
Mihail Rusu
Renazzo. Rapinarono e sequestrarono in casa loro due amici, picchiando lui e terrorizzando lei, per poi scappare senza lasciare tracce se non dei volti seminascosti da calze in nylon. Ora uno di loro è stato rinviato a giudizio per quella rapina in villa.
Era il 27 aprile 2011, alle 23.45, quando quattro individui si erano introdotti in un’abitazione isolata approfittando della momentanea assenza della proprietaria, 45 anni, uscita nel giardino retrostante in compagnia di un conoscente, 42 anni, lasciando le chiavi nella serratura della porta di ingresso. Una volta entrati hanno rovistato ovunque. Nel frattempo però la donna rientrando ha notato la presenza di un estraneo, che, vistosi scoperto, è uscito dalla casa, situata in aperta campagna, insieme ai complici.
Anziché fuggire i quattro, armati di pistola e coltello, hanno minacciato i due malcapitati. Per sapere dove si trovasse la cassaforte hanno malmenato l’uomo con un mattarello da cucina e con il calcio della pistola, fortunatamente senza cagionargli lesioni. Solo una volta convinti della completa assenza di una cassetta di sicurezza, hanno lasciato l’abitazione, ma non prima di aver legato i polsi delle vittime e averle rinchiuse in uno stanzino.
Il bottino della rapina fu di 780 euro, due telefoni cellulari, una catenina d’oro e il Fiat Doblò giallo dell’uomo, a bordo del quale si dileguarono. Le successivi indagini da parte dei carabinieri non portarono a una identificazione immediata.
Solo nel luglio del 2012 la donna riconosce uno dei rapinatori da una foto segnaletica pubblicata dai giornali in seguito all’operazione dell’Arma che portò all’arresto della banda che aveva riservato identico trattamento a una anziana invalida di San Bartolomeo.
Le due vittime di Renazzo ne riconobbero anche un secondo, ma senza avere la certezza che fosse la stessa persona, tanto che la sua posizione è stata archiviata. Discorso diverso invece per Mihail Rusu, 28enne di nazionalità moldava.
Ieri al termine dell’udienza preliminare davanti al gip Monica Bighetti e al pm Stefano Longhi, l’uomo – difeso dall’avvocato Giampaolo Remondi – è stato rinviato a giudizio per rapina e sequestro di persona.