Economia e Lavoro
19 Febbraio 2011
A Ferrara seconda tappa del ‘tour’ Cgil contro le aperture festive

La festa non si vende

di Redazione | 3 min

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Vigilia di Natale finita a pugni tra due fratelli

Era la vigilia di Natale dello scorso anno. Per le feste si ritrovano assieme, con le rispettive famiglie, due fratelli tra i quali, per questioni legate all'eredità paterna, negli ultimi tempi non corre buon sangue. Il più giovane dei due, classe 1976, abita nella casa di Pieve di Cento ereditata come proprietà indivisa

Dopo Roma, la Cgil punta su Ferrara nella battaglia contro la deregolamentazione del lavoro domenicale e festivo nella grande distribuzione. La nostra città è stata scelta come base per la seconda tappa, appena il giorno successivo all’esordio nella capitale, per la campagna itinerante nazionale “La festa non si vende”.

Iniziativa partorita in opposizione alla decisione del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, di concedere le porte aperte ai negozi durante lo scorso Primo Maggio. Ma lo zampino della giunta estense, guidata da Tiziano Tagliani, c’è eccome: “Ferrara è una delle perle del rosario che stiamo accumulando – afferma Franco Martini, segretario generale nazionale della Filcams, ieri in città per l’occasione – e dimostra, ancora una volta, che anche chi dovrebbe essere più sensibile alle istanze dei lavoratori poi assume decisioni unilaterali”.

Al centro della contesa c’è la delibera comunale, approvata nei mesi scorsi, che concede 22 aperture domenicali straordinarie per il 2011 sulla base dell’estensione all’intero territorio del riconoscimento di “Città d’arte e di cultura”. Provvedimento osteggiato dalla Cgil, oltre che da forze politiche del centrodestra come il Pdl e associazioni di categoria come l’Ascom. La sperimentazione durerà un anno ed è appena agli inizi, eppure la richiesta della Cgil è già quella di passare al “secondo tempo della partita”.

“Saremo molto pungolanti nella fase di verifica – dice il segretario provinciale della Filcams, Davide Fiorini -, vigileremo sul rispetto dei patti per ricondurre il tutto all’ambito di ciò che vigeva nel 2010. Cosa cambierà con lo slittamento dell’apertura dell’outlet di Occhiobello? Abbiamo sempre detto che questa struttura vicina a noi non poteva essere l’alibi per la liberalizzazione, ma è chiaro che se prima si parlava di cinquanta nuove assunzioni come contropartita ora questa cifra dovrà aumentare”.

“La vicenda di Ferrara – riprende Martini – ci ha colto di sorpresa, è il segnale di come la concertazione diventa una liturgia inefficace. Non siamo contro il lavoro domenicale, ma contro la deregolamentazione assoluta; ribadiamo che i diritti non si monetizzano, specie nella grande distribuzione dove la flessibilità è già alta. Il punto – sottolinea il numero uno nazionale della Filcams-Cgil – è come programmare le aperture, senza scelte a senso unico e senza peggiorare le condizioni di vita. Ciò presuppone di mettere in discussione l’attuale modello di consumo, rivedere il modello distributivo e del lavoro, per evitare che tutto si riversi sull’ultimo anello di questa catena: il lavoro domenicale e festivo”.

La Filcams avanza proposte concrete, tra cui: l’elaborazione di un piano integrato di sviluppo commerciale della rete distributiva a livello regionale, provinciale e comunale; la costituzione di un osservatorio sulle dinamiche occupazionali del commercio; la revisione della legge regionale del commercio con particolare riferimento al tema della pianificazione degli orari commerciali domenicali e festivi.

Giuliano Guietti torna sull’avvio della sperimentazione ferrarese: “Nella grande distribuzione c’è un ritorno di consenso importante verso di noi – fa notare il segretario provinciale della Cgil –, i lavoratori sono preoccupati e segnalano applicazioni non rigorose dell’accordo. Si mormora che, per le prossime festività natalizie, non ci sarà nessun riposo dopo due giornate di lavoro. La crisi economica, poi, non è finita, neanche nel commercio: difficile far credere che più aperture possano significare più vendite, specie se il reddito familiare non aumenta”.

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