“Dichiarazioni dal fortissimo sapore politico. Spiace doverlo sottolineare, ma dati i temi in ballo è d’obbligo”. Dopo la replica del senatore Giovanardi (“In tutta questa vicenda non ho da scusarmi di nulla”), arriva anche quella del segretario nazionale del Coisp, anch’egli beneficiario del ritiro della querela per diffamazione a suo carico da parte di Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi.
“Le premesse, i tempi e le modalità delle dichiarazioni di intenti esternati martedì
della signora Moretti – sostiene Franco Maccari – generano più di qualche perplessità, e ci fanno dubitare delle motivazioni che ella pone alla base del suo parlare, non certo rispetto al consueto dolore che manifesta per un lutto gravissimo verso il quale continuiamo a manifestare il massimo del rispetto, ma per le presunte finalità delle sue scelte annunciate ma non ancora concretizzatesi in atti. Annunci conditi dagli altrettanto consueti insulti gravissimi agli appartenenti alla Polizia di Stato, di cui il Coisp, è appena il caso di ricordarlo, ha piena rappresentatività”.
Maccari fa notare come l’annuncio della Moretti sia arrivato con particolari concomitanze temporali e geografiche: nell’aula del gruppo Pd a Palazzo Madama, alla presenza del presidente della Commissione diritti umani del Senato, Luigi Manconi, e nel giorno in cui in Senato si discuteva del ddl sull’introduzione del reato di tortura.
Il sindacalista svela poi che le intenzioni di remissione delle querele “ci erano state già comunicate in precedenza in ben altra sede e con la sollecitazione al massimo del riserbo, trattandosi di una questione che si asseriva intimamente connessa alla volontà della signora Moretti di proseguire il proprio cammino nell’intimità della propria vita familiare lontano da polemiche e discussioni che in questi anni l’hanno vista protagonista e che sono giunte persino in sede legale, c’è da aggiungere per sua iniziativa. Decisioni talmente intime che si è pensato bene di renderle invece pubbliche nientemeno che al Senato della Repubblica italiana!”.
Maccari fa presente inoltre che la remissione di querela “necessita di una nostra accettazione” e rimanda al mittente le accuse di “mantenere questo livello basato su bugie e provocazioni”: “non si può – precisa – in alcun modo, ancora oggi, ancora una volta, addebitarci alcuna bugia dal momento che non siamo stati certo noi che abbiamo scatenato una vera e propria ondata mediatica basata su falsità e strumentalizzazioni di cui ancora non si è spenta l’eco, se è vero come è vero che ancora siamo costretti a leggere di una presunta manifestazione sotto l’ufficio o casa della signora Moretti con un volgare e pervicace atteggiamento criminalizzante contro di noi che, piuttosto, ci siamo sempre distinti in tanti anni di onorato servizio, per correttezza e sincerità ed indipendenza assoluta. Il nostro mestiere non è dare addosso a chicchessia, figuriamoci a una madre in lutto. Il nostro mestiere è quello di poliziotti e di rappresentanti di migliaia e migliaia di poliziotti, che non possono stare con le mani in mano mentre si insiste a voler inculcare nelle menti dei cittadini che esiste un cancro di violenza e crudeltà all’interno di uno dei più onorevoli e fedeli Corpi istituzionali di questo Stato”.