Il tribunale di Ferrara ha accolto il reclamo con cui l’avvocato Fabio Anselmo, legale di Rosella Arquà, ha chiesto l’annullamento del decreto di archiviazione del procedimento contro Lorenzo Poltronieri.
Il presidente del Consiglio comunale era stato denunciato per falso ideologico, calunnia e diffamazione, in seguito alle note vicende politiche arrivate in seguito alle dimissioni della consigliera della Lega, fatte firmare per strada e successivamente invalidate dalla sentenza del Consiglio di Stato.
Al termine delle indagini, la pm Isabella Cavallari aveva però chiesto l’archiviazione per la querela presentata da Rossella Arquà.
Una richiesta che è stata accolta dal giudice per le indagini preliminari Carlo Negri, che aveva annotato come anche se si dovesse aprire un processo sul caso, “non emergerebbe la prova della penale responsabilità oltre ogni ragionevole dubbio”.
Ieri però è arrivato il dispositivo con cui il giudice Piera Tassoni ha annullato il decreto di archiviazione e ha ordinato la restituzione degli atti al giudice che ha emesso il provvedimento, riaprendo così le sorti del procedimento.
“La consigliera Arquà – spiega l’avvocato Fabio Anselmo – aveva immediatamente rappresentato di essere stata indotta a dimettersi firmando un foglio per strada in uno stato di «assenza di lucidità e di profonda ed evidente prostrazione e disorientamento », diffidando, tramite me, il Comune dal procedere alla surroga”.
Il legale prosegue: “Scopro poi, che il presidente del Consiglio Comunale, sentito dall’Autorità Giudiziaria, su domanda specifica ammette che la consigliera Arquà si trovava in una condizione «di forte agitazione» e che il contenuto della lettera «è stato pensato e scritto» dallo stesso presidente. Lo stesso afferma che l’Arquà ha sottoscritto il foglio senza nemmeno leggerlo e che al loro arrivo (in compagnia del segretario dottor Milone) «era molto provata dall’emozione»”.
“Il segretario del presidente del Consiglio comunale, dottor Milone, ha affermato – aggiunge Anselmo – sulla stessa circostanza che la consigliera Arquà era «provata dall’emozione ed aveva gli occhi lucidi come se avesse poco prima pianto». Tuttavia il signor Poltronieri, presidente del Consiglio Comunale, rispondendo formalmente in merito alle richieste di chiarimenti della Prefettura, e relazionando a Comune, sindaco e segretario generale del Comune circa quanto riportato nella diffida dell’Arquà, non fa alcun cenno a quanto poi riferirà all’Autorità Giudiziaria, ma anzi si spinge addirittura a tacciare le affermazioni di quest’ultima come «false ed infamanti circa la condotta del sottoscritto, che si è limitato a raccogliere dette dimissioni presentate personalmente dall’interessata ed a protocollarle immediatamente»”.
L’avvocato conclude domandandosi: “Io mi chiedo allora com’è possibile rendere congruenti questi comportamenti? Deciderà il giudice se costituiscono reato o meno, ma in ogni caso è superfluo ogni altro commento circa il comportamento istituzionale e di garanzia del presidente del Consiglio Comunale di Ferrara, ben stigmatizzato dalla sentenza del Consiglio di Stato”.
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