Rettificare il titolo sulla presentazione dell’ordine del giorno di Forza Italia contro la prostituzione. Lo chiede senza intenti polemici il capogruppo di Fi in consiglio comunale a Ferrara Vittorio Anselmi. “L’aver riportato nel titolo – giustifica Anselmi – una nostra presunta e infondata volontà di creare quartieri a luci rosse risulta particolarmente grave perché tale vostra attribuzione risulta destituita di ogni fondamento”. Il titolo incriminato è il seguente: “Forza Italia pensa a un “quartiere a luci rosse” per Ferrara”. “Non è nemmeno desumibile dal testo dello stesso odg”, rincara la dose il capogruppo forzista. E invece, obtorto collo, è proprio quello che significa, citiamo il documento, lo “zoning, che mira a delocalizzare la prostituzione attraverso una politica di zonizzazione”.
Né più né meno quello che propone il Municipio IX di Roma, il cui consiglio si è riunito ieri per discutere del progetto #Michela. D’altronde la mozione azzurra cita espressamente i casi di Mestre e, appunto Roma. Bene, nella città capitolina sono intervenuti il prefetto Pecoraro e il questore D’Angelo per dire che creare delle zone, sinonimo di quartieri, significherebbe sottendere una liceità della prostituzione. La conseguenza più o meno diretta dell’indicare in quali aree della città spostare il fenomeno configurerebbe il reato di favoreggiamento.
Fortunatamente il documento dei forzisti ferraresi –che immaginiamo si trovino in imbarazzo visto che a Roma il loro partito manifesta contro la stessa proposta – è già più lungimirante di quello della minigiunta romana targata Pd. Anselmi e i suoi sottolineano la necessità di “utilizzare comunque tutti gli strumenti necessari a definire un percorso che miri ad arginare e contrastare il fenomeno della prostituzione”.
Il problema è un altro. Allontanare le donne di strada dai quartieri residenziali significa affrontare il tema da un unico punto di vista, quello della sicurezza. Prostituirsi lontano dalle porte e dalle finestre dei ferraresi non garantirà condizioni di vita migliori alle prostitute, non le riparerà dalle minacce e dalle violenze dei suoi sfruttatori, non scoraggerà quel 25% di ferraresi dall’affittare il corpo delle donne.
Non si capisce come trovino posto in questo quadro i buoni propositi del “tenere sotto controllo il fenomeno e contrastare al tempo stesso la tratta”.
La Legge Merlin, che con tutta probabilità verrà superata, dal disegno di legge depositato in senato da alcuni parlamentari dem, si era posta più di mezzo secolo fa il problema. Lo spirito di quella norma, ideata da una donna, mirava a contrastare il guadagno dall’esercizio altrui della prostituzione (lo sfruttamento), evitare la discriminazione di una donna attraverso schedatura, lasciare a una donna libera e responsabile la libertà di utilizzare come crede il proprio corpo.
Il fine ultimo, nelle intenzioni della parlamentare socialista, era debellare il fenomeno. Sappiamo oggi che non ci riuscì. Ma questo non ci autorizza a tornare indietro di 60 anni.