Portomaggiore. “Incorrono in tutto il nostro biasimo quelle terribili parole espresse da una persona che non è certo un imam”. È netta la presa di posizione di Waqas Bashir Muhammad, 39 anni, presidente dell’associazione Portamico, dopo la recente trasmissione televisiva andata in onda su Rete 4 che ha riacceso tensioni tra cittadini italiani e immigrati a Portomaggiore. Portamico è una realtà multietnica di volontariato nata quasi vent’anni fa dall’iniziativa di un gruppo di cittadini di origine marocchina, italiana, pakistana, ucraina e di altri Paesi, impegnati per favorire il dialogo interculturale e la convivenza pacifica.
“E’ inaccettabile usare un episodio isolato come arma per screditare e colpire una comunità e il sindaco di quel paese – spiega Bashir –. Questa non è giustizia, è strumentalizzazione. Chi agisce così non difende valori, ma interessi. Un conto è condannare un comportamento sbagliato, un altro è sfruttarlo per ottenere consenso. In realtà si tratta di problemi sociali complessi, ai quali come associazione stiamo cercando di dare risposta da molti anni con azioni concrete, in collaborazione con il Comune e diverse associazioni del territorio. Le parole sono importanti: non vanno sottovalutate, ma nemmeno strumentalizzate. È grave che, a partire dalle dichiarazioni di una singola persona, si sia arrivati a colpire un’intera comunità. Quelle frasi non rappresentano il pensiero di tutti i cittadini portuensi di origine pakistana o marocchina, e non devono diventare motivo di discriminazione religiosa”.
Secondo Bashir, la “bufera” esplosa sui gruppi social non fa che aumentare la tensione e la paura tra le famiglie: “Questa situazione sta preoccupando molto la nostra comunità. Portomaggiore è un paese dove la convivenza è reale, costruita giorno per giorno, e non può essere cancellata da pochi episodi o parole sbagliate”.
Negli anni Portomaggiore ha visto crescere una significativa presenza di cittadini di origine straniera, favorita dalla possibilità di lavorare nelle aziende agricole della zona e dalla posizione strategica del paese, collegato da una linea ferroviaria che unisce Bologna, Ferrara e Ravenna. “Molti di noi hanno trovato qui una seconda casa – racconta Bashir –. Io stesso ho scelto di dedicarmi al volontariato dopo aver conosciuto Germana, una delle fondatrici di Portamico, che donava il proprio tempo per aiutare persone alle prese con permessi di soggiorno, cittadinanza, iscrizioni scolastiche e sanitarie. Vedere qualcuno che si spende per gli altri senza chiedere nulla in cambio mi ha attivato alla solidarietà”.
Portamico è un punto di mediazione linguistica e culturale, che collabora con altre realtà associative e l’ente comunale in attività e progetti rivolti a tutta la cittadinanza, in particolare dai corsi di lingua italiana alle iniziative per l’incontro e la partecipazione delle donne, all’informazione sanitaria e al sostegno scolastico per i più piccoli.
“Il nuovo sportello lavoro è nato in collaborazione con l’Agenzia regionale per il lavoro e il Comune di Portomaggiore nell’ambito della lotta al caporalato e dello sfruttamento, che l’amministrazione comunale sta portando avanti. Solo due settimane fa – conclude Bashir – durante un incontro con il sindaco, l’Agenzia regionale ha confermato che circa 800 persone lavorano nelle aziende agricole del portuense, per la maggior parte di origine pakistana, una decina marocchini e afghani. Nessun italiano cerca oggi questo tipo di lavoro. È bene ricordarlo, perché dietro ogni numero ci sono famiglie, storie e contributi fondamentali alla vita del nostro territorio. Portamico continuerà a lavorare perché nessuno si senta escluso e perché Portomaggiore resti un luogo di dialogo e rispetto reciproco”.
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