Ferrara registra un’incidenza di 5,6 casi ogni 100mila abitanti, pari a 376 nuove diagnosi di infezione da Hiv tra il 2006 e il 2024. Un dato che, all’interno del quadro regionale, colloca la provincia estense tra quelle meno colpite dell’Emilia-Romagna, regione che continua a essere al terzo posto in Italia per numero di casi complessivi. Nel solo 2024, i nuovi positivi intercettati nel ferrarese sono stati 17, un valore analogo a quello di Rimini e Forlì-Cesena.
I dati sono stati illustrati in Regione in commissione Politiche per la salute, presieduta da Giancarlo Muzzarelli, in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, che si celebra l’1 dicembre.
Il trend regionale mostra una diminuzione delle nuove diagnosi: da 368 nel 2006 a 197 nel 2024, con un calo del 46,5%. Nonostante ciò, il nodo principale resta quello della diagnosi tardiva, che nel 2024 ha riguardato il 56% dei casi, rendendo più complessi i percorsi di cura e aumentando i rischi per la salute pubblica.
Rispetto alle altre province, Rimini (8,5 casi ogni 100mila abitanti, 532 diagnosi in 19 anni) e Parma (8,4 e 708 casi) restano quelle più colpite. Seguono Ravenna (535 casi), Forlì-Cesena (496), Reggio Emilia (612), Bologna (1.204), Modena (782) e Piacenza (315). In Emilia-Romagna le nuove diagnosi nel 2024 sono state 197: 37 a Modena, 25 a Bologna, 19 a Reggio Emilia, 19 a Ravenna, 30 a Parma, 17 a Rimini, 17 a Ferrara, 17 a Forlì-Cesena e 16 a Piacenza.
Sul fronte nazionale e regionale il quadro è stato illustrato in commissione Politiche per la salute, in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids. Le persone diagnosticate nel 2024 risultano prevalentemente maschi (74%), tra i 30 e i 39 anni (30%) e italiani (67%). La trasmissione avviene soprattutto per via sessuale (87%), ma tornano a crescere i casi legati alla tossicodipendenza.
Sul fronte delle terapie e della prevenzione, nei primi dieci mesi del 2025 in Emilia-Romagna sono state erogate 10.535 confezioni di PrEP, la profilassi pre-esposizione distribuita gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale dal 2023, con circa 3.600 persone in carico. Nel 2024 sono state inoltre distribuite 35.984 confezioni di preservativi tramite i consultori regionali.
“L’impegno che vogliamo portare avanti – ha sottolineato in commissione Muzzarelli – è quello di una cultura della prevenzione per assicurare risposte. Gli obiettivi che abbiamo come Regione sono quelli di proteggere la salute individuale per evitare di contrarre l’infezione, ridurre la diffusione e l’impatto sul sistema sanitario regionale, promuovere la consapevolezza della prevenzione sottoponendosi ai test e usando il profilattico”.
Elena Ugolini (Rete Civica) ha chiesto la motivazione per cui “in Emilia-Romagna non sarà più possibile aderire al servizio di profilassi preventiva per chi viene da fuori regione”.
Eleonora Proni (Pd) ha sottolineato come “le cose da fare siano ancora moltissime anche se la situazione è cambiata rispetto a quello che si è vissuto negli anni 90 per quanto riguarda pregiudizi e stigmi” e ha chiesto “come intrecciare il lavoro di prevenzione e cura coi Cau e la medicina territoriale, in particolare nei piccoli centri”.
Nicola Marcello (FdI) ha evidenziato “l’assenza in commissione dell’assessore alla Sanità, vista l’importanza dell’argomento” e ha aggiunto “come regione siamo sul podio delle nuove diagnosi per cui l’impegno deve essere massimo. Bisogna rimediare alla mancanza di test rapidi gratuiti ed evitare di escludere dalla Prep le persone residenti fuori regione”.
Per Paolo Trande (AVS) “è importante cogliere suggerimenti provenienti dall’esposizione di persone competenti e trasformarle in indirizzo politico. Dobbiamo intervenire in particolare sulla prevenzione e fare in modo che i numeri diminuiscano ulteriormente. Un altro spazio sul quale dobbiamo intervenire è quello del rischio oncologico per pazienti con Hiv. Uno dei rischi più grandi è il calo di attenzione sull’Hiv ma il problema ancora esiste e non è solo delle cosiddette categorie a rischio”.
Lorenzo Casadei (M5s) ha commentato: “La prevenzione è ancora oggi sottovalutata perché purtroppo ha parametri diversi da quelli della medicina. Gli anni di studi hanno permesso di arrivare a questo punto: l’Hiv, l’Aids e altre malattie virali possono essere prevenute coi giusti strumenti e la giusta conoscenza, anche responsabilizzando le persone e accompagnandole a superare le barriere culturali”.
Per Giovanni Gordini (Civici con de Pascale) “il tema dello stigma va superato cercando di parlare a tutti per proteggere la popolazione. Bisognerebbe pensare a forme di servizio funzionali a questo scopo”.
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