offensivi verso le minoranze etniche in Italia. Chi volesse collaborare – ha invitato il relatore –, segnalando qualsiasi cosa che ritenga inciti all’odio razziale sui giornali e riviste italiane, locali e nazionali, è il benvenuto”. Sollecitato sul tema, Methnani ha condannato “la superficialità e l’ignoranza di alcuni colleghi, non solo nel linguaggio, ma anche nei contenuti. La maggior parte dei giornalisti – ha proseguito Methnani – si muove sulla base dei lanci delle agenzie di stampa, ritenute fonte di verità: queste però producono centinaia di notizie in un secondo, perciò – ha sottolineato il giornalista – spesso non hanno il tempo di verificarle tutte”.

Diritto di espressione e diritto di viaggiare. A più riprese gli intervenuti alla tavola rotonda hanno ribadito questi due principi, il cui rispetto, concordano i relatori, è ancor più emergente in queste settimane di profondi sommovimenti che sconvolgono gli equilibri economici e geopolitici mondiali.

“Qual è la mia situazione economica? Qual è la mia occupazione? Quali le mie prospettive?”. Queste sono le tre domande da cui dipende, secondo Methnani, la scelta di emigrare: “Si decide di partire se si è poveri, se non si ha un lavoro e soprattutto se manca una prospettiva, un futuro. Significa lasciare tutto, la propria casa e i propri affetti per sperare di “costruire il proprio sogno e il futuro a cui ognuno ha diritto”. ‘Il viaggio’ è stato il titolo del racconto scritto da Dioma: “Si viaggia per conoscere, valutare, decidere – ha sostenuto Dioma -, non può essere vietato”.

Ad intervenire, anche l’attrice Candelaria Romero, che ha intrattenuto, con emozione palpabile, il gremito pubblico di studenti recitando parte dell’intensa favola poetica “Hijos – storie di viaggi”. Una storia, che narra l’odissea di Piccolo Uomo, durante la dittatura militare in Argentina: “sognava di cambiare il mondo non con le bombe – ha presentato così il protagonista della storia, colei che ne è la scrittrice e interprete -, ma con la sua macchina da scrivere”.

Parola come arma nonviolenta: “L’arte e la musica come strumento di espressione – ha ricordato Reda Zine -, laddove la stampa è censurata, risultano fondamentali. La musica è arma di protesta e denuncia, arma di sapere in contesti di crisi, veicolo accessibile di espressione della società – ha dichiarato il musicista -, quando la situazione diventa soffocante”.

A prendere la parola, anche lo scrittore Tahar Lamri, che ha ripercorso i conflitti scoppiati nel Nord Africa: “In Italia  hanno definito questi conflitti ‘la rivolta del pane’: non è vero – ha sostenuto Lamri -. È una rivoluzione della democrazia e della dignità. Anche in Yemen e Baréin – ha argomentato lo scrittore – stanno vivendo conflitti simili, e non è un problema di povertà. Il Baréin ha un reddito pro capite annuo di 44mila euro, il doppio di quello italiano. Non hanno alzato bandiere dell’appartenenza religiosa, né bruciato bandiere americane. Quello che i giovani ribelli hanno fatto – ha sottolineato Lamri -, è stato alzare la propria bandiera nazionale con un discorso pragmatico”.

‘Apocalisse’? Lamri attacca : “Per il popolo tunisino è incomprensibile come la stampa italiana parli di ‘apocalisse’ per i 4mila migranti dalla Tunisia giunti in questi giorni. In Tunisia sono arrivate 170mila persone in fuga dalla Libia: per oltre un mese, a tutti, è stato dato da mangiare in sovrabbondanza e sono stati accolti durante il conflitto. Nel 1991, l’Italia accolse 20mila albanesi e risolse il problema egregiamente. Perchè? Allora si faceva sistema. Oggi, l’incapacità di fare sistema – ha dichiarato lo scrittore – si traduce in incapacità di dare un futuro a voi giovani e quindi all’Italia. Qualcuno – ha concluso Lamri – vi vuole dettare l’espressione ‘c’è l’invasione’, togliendovi la lucidità di vedere come stanno davvero le cose”.

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