Cronaca
8 Novembre 2021
Un imprenditore veneto ha perso quasi 20mila euro. “Aveva un cognome diverso”. Lo ha riconosciuto su Estense.com

L’ex broker Mazzoni ha colpito anche lontano da Ferrara

di Marco Zavagli | 4 min

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Raffaele Mazzoni

“Quando ho visto il suo volto su Estense.com sono saltato sulla sedia”. Il volto è quello di Raffaele Mazzoni. A parlare è A., 43 anni, imprenditore veneto che è finito nella rete dell’ex broker ferrarese condannato per truffa e abusivismo finanziario a 8 anni e 6 mesi per il buco di 12 milioni di euro che nel 2013 aveva bruciato ii risparmi di circa duecento clienti.

A. conosce Mazzoni nel luglio 2018, in un paesino in provincia di Verona. “Lui però si faceva chiamare con il nome della moglie”. L’incontro avviene all’interno di una comunità cattolica che assiste persone in difficoltà. “In quel periodo lui abitava in quella zona, ospite del fratello del parroco della comunità”. E sarebbe stato proprio il sacerdote a farli incontrare.

“Io ero in un periodo buio della mia vita. Stavo affrontando una separazione coniugale. Mi sono trovato di punto in bianco fuori di casa”. Gli viene consigliata quella comunità. “Per una settimana, mentre cercavo un alloggio, ho dormito in un capannone. Lo stesso capannone dove lavoravo di giorno. Una delle prime cose che mi hanno chiesto è se avessi beni intestati. All’inizio non lo trovai strano”.

Poi l’incontro con Mazzoni. “Il parroco mi disse che poteva darmi una mano nel tenere la contabilità della mia azienda. Sembrava anche lui un prete… si presentava bene. A vederlo da fuori sembra impossibile che sia stato capace di truffare tante persone”.

In quel momento Mazzoni era in attesa del processo d’appello. Non poteva operare più come broker finanziario e verosimilmente i suoi conti erano stati bloccati per risarcire in parte i creditori.
“Era bravissimo a farti vedere le cose che non sono vere – ammette oggi A. -. Prometteva un grosso ritorno economico e e quindi mi propose delle operazioni finanziarie o immobiliari”.

E così il 43enne, fin troppo “sprovveduto” per sua stessa ammissione, consegna in varie tranche 18mila euro. “Ma mai a lui direttamente. Mi diceva che aveva avuto problemi con un conto e quindi me li fece versare in favore di familiari”.

Dal conto bancario di A. parte il 28 febbraio 2019 un bonifico in favore di un familiare di Mazzoni: 3.245,56 euro. “Altri 3mila li ho inviati a un altro familiare ancora. Più visti”.

Eppure “in un paio di volte gli avevo chiesto di restituirmi almeno parte dei soldi. Ma lui si metteva a pingere, diceva che al momento non li aveva. Eppure il don mi aveva detto che lavorava in banca”.
Altre somme vengono bonificate in favore della comunità cattolica: il 14 dicembre 2018 partono 5.300 euro; il 18 gennaio 2019 altri 950. La causale riporta “erogazione liberale”.

“Altri soldi, 5mila euro, ancora li ho fati a un’altra persona vicina al parroco. Quest’ultimo però me li ha restituiti”.

E gli altri? “Mazzoni era sparito. La comunità fece orecchie da mercante”. Si arriva alla fine del 2019, quando A. scopre la faccia e il vero nome dell’ex broker su un articolo di Estense.com. “Mi sono tremate le gambe… il cerchio si era chiuso”.

A. non ha fatto denuncia. “L’avvocato mi ha scoraggiato. Avendo fatto dei bonifici volontari sarebbe molto difficile provare un eventuale raggiro”.

Estense.com ha contattato il sacerdote della comunità. “Non lo abbiamo mai ospitato qui” assicura il parroco, che alla domanda se fosse a conoscenza di soldi elargiti in favore della struttura afferma perentorio “no, è impossibile. È difficile che una fondazione riceva cifre del genere”. E, nel caso, la comunità sarebbe pronta a restituirli? “Quando uno fa una donazione a una fondazione non può riaverli indietro: è una donazione liberare”. Il parroco ha promesso che avrebbe controllato i versamenti per sicurezza e che ci avrebbe fatto sapere.

Questo un paio di settimane. Nel frattempo A. si è ripromesso di non metter più piede in quella comunità e di non riporre troppa fiducia negli sconosciuti che magnificano lauti guadagni.
“Sono stato ingenuo – scuote la testa A. -. So che gran parte della colpa è mia, ma mi hanno perso nel momento peggiore della mia vita. Vi ho contattato nella speranza che non siano finite nelle rete anche altre persone”.

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