Alle 16.58 in punto, sotto il Volto del Cavallo a Ferrara, il gruppo locale di Agende Rosse ha osservato un minuto di silenzio per ricordare Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, morti in via D’Amelio.
Era il 1992, 33 anni fa, e oggi dicono, “ci troviamo a riflettere su una vicenda che, a oltre trent’anni di distanza, continua a scuotere le fondamenta della nostra democrazia e della nostra giustizia”.
“È importante continuare a ricordare – dice ai nostri taccuini Paride Guidetti per Agende Rosse Ferrara – fino a quando non verrà emessa una sentenza di verità perché Paolo Borsellino non potrà più tornare in vita, come i cinque agenti di scorta, ora si può solo chiedere che la giustizia arrivi fino in fondo”.
Prima del minuto di silenzio leggono un riassunto tratto da un articolo scritto da Giuseppe Pipitone, giornalista de Il Fatto Quotidiano, e pubblicato sul sito nazionale di riferimento per Agende Rosse.
“Il 14 luglio 2025, a Caltanissetta, – leggono riprendendo dall’articolo – un colpo di scena ha riaperto una pagina che sembrava destinata a chiudersi. La giudice Graziella Luparello ha sospeso l’archiviazione dell’inchiesta su quelle stragi, accogliendo l’istanza dell’avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso il 19 luglio 1992”.
Il legale avrebbe portato nuovi elementi che getterebbero “luce su un tassello finora sottovalutato: il ruolo e le conoscenze di Paolo Borsellino nei giorni immediatamente precedenti la sua morte, in particolare rispetto alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Alberto Lo Cicero”.
Fanno riferimento a un verbale dell’incontro che si tenne il 15 luglio tra Borsellino a altri magistrati di Palermo e Caltanisetta, “un documento di enorme valore, non solo storico, ma giudiziario” che “non era mai emerso in 33 anni di processi”.
“Oggi – concludono -, grazie all’ostinazione di familiari come Salvatore Borsellino, e al lavoro di avvocati come Fabio Repici, la giustizia ha un’altra occasione per non archiviare troppo in fretta la verità. Il prossimo 22 settembre si terrà una nuova udienza. Forse, sarà un altro passo per restituire dignità non solo alla memoria di Paolo Borsellino, ma anche alla nostra democrazia”.
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