
Eric Zaghini
“Qualcuno sta già preparando il Congresso di Vienna per il dopo Renzi e io non ci sto”. Rivanga la Restaurazione dopo l’era napoleonica Eric Zaghini per entrare nel dibattito sul prossimo congresso – e segretario – del Partito democratico di Ferrara. E il suo ammiraglio Nelson è Andrea Marchi, o meglio, le dichiarazioni di Marchi che aprivano al confronto con i sindacati.
“Premetto che stimo molto Marchi non solo come collega, ma anche per l’arguzia nell’argomentare e l’intelligenza molto vivace, è una delle poche persone che posso dire di ascoltare con piacere”. Se l’incipit è improntato alla distensione, quel che ne segue è molto meno accomodante: “è quasi banale dire che tutti siano d’accordo sulla necessità di interrogarci sugli sviluppi del territorio; rende invece perplessi l’uscita sul rapporto che il partito dovrebbe avere con i sindacati. E qui mi pare che abbia peccato o per eccesso o per difetto”.
Per difetto, “perché il Pd, essendo un partito a vocazione maggioritaria, deve parlare con tutte le forze sociali guardando anche ad associazioni datoriali, ad Ascom, Confesercenti, al mondo delle imprese in generale. Limitarlo ai soli sindacati Cgil Cisl E Uil mi pare riduttivo per il ruolo che deve avere il Pd”. L’argomentazione diventa invece arrotondata per eccesso “se Marchi intende ricostituire quelle cinghie di trasmissione con i sindacati che giustamente fanno plaudere Atti della Cgil; in questo caso allora mi preoccupo assai, perché siamo di fronte a una visione che il Pd ha superato abbondantemente e lo dimostra il fatto che il segretario nazionale del partito, nonché premier, ha riconosciuto a più riprese il ruolo legittimo dei sindacati, sottolineando però che la politica è un’altra cosa, deve rappresentare tutti, non solo i propri iscritti e deve decidere in autonomia”.
Zaghini confessa di avere “il timore che dietro a quell’intervento ci sia un non detto latente di considerare la segreteria di Renzi come un incidente della storia che prima o poi passerà e verrà liquidata per ricostituire un partito fondato sul collateralismo con i sindacati”.
“Rispetto le opinioni altrui e la capacità di rappresentanza dei sindacati – aggiunge il sindaco di Berra -, ma ognuno deve fare il proprio mestiere. La politica faccia politica e il sindacato faccia il sindacato nel rispetto dei ruoli e di chi si rappresenta. Confondere le due cose non ha mai dato buoni frutti, così come i politici che han fatto i sindacalisti e viceversa. E la vicenda Cofferati lo dimostra. Non sosterrò un disegno politico di questa natura”.
Lecito chiedersi a questo punto se l’intervento di Zaghini non sia prodromico a una sua ulteriore uscita in campo dopo l’avventura delle regionali. “Non penso neanche lontanamente di candidarmi. Non ho questa ambizione, ma sono interessato a dove va il Pd di Ferrara. Se deve fare la Restaurazione e se stanno preparando un Congresso di Vienna dopo Renzi io non ci sto”.