di Romeo Farinella*
Su diversi temi riguardanti Ferrara la strategia di questa amministrazione è non avere strategia, non proporre visioni. Si tratta di un disegno, di una volontà di governare (o comandare) affrontando vari temi che apparentemente danno lustro alla città, ma senza che vi sia un retrofit in termini di qualità urbana diffusa, di coinvolgimento dei cittadini e di crescita economica.
Questa premessa mi consente di riprendere il dibattito, di questi giorni, sull’Hub Unesco alla Porta degli Angeli, una proposta chiaramente retorica, fondata sulla forzatura di un messaggio positivo (essere sito Unesco) che non trova riscontro nella capacità della struttura in questione di ospitare funzioni culturali.
Cosa sia un Hub Unesco è tutto da dimostrare, in realtà per come è posto a Ferrara al momento sembra non essere nulla: è pura retorica nonostante abbia ricevuto dei finanziamenti. Nel mondo ci sono diverse strutture che potremmo definire Hub Unesco. Si tratta di luoghi ritenuti di riferimento per la ricerca, la formazione, la diffusione di conoscenze su temi considerati prioritari dall’Unesco, associati di norma con le ragioni culturali che identificano la città che li ospita (per Ferrara l’urbanistica storica e il delta).
Ma serve spazio fisico perché all’interno si svolgono attività seminariali e espositive rivolte al mondo intero perché l’Unesco è una istituzione internazionale e un suo Hub, in qualunque città sia ospitato, deve essere ricettivo, propositivo, multiculturale, quindi attirare ricercatori, turisti, curiosi, studenti, ecc.
L’edificio di Porta degli Angeli non ha le caratteristiche per ospitare tutto questo e una operazione di questo tipo si potrebbe associare alla costituzione di un “Laboratorio attivo della città” dove storia, informazioni, eventi, esposizioni, cittadinanza attiva dovrebbero configurare un luogo di riflessione e incontro per numerosi soggetti.
Le preoccupazioni espresse da Italia Nostra sono condivisibili, è assurdo pensare di aggiungere un volume alla Porta degli Angeli per contenere le funzioni dell’Hub quando siamo pieni di edifici inutilizzati o sottoutilizzati in centro. Non se ne sente il bisogno, nemmeno dal punto di vista percettivo perché sbilancerebbe il senso della prospettiva che inquadra le “mura degli angeli” e confluisce nella sua porta. Si tratta di un luogo che ha raggiunto un suo equilibrio spaziale, dove il tempo è diventato forma, con le sue rughe e le sue indeterminatezze. Perché sottoporlo a lifting?
Tra l’altro un Hub Unesco per le funzioni che potrebbe ospitare avrebbe anche bisogno di una accessibilità che quel sito, visto il suo valore patrimoniale e paesaggistico, ragionevolmente non potrebbe garantire, ma visto che si intende trasformare la Certosa in un parcheggio a pagamento ormai tutto è possibile. Dobbiamo prendere atto che, al di là dei singoli interventi di cui discutiamo, ciò che è sotto attacco è l’idea di città che il “Progetto Mura” aveva consolidato.
Non si tratta di una riattualizzazione di quella idea che sarebbe necessaria ma di una programmata cancellazione. È questo il nemico da abbattere per questa amministrazione, è questo il quadro valoriale da eliminare, del resto in totale armonia con il Governo Meloni che ora intende, con una circolare, chiudere le scuole di specializzazione e dottorali per la formazione dei dirigenti preposti alla tutela del patrimonio.
Quindi un’alta formazione sostituita da una formazione di base, quale è una laurea, che diviene sufficiente per svolgere funzioni delicate di tutela, valorizzazione, comunicazione, gestione del patrimonio culturale.
Se penso all’Ircai di Lubiana (Unesco Category 2 Centre) che ho avuto modo di visitare, questo contiene sale conferenze, meeting rooms, spazi per workshop. La Porta degli Angeli è un edificio che ha un valore simbolico da visitare in quanto manufatto che appartiene al sistema delle mura, non deve necessariamente ospitare funzioni, in ogni caso impattanti per piccoli edifici storici.
Un progetto di Hub Unesco dovrebbe fondarsi innanzitutto sulle ragioni che hanno reso la città e il territorio ferrarese patrimonio, dovrebbe quindi essere un progetto concepito in accordo con l’Unife che ha due cattedre Unesco, coinvolgendo le realtà culturali cittadine e del territorio ed essere ospitato in uno spazio come l’ex Teatro Verdi creando sinergie con le attività che già si svolgono. O cercare di utilizzare spazi di questa natura nel centro storico, fornendo anche un servizio informativo ai turisti sulla storia della città che è così ricca, andando oltre gli stereotipi della comunicazione attuale.
Ma questo fa parte di una visione, e di strategie, che non appartengono a questa amministrazione, e che presuppongono una visione di largo respiro, dove il riconoscimento Unesco entra in relazione con la gestione della città e i suoi problemi, che sono tanti in termini di manutenzione, di strangolamento da traffico privato, di aria inquinata, di invasione del centro storico da parte delle automobili, di eventi ludici devastanti per il patrimonio urbano e paesaggistico, di disagio abitativo e marginalità economica.
Problemi che andrebbero affrontati con un gioco di squadra, ben oltre le appartenenze politiche. Tutti indicatori di una crisi che è meglio nascondere sotto le immagini tranquillizzanti di un passato storico dove gli armigeri combattono tra di loro senza ferirsi, dove le dame e le donzelle passeggiano in una città dove a quel tempo si sarebbero insozzate di fango ed escrementi, dove le prelibatezze gastronomiche di cui andiamo fieri erano appannaggio di pochi.
Ma si sa le narrazioni nascono anche dalla selezione dei messaggi che si vogliono trasmettere, e quindi probabilmente Ferrara avrà un ulteriore Hub patrimoniale che in realtà non lo è, come ha tutti gli Hub (mobility, green) e gli Urban Air Quality Living Labs del progetto Air Break. Insomma, si potrebbe dire con una battuta che Ferrara si appresta ad avere più hub che abitanti, ma la città è sempre più sporca, inquinata, rancorosa e in crisi nella sua debole identità contemporanea, ma soprattutto è vuota di progettualità politica.
*professore di urbanistica dell’Università di Ferrara