Cronaca
4 Aprile 2015
Il senatore presenta due lettere di Graziano e Avato sulla foto di Aldrovandi

L’ex questore in soccorso di Giovanardi

di Marco Zavagli | 3 min

aldro coispDue lettere, a firma Francesco Maria Avato ed Elio Graziano, che “confermano la correttezza delle mie affermazioni alla trasmissione “La Zanzara”, relative a vicende su cui ero già intervenuto alla Camera dei deputati e al Senato in qualità di ministro della Repubblica e parlamentare”. È quanto ha scritto il senatore Ndc Carlo Giovanardi a Estense.com due giorni fa per far conoscere due opinioni “emerite” in merito alla foto della discordia.

Quella per cui è stato chiamato a rispondere di diffamazione aggravata da Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi. Rispondendo alle domande del conduttore del programma radiofonico, pur ritenendo che la fotografia fosse vera, disse che “quella macchia rossa dietro

è un cuscino […]; Gli avevano appoggiato la testa su un cuscino; No, non e` sangue. Ma neanche la madre ha detto che è sangue e neanche lo può dire. Perché non è così”.

Contattato direttamente da Giovanardi, il prof. Francesco Maria Avato, direttore della Medicina legale di Ferrara, e chiamato in un secondo momento come consulente tecnico del pm nel processo di primo grado,l fa presente che “a fotografia è stata scattata dopo le operazioni di riconoscimento e all’avvio di quelle di ispezione cadaverica esterna. Essa documenta lo stato del volto circa 55-57 ore dopo il decesso e 1-2 ore innanzi l’autopsia”. E quanto alla “imbrattatura che caratterizza il lenzuolo”, essa “è espressione di assorbimento di materiale organico liquido a provenienza dalle strutture tegumentarie d’appoggio. Essa è data da una componente ematica (che determina l’aspetto cromatico) associata a versamento prevalentemente essudatizio per meccanismo ipostatico”. Quanto invece alla lesione dalla quale è scaturito il sangue, Avato ricorda che venne “discussa per modalità di produzione ed idoneità letifera dal consulente tecnico del pubblico ministero che eseguì l’autopsia e dal perito del gip. Mi risulta che entrambe le relazioni non riconobbero per tale lesione alcuna idoneità nella dinamica della morte”.

In sostanza la lesione alla testa non provocò la morte del ragazzo. E su questo punto non c’è mai stata discussione. Viene quindi la lettera di risposta di Elio Graziano, questore di Ferrara all’epoca del fatto, inviata un mese fa alla mail del senatore. Graziano afferma che quell’immagine “non è stata determinante sul piano probatorio, ma certamente ha avuto un notevole impatto emotivo sulla pubblica opinione” e “presenta un’immagine di Federico Aldrovandi ben più cruenta di quelle scattate durante il sopralluogo tecnico di polizia scientifica, subito dopo la sua morte”.

Quanto alla “grossa macchia che si vede dietro il capo, ressa più evidente dal contrasto con il tessuto bianco su cui il capo stesso è appoggiato, come emerge dagli atti processuali, si era prodotta alcune ore dopo la morte per l’abbondante fuoriuscita ematica da un’escoriazione in zona occipitale, per effetto delle manovre di spostamento della salma e del mancato tamponamento della ferita”. Il questore rimarca poi il fatto che “a tale fuoriuscita ematica non fu attribuito alcun significato da parte dei medici legali, che rimarcarono che si tratta di una zona molto vascolarizzata dove anche ferite più piccole possono creare maggiori fuoriuscite di sangue”.

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