Economia e Lavoro
2 Febbraio 2023
Secondo i dati della Camera di Commercio crescono Costruzioni e Servizi. Ancora in contrazione Commercio, Agricoltura e Manifattura

Osservatorio dell’economia: a Ferrara 63 imprese in più nel 2022

di Redazione | 4 min

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La Camera di Commercio di Ferrara

Sembra essersi assorbito, a distanza di due anni, lo shock impresso dalla pandemia sulla natalità e mortalità delle imprese ferraresi. Dopo il brusco stop del 2020 (quando il saldo si fermò a -388 imprese) e il rimbalzo del 2021 (+20 unità), con il 2022 il bilancio tra aperture e chiusure si conferma in miglioramento, attestandosi a 63 attività in più tra gennaio e dicembre. A questo saldo corrisponde una crescita dello 0,18%, che rappresenta il dato migliore dell’ultimo decennio. Il contributo più rilevante al risultato annuale è venuto dal settore delle Costruzioni, che ha visto nascere nel 2022 ben 336 nuove imprese.

Spostando l’attenzione dal saldo ai flussi che lo hanno determinato (aperture di nuove imprese e chiusure di imprese esistenti), il rientro delle “tensioni” sulla demografia d’impresa è avvenuto con una crescita delle nascite (incrementate del 6% rispetto al 2021) accompagnata da un lieve aumento delle cessazioni (+3,4%). Queste le principali evidenze sull’andamento della demografia delle imprese ferraresi nel 2022 che emergono dai dati Movimprese, elaborati dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio.

“La partita – ha sottolineato Paolo Govoni, commissario straordinario della Camera di commercio – va giocata nelle imprese e fuori dalle imprese. Dentro le imprese, investendo anche in attività intangibili, aprendo il capitale all’esterno, modernizzando la governance. Fuori dalle imprese, con una pubblica amministrazione meno frammentata e che traduca la semplificazione in comportamenti coerenti con le esigenze degli imprenditori e allinei i tempi di pagamento agli standard europei, con una macchina della giustizia più efficiente e più vicina alle ragioni e ai tempi dell’economia, con un sistema di regole in grado di promuovere concorrenza e liberalizzazioni, accettando le sfide inedite della digitalizzazione di processi e servizi, e con un fisco che tuteli i diritti dei contribuenti e non ostacoli le scelte degli investitori”.

Crescono le società di capitali (+2,5%), mentre diminuiscono società di persone (-1,2%) e imprese individuali (-0,2%). Quanto ai settori, al netto delle cancellazioni d’ufficio, aumentano, oltre alle Costruzioni (+110 unità), le Attività professionali scientifiche e tecniche (+26), le Attività artistiche, sportive e di intrattenimento (+22), i Servizi di informazione (+15). Chiudono in rosso, invece, il Commercio (-55), l’Agricoltura (-43), le Attività manifatturiere (-33) e le Attività di alloggio-ristorazione (-18). Al netto delle cancellazioni d’ufficio (ben 337), poi, segnali di contenimento della crisi arrivano anche dall’Artigianato, che chiude il proprio bilancio annuale con 54 unità in più, quando lo scorso anno l’incremento netto era stato di 30 unità, mentre nel 2020 la riduzione era stata di 59.

Le imprese giovanili, le cui iscrizioni rappresentano quasi un terzo di tutte le nuove aperture – incidenza peraltro in crescita (29,6%), mentre le cancellazioni sono solo il 13,3% delle chiusure complessive – riducono la loro consistenza di qualche unità, passando dalle 2.462 unità del 2021 alle attuali 2.451 (11 in meno, riduzione analoga a quella dello scorso anno) a causa della perdita dei requisiti per definirsi tali. Il saldo della movimentazione è infatti largamente positivo (+279 unità), sempre in leggera crescita rispetto agli anni precedenti.

Per le imprese straniere, la differenza tra aperture e chiusure, ancora positiva, risulta in forte ripresa, segnando un +257 unità (nel 2021 il saldo era stato di +173), superando i record raggiunti nel biennio 2011-2012, quando l’ordine di grandezza si aggirava sulle duecento unità. Mentre crescono le nuove iscrizioni (474, quasi un centinaio in più rispetto al 2021), le cancellazioni rimangono pressoché stazionarie (205). Nonostante la cancellazione d’ufficio di oltre trecento posizioni, continua a crescere lentamente la loro incidenza sul totale: ogni 100 imprese registrate 10 non sono gestite da italiani, quando a livello regionale il rapporto sale a 13.

L’andamento della movimentazione per limprenditoria femminile nel 2022 risulta più stazionario, con un saldo tra aperture e chiusure positivo per solo sei unità (dopo un periodo di cancellazioni superiore alle nuove aperture, lo scorso anno avevamo registrato un +46). La quota di imprese femminili in provincia rimane elevata e in lieve crescita, con un valore pari al 23,4%, la quota è sempre superiore a quanto rilevato in Emilia-Romagna (21,0%) e in Italia (22,2%).

“I buoni risultati – ha concluso Govoni – i successi sul mercato, le espressioni più significative della creatività, della professionalità, dell’organizzazione aziendale raggiungono livelli più elevati proprio dove più robusti sono il tessuto della comunità, la sua cultura, le reti delle conoscenze e la predisposizione all’innovazione”.

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