Cesare Butelli non poteva fare altrimenti, stretta come era, secondo la difesa sostenuta dall’avvocato Francesco Marenghi del foro di Pisa, tra incudine e martello. È questa la linea difensiva emersa durante l’ultima udienza del processo che vede l’ex presidente della Spal 1907 imputato per reati tributari per circa 1,2 milioni di euro dovuti al fisco, tra mancati versamenti dell’iva e delle ritenute di acconto.
I guai per Butelli nascono dalla turbolenta gestione del principale club calcistico ferrarese, fallito nella primavera del 2014 dopo che i creditori rifiutarono la proposta di concordato preventivo avanzata dalla dirigenza. Una vicenda che ha aperto diversi strascichi giudiziari – in particolare un’indagine per bancarotta fraudolenta per distrazione da due milioni di euro – e che si aggancia anche a questo processo, che a fine giugno con ogni probabilità si chiuderà con il verdetto.
In questo caso la Spal 1907, secondo la procura, non avrebbe pagato né l’iva relativa agli anni 2011 e 2012 (rispettivamente 482mila e 483mila euro) né le ritenute Irpef per calciatori e dipendenti per il 2012 (309mila euro). Un’evasione dagli obblighi fiscali in cui secondo l’avvocato di Butelli, Francesco Marenghi, l’ex presidente e rappresentante legale della società non operò con malafede, visto che l’omissione contestata non è relativa alla dichiarazione ma al pagamento successivo. In sostanza la Spal 1907 avrebbe dichiarato correttamente i propri redditi all’Agenzia delle Entrate, che però in seguito non incassò neppure un euro. Colpa, secondo Marenghi, dello stallo della situazione finanziaria in cui versava la Spal 1907, rendendo materialmente impossibile i versamenti dovuti al fisco.
Ieri in tribunale a Ferrara è stato sentito il consulente di parte, il tributarista Andrea Taddeucci. L’esperto si è soffermato in particolare sul rapporto tra omessi versamenti e la disciplina della procedura del concordato preventivo. Nel periodo contestato infatti Butelli era in attesa dell’approvazione, mai avvenuta, del concordato preventivo. Per mesi si è assistito a un tira e molla con i creditori, che alla fine rifiutarono al proposta dell’imprenditore toscano.
Ora, in pendenza di tale procedura, secondo Taddeucci, le operazioni di pagamento, comprese quelli dei debiti al fisco, sarebbero congelate, non nella disponibilità dell’amministratore. Quel patrimonio insomma non poteva essere toccato da Butelli che, sempre nell’ottica difensiva, se avesse pagato i tributi avrebbe violato la normativa relativa al concordato.
Trovandosi nella situazione dell’asino di Buridano, incerto davanti a due scelte, l’ex presidente della Spal avrebbe scelto di rispettare la seconda opzione.
Dopo l’esposizione del consulente di parte, durata un’ora circa, l’udienza è stata aggiornata dal giudice Franco Attinà a febbraio per la fase della discussione.
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