Copparo. Renzi ritwitta e mi ringrazia? “Preferisco che mi regali la lavagna multimediale per i miei alunni altroché”. Trova il tempo di scherzare Margherita Aurora in mezzo a tutte le telefonate che da martedì sera riceve incessantemente. A casa sua c’è il piccolo Matteo, il bambino di 8 anni che ha inventato la nuova parola diventata famosa in tutta Italia e che ora, a suon di hashtag #petaloso, attende l’ok dell’Accademia della Crusca per entrare nel dizionario.
“Devo ammettere – confida la maestra – che quando ho visto il post di Estense.com che lanciava quell’hashtag non immaginavo un successo del genere. Primo in Italia e secondo nei trend topic mondiali… A voi di Estense.com va un grazie speciale. Se non aveste colto al volo la possibilità di creare una tendenza ad hoc forse ci saremmo fermati molto prima. Sarebbe carino a questo punto, ora che la parola è diventata di dominio pubblico, che entrasse effettivamente nel vocabolario. Lo chiederemo direttamente alla Crusca, visto che ci hanno invitato a Firenze a visitare l’Accademia”.

La maestra con la risposta dell’Accademia della Crusca
Ma la gita toscana non è l’unica in previsione nei prossimi tempi. Tra uno squillo e l’altro il volto di Margherita si illumina. Dall’altro capo del telefono c’è il sindaco di Sanremo. La vuole madrina, assieme a Matteo, della sfilata dei carri fioriti di domenica 13 marzo. D’altronde, quale città può essere più petalosa della città dei fiori? “Il tema di quest’anno sono le fiabe – le spiega il primo cittadino -, e lei ha scritto assieme al suo alunno una bellissima fiaba”. Sabato prossimo, infine, durante la consegna del premio letterario Zardi, in municipio a Copparo, verrà donata una speciale pergamena al giovane inventore di parole.
E mentre #petaloso finisce anche su El Pais e sulla BBC, Margherita Aurora – figlia di mamma Katia, “insegnante per tutta la vita”, e di papà Antonio (il suo nome, Margherita, lo deve alla passione del padre Antonio, “un grande lettore”, per Bulgakov) – ricorda come tutto è nato quasi per caso. Da un esercizio in classe. Gli alunni dovevano abbinare a una serie di nomi due aggettivi. Per il fiore Matteo scrive sul suo quaderno “profumato” e “petaloso”. “In sede di correzione sono rimasta sorpresa, sono andata da Matteo e gli ho dato un bacino sulla fronte”. Era però un compagno omonimo. Il proprietario di quel quaderno era il secondo Matteo. “È mio quel quaderno, ha strillato, Voglio anch’io il bacio!”.

La rosa regalata da Matteo alla maestra
Assegnata la corretta paternità del quaderno, la maestra – ispirandosi al Libro degli errori di Gianni Rodari – segna sul foglio “è un errore molto bello. Secondo me hai inventato una parola nuova”. E il bimbo: “la si può mettere sul vocabolario?”. Da qui la breve indagine sul sito della Crusca. La parola, ancora, non esiste. “Ma per me è fattibile – argomenta Margherita Aurora -. Matteo ha aggiunto il suffisso –oso facendo tecnicamente una ipergeneralizzazione. Ha applicato, a modo suo, una regola della linguistica”.
Ecco allora che durante la pausa di ricreazione Matteo ha scritto insieme ai compagni di classe la lettera che leggerà la Crusca. “Io l’ho controllata e dopo una alunna l’ha ricopiata in bella grafia”. La lettera diceva pressappoco così: “Mi chiamo Matteo. Ho inventato una parola nuova. Può essere inserita nel dizionario?”. La missiva è stata poi controfirmata dalla maestra e da tutti i compagni.
“E l’altro giorno ci è arrivato a scuola il plico con la bellissima risposta dell’Accademia. Quando l’ho letta in classe è Matteo è stato applaudito da tutti”. Mancava però ancora qualcosa per creare “petaloso”. Che la parola diventasse conosciuta in tutta Italia e divenisse di uso comune. “Ma allora dobbiamo mandarla ai giornali!”. “Ci penseremo domani Matteo” è stata la risposta della maestra che intanto aveva pubblicato la notizia sul proprio profilo facebook. “E poi non ho fatto in tempo a divulgarla che Estense.com ha lanciato l’hashtag per sostenere il desiderio di Matteo che è diventato in breve virale”.

Matteo tra il papà e la maestra
L’improvvisa notorietà si è presentata la mattina in classe sotto forma di regalo… petaloso. Sulla scrivania della maestra il piccolo Matteo aveva deposto una rosa con un biglietto: “un fiore petaloso per la mia maestra”. “Mi sono commossa – confida -. Credo che da questa storia si possa ricavare una lezione: se uno crede in una cosa la può realizzare. Serve però qualcuno disposto ad ascoltarlo”.
Accanto a Matteo c’è anche suo papà Marco. Che, orgoglioso, pensa alla piccola grande impresa del figlio: “doveva essere un segno rosso sul quaderno di Matteo e invece ha innescato il finimondo. Quante volte passiamo sopra a cose che invece possono lasciare il segno. Tante volte i nostri figli ci stupiscono e tante volte sono capaci di gesti o piccole imprese che non riusciamo a cogliere fino in fondo. La maestra è stata bravissima. Devo ringraziare anche Estense.com per la sensibilità mostrata e spero che questo clamore sia di aiuto a tutto il mondo della scuola”.
E lui? Il piccolo protagonista, cosa ne pensa? “Sono contento. Ora la mia parola la conoscono tante persone. Chissà se nel mio prossimo vocabolario ci sarà anche petaloso”.
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