Sport
31 Dicembre 2009
Spal, un brutto 2009 e un 2010 incerto

In attesa di un cielo biancoazzurro

di Redazione | 6 min

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Esultanza SpalCala il sipario sul 2009. Come da tradizione, questi sono i momenti in cui si fanno i bilanci e si ipotizzano previsioni sull’avvenire. Proviamo allora a tracciare un quadro del 2009 della Spal e ad azzardare qualche sviluppo per l’anno a venire.

Iniziamo con le certezze e i dati di fatto. Conti alla mano crediamo che nessuno potrà rimpiangere questo anno solare che ha regalato, nel campionato scorso, la “sgretolazione” del sogno play off quando l’obiettivo sembrava già raggiunto e ora un penultimo, pericolosissimo posto in classifica nella stagione in corso.

Verrebbe quasi da dire che peggio di così non potrebbe andare. Ma visto che i biancazzurri, nella loro recente storia, sono piombati per tre volte in quarta serie, meglio non sfidare la sorte e lasciare che ciascuno attivi i propri riti scaramantici.

Analizzaiamo allora la situazione per ciò che concerne, squadra, apparato tecnico e società.

Alla chiusura del mercato estivo tutto sembrava quadrare. L’ossatura della squadra è rimasta per intero e sono stati aggiunti alcuni elementi per irrobustire i vari reparti. Solo l’attacco, privato di Arma a mercato chiuso, risultava deficitario. Poi, con l’arrivo di Cipriani, anche in avanti la Spal sembrava più attrezzata dell’anno passato. Quindi? I risultati e la classifica sono sotto gli occhi di tutti, conseguenze dirette di prestazioni decisamente scarse. Difficile capire la trasformazione in negativo che hanno subito tanti, troppi giocatori. Capecchi sembra il fratello scarso del portiere esperto e sicuro di un anno fa. E, seppur in modo differente caso per caso, lo stesso discorso vale anche per Lorenzi, Zamboni, Cabeccia, Centi e Cazzamalli. Per non parlare di Bracaletti, reduce da un precampionato e una Coppa Italia da massima divisione e involuto in modo incredibile, perdendo principalmente la concretezza, oltre al senso del gol. Allenatore 3

Se a questo sommiamo gli infortuni, i guai fisici e la scarsa condizione che hanno attanagliato in vari modi Rossi, Bazzani, Meloni e Cipriani, il quadro è quasi completo.

“Quasi” perché mancano all’appello giocatori come Bortel, Bedin, Valtulina e Migliorini, che dovevano fare la differenza e che invece si stanno esprimendo ben al al di sotto delle aspettative della vigilia. Fortunatamente rimangono Ghetti e Schiavon, due della vecchissima guardia, che finora non hanno praticamente mai tradito. Che dire poi sui giovani, Marongiu e Laurenti su tutti? Entrambi si sono messi in luce a sprazzi e forse meriterebbero maggiore continuità di utilizzo, perché la squadra ha bisogno di entusiasmo ed esuberanza, ma anche perchè sono un patrimonio della società, che sarebbe logico far fruttare.

Rimane fondamentalmente da capire il motivo per cui così tante pedine siano sotto i loro standard qualitativi. Non crediamo alle voci che continuano a circolare, relative a mensilità arretrate non ancora percepite. Su questo si è già espressa apertamente la società, precisando e ridimensionando l’ammontare delle somme. Sono situazioni che riguardano più o meno il 90% delle società di calcio e in ogni caso non giustificherebbero prestazioni come quelle fornite finora da questo gruppo.

00017738-originalSotto il profilo tecnico cresce la confusione. Dolcetti aveva l’abitudine di cambiare modulo e formazione quasi ad ogni partita. Dopo mezzo girone, con la squadra a metà classifica o poco più giù, la maggior parte degli sportivi ferraresi additava il tecnico lombardo come l’unico colpevole dei risultati prodotti da una squadra molle e senza fisionomia di gioco.

Una squadra, va ricordato, che sotto la sua gestione stagionale non aveva mai perso in trasferta, raccogliendo però ben 4 sconfitte casalinghe. In sostituzione di Dolcetti in tanti invocavano una guida esperta e per poco non si è giunti all’ingaggio di Ezio Rossi. Gli è subentrato invece Notaristefano, persona educata e perbene tanto quanto il mister precedente, ma senza un excursus particolarmente nutrito alle spalle. Nei propositi del neo tecnico l’utilizzo del modulo con le due torri bolognesi (Bazzani e Cipriani) e una nuova preparazione, per ottimizzare il rendimento. Gli effetti sono piuttosto lampanti. Zamboni e C. hanno cominciato a pareggiare, a fatica, in casa, ma hanno anche raccolto due sonore scoppole nelle ultime trasferte, fornendo prestazioni sempre più scoraggianti. Tutto ciò dopo che entrambi gli allenatori hanno provato praticamente ogni possibile modulo di gioco.

Veniamo infine alla società. Butelli e compagni di viaggio sono partiti con un leggero vantaggio rispetto ad altre gestioni precedenti: han goduto, prima ancora di insediarsi, dell’affetto e del sostegno di gran parte del pubblico. O perlomeno di quella parte che rappresenta il cuore pulsante del tifo spallino. Questo feeling, visti i risultati desolanti, va via via smorzandosi e non potrebbe essere altrimenti. Ma occorre fare dei distinguo. Pozzi ha recentemente dichiarato di assumersi tutta la responsabilità per la difficile situazione in cui è piombata la squadra. Un gesto nobile, ma anche giusto. Lui ha scelto questi giocatori e ora ha il dovere di capire il modo per farli rendere al meglio. Ma va anche detto che il digì bresciano, per quanto bravo e con un curriculum di tutto rispetto, non è infallibile. Con Arma aveva visto giusto, anche se alla fine della corsa non ha racimolato la cifra che avrebbe voluto. Con altri uomini non ha azzeccato la scommessa. Gente come Savi e Moro l’anno passato, Bedin, Valtulina, Bortel e Licata quest’anno, non sembrano calciatori in grado di esplodere da un momento all’altro per far fare il salto di qualità alla squadra.

Ma il più depresso in questo momento crediamo sia proprio il primo tifoso spallino. Butelli era lui il primo ad attendersi molto di più da questa Spal, dopo il buon antipasto dell’anno scorso che, malgrado il finale amaro, non era stato assolutamente un cattivo risultato per una neo promossa costruita in fretta e furia.

Alle vittorie che non arrivano vanno poi sommate le lamentele del presidente (fatte sempre in sordina e con molto, molto garbo n.d.r.) sul fatto che a gestire la Spal sia stato lasciato del tutto solo. L’impressione che possiamo trarre è che quando l’imprenditore porrettano ha deciso di imbarcarsi nell’avventura biancazzura, gli fossero state fatte promesse circa il coinvolgimento delle istituzioni e dell’imprenditoria locale, sotto forma di partecipazioni societarie e sponsorizzazioni. Invece, complice la crisi che colpisce la nostra provincia in modo più violento di altri luoghi, di tutto questo non si è vista traccia.

Se a ciò sommiamo che la Spal non è ancora riuscita a valorizzare a dovere giovani talenti da rivendere in categorie superiori per far fronte a spese e investimenti, sul modello virtuoso di altre provinciali, lo scenario si fa ancora più cupo e poco rassicurante.

Al solo Butelli non si può chiedere più del tanto che sta già facendo. Di questo passo, come già anticipato a chiare lettere, gli interventi sul mercato di riparazione saranno limitatissimi e rapportati solamente a eventuali giocatori in uscita. E, ancor peggio, in estate molto probabilmente si dovrà rinunciare a quei tesserati con ingaggi pesanti (Zamboni, Lorenzi, Capecchi, Bazzani, Bracaletti) puntando su giovani di belle speranze ma dal futuro incerto.

Ma il futuro, come si sa, non è scritto e tutto può ancora cambiare. Non resta che augurare a tutti gli sportivi ferraresi un 2010 positivo di soddisfazioni e soprattutto un accorato e indelebile Forza Spal!

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