Politica
31 Gennaio 2023
Il senatore di FdI e presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato ha incontrato i sindacati della Polizia penitenziaria in stato di agitazione: "Presenterò un disegno di legge per riformare il 613 bis"

Balboni in visita al carcere: “Il reato di tortura è diventato arma di ricatto a disposizione dei detenuti violenti”

di Redazione | 2 min

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Come annunciato, il senatore Alberto Balboni (FdI) si è recato in visita al carcere di Ferrara per incontrare tutte le sigle sindacali rappresentative degli agenti di Polizia penitenziaria, in stato di agitazione da ormai tre settimane per chiedere provvedimenti urgenti. Dopo le aggressioni subìte a più riprese, la richiesta è di riportare ordine e legalità tra i detenuti e garantire la sicurezza sia a tutto il personale, sia ai reclusi che non intendono farsi coinvolgere dai più facinorosi.

Gli agenti del carcere lamentano infatti continue aggressioni e minacce da parte di un numero sempre crescente di detenuti, “incoraggiati – riferisce il senatore Balboni – dalla eccessiva disponibilità a sorvolare su mancanze disciplinari anche gravi da parte della direzione”.

“Gli agenti – riporta il senatore dopo l’incontro in via Arginone – mi hanno chiesto di intervenire affinchè le richieste che hanno indirizzato al Dap e al Ministero della Giustizia siano esaminate nel più breve termine possibile. Ed è quello che farò. Inoltre mi sono impegnato a presentare quanto prima un disegno di legge per riformare il reato di tortura, che come è attualmente configurato, in modo eccessivamente generico e indeterminato, si è trasformato in un’arma di ricatto a disposizione dei detenuti più violenti e aggressivi per ottenere ciò che non spetta loro”.

Altro tema di grande rilievo è la cosiddetta vigilanza dinamica (ovvero il sistema delle celle aperte) “che lascia nella piena libertà i detenuti di circolare liberamente organizzandosi in gruppi e bande, che intimoriscono gli altri detenuti e sfidano persino gli agenti. Anche per questo gli agenti chiedono un protocollo dettagliato che stabilisca come devono comportarsi di fronte agli atti di resistenza che devono quotidianamente fronteggiare. Uno Stato degno di questo nome – commenta Balboni – non può permettere che i propri servitori non solo siano costretti a operare a rischio della propria incolumità, ma che addirittura si ritrovino persino sotto processo per aver fatto il loro dovere, come purtroppo avviene sempre più spesso”.

Al termine del lungo confronto Alberto Balboni, che è aanche presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, ha poi incontrato il direttore e il comandante del carcere assicurando loro tutto l’impegno per trovare le giuste risposte alle istanze del personale e per porre all’attenzione del Ministero la cronica carenza di organico che determina ulteriore aggravio nel lavoro degli agenti.

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