Difficile rimanere insensibili di fronte a un incipit del genere. Sappiate che non è altro che l’adattamento del titolo di un libro curato da Moni Ovadia che lessi una ventina di anni fa. Il neo direttore del Teatro Comunale di Ferrara firmava un volume della Piemme che raccoglieva una sequela preziosa di witz ebraici.
Allora era “Così giovane e già ebreo”, ma oggi mi permetto di far notare che Moni Ovadia è all’alba dei 75 anni. E mi permetto di far notare anche che le polemiche, da destra e sinistra, sulla sua nomina mi scuotono così come questo titolo apparentemente antisemita può scuotere lettori accidentali.
Moni Ovadia è una ricchezza per Ferrara. È una fortuna. È una gioia. Anche per chi non è mai entrato in un teatro o non ha mai assistito a una sua performance. Non vorrei sembrare di gusti troppo ricercati, ma dopo gli sbarchi di J-Ax e Nek a Ferrara, passando per il cantastorie Skoll, quello che può riservare la direzione teatrale di Ovadia è solo manna dal cielo.
Chi si sente spiazzato da un artista di sinistra che entra alla corte della Lega, può dormire sonni tranquilli. In questa operazione di verde non c’è nulla. Immaginate gerarchi e boiardi di partito nel leggere le dichiarazioni di Ovadia di appena qualche anno fa in merito al loro mondo (perdonate se saccheggio wikipedia): “La ziganofobia è una delle forme più ripugnanti e vili di razzismo, prova di un’imbecillità senza limiti”; “Gli imprenditori del panico, delle paure irrazionali sanno che elettoralmente rende molto prendersela con gli ultimi, con gli indifesi che risultano “estranei” per l’uomo della strada, figura retorica, inesistente parametro della più sudicia propaganda. Dell’odio”; “Bisogna essere davvero infami per prendersela con chi non ha una nazione che lo difenda, che non può mettere in campo forze economico finanziarie per arginare le politiche persecutorie pensate e concepite come perfetta arma di distrazione di massa”; “Il cazzaro verde adesso sta esagerando. Dal fare il mestiere del populista si è montato la testa, si comincia a prendere troppo sul serio, agitando come Torquemada il Vangelo”.
Potrete capire l’impaccio che avrà attraversato le stanze di palazzo municipale quando Vittorio Sgarbi ha lanciato – e imposto – la sua idea. E a Sgarbi, spiace ammetterlo, va riconosciuto il merito di aver guardato alle idee e non alle ideologie.
C’è chi sostiene che il nuovo direttore sarà una marionetta nelle mani del presidente di Ferrara Arte. Credo che Sgarbi patisca “la vendetta della vendetta del peccato antico”. Il Paradiso di Dante in questo caso va letto come: ha fatto delle cazzate e non può che continuare a farne.
Ci vedo miopia in questa facile lettura. Penso che Sgarbi abbia portato a Ferrara una persona che arricchirà la nostra città. Merito suo? Pazienza. D’altronde non è merito suo, anche se condiviso, l’essere cofirmatario insieme a Franceschini della legge istitutiva del Museo dell’Ebraismo e della Shoah?
E soprattutto, davvero si può credere che un artista del livello di Ovadia, giunto alla rispettabile età di 75 anni, possa compromettersi per un incarico di tale portata?
D’altronde, se avesse fame di soldi e potere, lui che ha avuto “le pezze al culo come nessuno di voi può immaginare” (così l’ho sentito rivolgersi ai dipendenti del Comunale nel suo primo saluto), avrebbe di buon grado accettato anni fa un seggio nell’Europarlamento. E invece, una volta eletto con L’Altra Europa con Tsipras nel 2014 rinunciò alla poltrona in favore del primo dei non eletti della sua circoscrizione, come aveva promesso il giorno in cui accettò quella candidatura.
E poi che sollievo vedere come una volta tanto l’Italia parli di Ferrara per qualcosa di benemerito e non per le continue Naomate, o le delibere discriminatorie di Alan Fabbri pluribocciate dal tribunale, o per gli shitstorming, gli ipotizzati tentativi di corruzione, il milione di Belsito per le scuole di Bondeno, il trinciarom, il video con la pistola a letto…
Insomma, Moni Ovadia è aria che si può finalmente respirare a pieni polmoni. E se dovessi sbagliarmi, beh, lo ammetterò volentieri.
Nel frattempo sto lavorando al mio prossimo errore.
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