Cronaca
21 Ottobre 2010
Le motivazioni del tribunale di Roma sulle assoluzioni dei ‘blogger’

Caso Aldrovandi, la critica come valore

di Marco Zavagli | 2 min

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“La critica esprime un giudizio di valore che, in quanto tale, non può pretendersi rigorosamente obiettivo”. Rifacendosi a una sentenza della Cassazione il tribunale di Roma spiega perché lo scorso luglio ha assolto dall’accusa di diffamazione due cittadini di Roma che avevano scritto nel novembre del 2006 dei commenti sul blog della madre di Federico Aldrovandi.

Secondo le motivazioni del giudice il diritto di cronaca, “peraltro utilmente esercitato all’interno del movimento d’opinione” nato attorno alla vicenda, viene prima dell’antigiuridicità delle condotte ipotizzate”. Sotto questo punto di vista, lo stesso “onere del rispetto della verità risulta, nel caso dell’esercizio del diritto di critica, più attenuato”.Per questi motivi il gip di Roma ha assolto Mauro Corradini e Giorgio Antonaci, querelati per diffamazione da un ispettore di polizia giudiziaria, Marco Pirani (condannato a Ferrara in primo grado a 8 mesi per omissione di atti d’ufficio).

“In tale contesto – scrive il giudice con riferimento alla vicenda giudiziaria relativa alla morte di Federico per omicidio colposo – deve essere sottolineata l’estrema difficoltà delle prime indagini, deviate dalle coperture di appartenenti alla stessa Polizia di Stato”. Richiamandosi poi alla sentenza del gup di Ferrara che il 5 marzo 2010 ha condannato lo stesso Pirani, il gip ricorda come il tribunale estense sottolineò nell’occasione “il ruolo centrale della campagna mediatica sollecitata dai genitori del giovane mediante l’apertura di un blog ai fini del risolutivo orientarsi delle stesse indagini”.

Secondo il gip, infine, “la campagna stampa, mirante a sollecitare criticamente le indagini non ancora intraprese e/o comunque ritenute carenti, riflette attività strettamente correlate alla libera informazione (costituzionalmente tutelata), e quindi al diritto ad informare e ad essere informati in ogni settore della vita civile, cui è sotteso il controllo del corpo sociale in ordine alle vicende di pubblico interesse per le quali la mobilitazione e/o i movimenti di opinione appaiono perfettamente plausibili e legittimamente operanti”.

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