La sua elezione, visto l’iniziale peso delle forze in campo, ricorda la vittoria di Davide contro Golia. Senza scomodare ingombranti paragoni da Sacra scrittura, quali crede siano stati i valori aggiunti che hanno portato a questo risultato?
Non mi permetto di dare un giudizio di merito sull’operato dei sindaci che mi hanno preceduto perché sono certo che tutti abbiano cercato di fare del loro meglio. Tuttavia, se nessuno negli ultimi vent’anni è stato confermato per un secondo mandato qualche ragione ci sarà. Per dirla in maniera semplice: al di là degli atti amministrativi, probabilmente buona parte delle e dei centesi non sente espresse pienamente le proprie esigenze, il bisogno di mettere, in questi anni incerti, un piede nel futuro con sicurezza. Noi abbiamo voluto rappresentare questo sguardo verso il domani, senza fare polemiche, mettendo l’accento sui progetti, sull’essere una comunità fatta di tante differenze unita per il bene comune. Penso anche che la mia giovane età e quella di tante candidate e di tanti candidati, che è stata presentata come fosse un handicap, abbia invece convinto che abbiamo l’energia che serve e che lavoreremo a testa bassa per ottenere buoni risultati.
Quanto ha contribuito, per fare il verso a Nanni Moretti, dire “cose di sinistra”?
Oltre che di contenuti, parlerei di metodo: a queste elezioni il centrosinistra era tutto a sostegno della mia candidatura, non sono state presentate liste alternative. Il fatto che si fosse uniti e che nessuno abbia sgomitato per prevalere, anzi, che si sia lavorato sempre in sintonia, è stato sicuramente apprezzato, tanto che già la prima uscita a Corporeno ha visto una grande partecipazione. Una partecipazione che è diventata via via sempre più ampia, ad esempio agli eventi che hanno visto la presenza del presidente Stefano Bonaccini. Questo, unito al fatto che abbiamo battuto a tappeto ogni angolo di Cento e delle frazioni, ha fatto sì che si sia sprigionata un’energia positiva, anche festosa, che credo abbia aiutato a raggiungere il risultato del primo turno e poi quello finale. Chi ha agitato lo spauracchio della sinistra brutta e cattiva non ha fatto i conti col fatto che siamo tutte persone ben conosciute: le pare che possa fare paura a qualcuno? Hanno descritto una realtà che non risponde al vero e sul piano locale, dove ci si conosce bene l’un l’altra, le fake news proprio non funzionano.
Cose di sinistra a parte, lo invierà per natale un bel pandoro a Pettazzoni?
Nei commenti dopo il ballottaggio la destra ha dato la responsabilità della sconfitta di Toselli al fatto che Pettazzoni abbia presentato una propria candidatura alternativa. Oltre a essere una lettura semplicistica – che ricorre a calcoli matematici e non cerca di comprendere le ragioni sociali, culturali e politiche di una sconfitta – racconta l’opposto della realtà. Com’è stato possibile che dopo cinque anni di opposizione aspra al sindaco Toselli da parte di tutta la destra centese i vertici ferraresi, anziché proporre un proprio candidato, hanno deciso di sostenere il sindaco uscente? Le responsabilità delle divisioni a destra non sono di Pettazzoni, Giberti, Veronesi e Mattarelli, che hanno reagito a un diktat incomprensibile, ma di chi ha fatto una scelta che è risultata inspiegabile e inspiegata. Altrettanto assurdo era pretendere, dopo avere addirittura espulso due attivisti storici come Pettazzoni e Giberti, che gli stessi dessero indicazione di voto per Toselli. Io non sono certo un fenomeno, né un frequentatore stagionato della politica, ma mi sembra che la destra abbia sbagliato su tutta la linea.
Quando ha iniziato a fare politica attiva? Il Partito democratico è stato il primo o l’ultimo approdo?
Sono stato iscritto al Partito democratico, ma da anni non ho tessere in tasca. Guardo con interesse al progetto di costruzione di un campo ampio della sinistra portato avanti da Enrico Letta, Elly Schlein, Stefano Bonaccini e tante altre e tanti altri attraverso le cosiddette Agorà. Ora, però, sono focalizzato sul mio ruolo di sindaco: guardo con interesse a quello che succede a livello nazionale, ma la mia attenzione è tutta dedicata alla nostra comunità.
Qual è il segreto per avvicinare i giovani alla politica? E quali sono i progetti che, come sindaco, ha intenzione di mettere in campo per coinvolgerli?
Nessun segreto: per quanto riguarda le persone in lista e quelle che mi sono state più vicine, per la gran parte si può dire che siamo cresciuti assieme, dall’asilo alle scuole all’università, nei gruppi sportivi, nel volontariato, nell’associazionismo. Insomma, il gruppo c’era già e questa caratteristica probabilmente ha indotto altre persone giovani a riconoscersi nella nostra proposta. Ma credo che lo stesso sia valso per persone più anziane: a molte ha fatto piacere vedere dei e delle giovani impegnarsi e portare energia nuova in un panorama politico bloccato da troppi anni, spesso con protagoniste le stesse persone.
Integrazione e inclusività: delle culture, delle comunità, dei soggetti appartenenti a fasce deboli, come anziani, disabili, bambini. ll comune di Cento, come ormai la maggioranza dei territori limitrofi e non, vanta una forte eterogeneità anche su questo fronte. Sul piano dell’inclusività e dell’integrazione, e della sensibilizzazione, spesso strettamente correlata ad esse, cosa si propone di fare come sindaco?
Com’è noto, abbiamo un enorme problema demografico: gli anziani, spesso soli, sono sempre più numerosi, mentre i giovani sono sempre meno. In parte questo gap viene sopperito da giovani migranti, ma anche questo non basta. È un tema che riguarda tutta Europa e che mette in discussione lo stesso welfare: sanità, servizi alla persona, pensioni e può generare tensioni. La prima cosa da fare sta nel non alimentare queste asperità. Siamo comunità più ricche di sfumature di quanto fossimo anche solo vent’anni fa. Non solo la convivenza è possibile, ma se improntata al dialogo e al bene comune sarà senz’altro fruttuosa. Il mio impegno in tal senso è totale.
Qual è stato il sentimento predominante quando si è seduto su quella scrivania con la foto del Presidente della Repubblica alle spalle?
Quando sono entrato nell’ufficio del sindaco ero solo. Mi sono seduto alla scrivania e ho sentito tutta la responsabilità di quel ruolo. Ho pensato che chi mi ha preceduto negli anni forse aveva provato lo stesso sentimento e gli stessi timori. Mi sono chiesto se sarò all’altezza delle aspettative e dei bisogni della cittadinanza. La figura del Presidente Sergio Mattarella – verso il quale provo grandissima stima e gratitudine perché in questi mesi tragici ha svolto un ruolo fondamentale, dando sicurezza e fiducia al Paese, accompagnandoci verso l’uscita dalla crisi pandemica – è di grande ispirazione e stimolo a mettere tutto me stesso in questo ruolo di servizio, ad assumere a pieno ogni responsabilità.
All’alba della vittoria della Lega a Ferrara, Matteo Salvini parlò di modello di buon governo da esportare nel resto della Regione. Erano già in vista le elezioni regionali, ma la storia ci ha mostrato che il ‘modello Naomo’ come grimaldello per conquistare Via Aldo Moro è stato tutto fuorché utile. Pensa viceversa che il ‘modello Cento’ (un candidato giovane, con programma e idee chiari, che possa catalizzare i consensi del centrosinistra) possa essere esportato nel comune capoluogo?
Ogni comunità ha la propria storia e i modelli, alla prova dei fatti, non sono mai validi per tutte. A Ferrara la sinistra deve imboccare un proprio percorso e, da questo punto di vista, non ho nulla da insegnare. Però una cosa la posso dire: noi, io e la mia squadra, ci siamo candidati avendo contro tutti i pronostici, sulla base della percezione che i e le centesi volessero uscire da 5 anni di immobilismo e che noi potessimo rappresentare questa voglia di ripartire e, come le dicevo poco fa, di guardare con fiducia al futuro. C’è voluto un pizzico di coraggio, l’assumersi il rischio della sconfitta, senza andare contro nessuno ma valorizzando le nostre idee, i nostri progetti. Ecco, se una cosa posso suggerire, in generale, non solo a Ferrara, è di non avere timore di battersi per le proprie idee, senza scimmiottare nessuno, senza rincorrere il consenso e correre anche il rischio della sconfitta, ma seminando le idee che si ritengono giuste.
Cosa si aspetta nei suoi primi 100 giorni da primo cittadino?
Ci sono tante cose da fare, a partire dalla riapertura degli edifici inagibili dal sisma del 2012, ma soprattutto non possiamo mancare l’appuntamento con il Pnrr. Potremo intercettare quelle risorse a condizione di presentare progetti seri e funzionali a rilanciare Cento. Vedremo se serva rafforzare, anche solo temporaneamente, l’area tecnica dell’amministrazione comunale per raggiungere questo traguardo.