Pni 2025: Legacoop Estense e Indicoo premiano l’innovazione che nasce dalla ricerca
Legacoop Estense e Coopfond, attraverso Indicoo, saranno tra i protagonisti del Premio Nazionale per l’Innovazione 2025 (Pni)
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L’ultima assemblea dei dipendenti Carife
“Ferrara non meritava di finire così”. È uno sguardo lucido e afflitto, di chi non riesce più a riconoscere “la donna che ha amato”. È uno sguardo che arriva da lontano quello di Giuseppe Grassano, direttore generale di Carife dal settembre 2009 al settembre 2010.
Il dg salvabanche che arrivò dopo la gestione Murolo ha mantenuto tanrti contatti a Ferrara, tra amicizie e conoscenze. E anche nei giorni scorsi “ho ricevuto diverse telefonate da ex colleghi, preoccupati degli imminenti tagli”. Mentre oggi si attende l’avvio ufficiale della trattativa per limare la scure dei 400 esuberi, Grassano ripensa alla Carife che fu, quella “dei tempi di Pezzini”, il direttore degli anni ’70 e ’80.
“Ero convinto – ricorda a proposito del proprio arrivo in città -, quando accettai l’incarico, di trovarmi ancora di fronte la “Cassa di Pezzini”. Volli firmare per un solo anno e avevo resistenze per assumermi l’incarico di direttore, ma non mi chieda il perché. Già allora i numeri dicevano che andava fatto qualcosa. Parlo dell’ ottobre del 2009. Poi sappiamo come è andata”.
Lo sanno i 28mila azionisti, i 4mila obbligazionisti e, ora, i 400 dipendenti che si troveranno in mano il cerino più corto. “Ci sono stati tanti errori, anche Bankitalia non ne è esente. Penso a Giuseppe Guzzetti (presidente Acri, ndr) che in un convengo a Cento disse che la banca andava commissariata prima dell’aumento di capitale del 2010. In realtà altre scelte erano possibili”.
Grassano non si sbilancia, ma non è difficile capire che la “grande amarezza” è frutto di errori collettivi. “Ripeto, appena entrato in Carife lessi numeri che parlavano chiaro: Siano, Caltagirone Bellavista, Commercio e Finanza… finanziamenti che hanno fatto immobilizzare ogni anno un miliardo e 400 milioni di raccolta. Palazzo Koch giudicò sufficiente l’aumento di capitale di 150 milioni per risolvere i problemi”.
Veniamo alla storia più recente e allo stop imposto dal governo all’intervento del Fondo interbancario, il cui “piano B” – utilizzato poi con Cesena – avrebbe scongiurato l’effetto bail-in. “Credo che la preoccupazione più grande fosse il problema di dimensioni delle sofferenze. A questo aggiungiamo una presenza di personale elevata, con in più il depauperamento della raccolta. Ricordiamoci che il commissariamento ha dimezzato la raccolta. A quel punto era impossibile sostenere tutto quel personale. Ecco perché le banche che si avvicinano a Carife chiedono in primo luogo tagli del personale, perché i costi non sono più sostenibili con la raccolta dimezzata”.
Per quanto riguarda invece le scelte politiche, “il problema del bail in e tutta la sua potenzialità negativa non era stato recepito adeguatamente dal ministero; si è preferito scaricare sui correntisti il peso del fallimento delle banche piuttosto che permettere l’intervento della Troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale), cosa invece avvenuta in Germania e Spagna, con conseguenze certo meno devastanti”.
E ora? “E ora rimane una grande amarezza. Quell’amarezza espressa nel tempo andato quando ho visto che dopo di me, nonostante le mie raccomandazioni di avvalersi preferibilmente di manager interni, in Corso Giovecca si è ripresa una politica poi stigmatizzata anche da Bankitalia”. Per la cronaca, dopo Grassano arrivarono sei manager da fuori. “Si doveva trovare una forma di alleanza con altri enti per ottenere capitali di livello elevato che una comunità locale non può dare. Alla fine ci rimettono la comunità, i depositanti, i sottoscrittori di obbligazioni e il personale”.
Quel personale finioto anch’esso a suo tempo all’indice per aver proposto le obbligazioni subordinate a soggetti senza profilo di rischio adeguato. “Il personale ha mal consigliato i risparmiatori, ma la colpa è di chi gli ordinava di farlo, di chi non sapeva leggere i numeri in modo corretto. Oggi leggo dai giornali gli sviluppi e le strategie di Carife e davvero non capisco dove si voglia andare”.
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