Attualità
24 Novembre 2017
A Ferrara il fenomeno si sviluppa soprattutto in agricoltura e nei laboratori tessili cinesi

“Il caporalato è una piaga sociale”

di Redazione | 3 min

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di Simone Pesci

Tenere la luce accesa su tematiche calde come quelle dell’immigrazione, il caporalato e il lavoro nero sono stati al centro del convegno organizzato dal comando provinciale dei carabinieri di Ferrara, che ha dato modo al colonnello Andrea Desideri di “lanciare un hashtag su questi argomenti che dovremo affrontare per i prossimi 20 anni”.

Perché proprio 20 anni lo motiva il vescovo di Ferrara Gian Carlo Perego: “Nel 2035 l’Europa dovrà trovare nella mobilità il 25% di lavoratori, il cui bacino d’utenza maggiore sarà quello africano”. Perego solleva anche la questione dello sfruttamento dei lavoratori, indicando “nel mondo delle cosiddette badanti”, come la categorie più svantaggiata, più che il mondo agricolo, che emerge “perché catalizza precarietà, saltuarietà e occasionalità”. “Bisogna rafforzare la cultura del diritto dei lavoratori – prosegue il vescovo -. In 150mila pratiche ispettive si registrano irregolarità nel 60% dei casi, sul piano agricolo 8000 ispezioni hanno evidenziato quasi 10 mila lavoratori irregolari o in nero”.

Per Perego, quindi, un primo passo sarebbe “valutare l’aspetto del diniego del titolo di soggiorno”, perché i “diniegati si traducono in sfruttamento” e perché “non ci può essere una rigidità legale per il soggiorno di fronte alla mobilità”.

La parola caporalato la introduce invece Francesco Carchedi, docente di sociologia all’università “La Sapienza” di Roma, non prima di evidenziare che in Italia “un centinaio di distretti agroalimentari presentano forme di lavoro sfruttato o gravemente sfruttato, dove non solo manca il contratto ma c’è la presenza di forme coercitive e abusive”. I caporali, sostanzialmente, sono “delle persone, non dobbiamo dimenticarlo, ingaggiate da un datore di lavoro”, che vanno a formare una organizzazione di “tipo piramidale”, che può creare anche dei contrasti fra le diverse aziende, che si traducono in “concorrenza che porta al ribasso i salari”.

Carchedi suona anche una campanella d’allarme: “Se continueremo a trattare così i braccianti loro non possono innescare quei meccanismi necessari per sviluppare la zona in cui vivono, andando così a gravare sul sistema dei servizi. Sono trattati come cittadini di serie C”.

“Il caporalato è una piaga sociale – asserisce Rossana Franco, dell’Itl di Ferrara -. A Ferrara e provincia il fenomeno dello sfruttamento si sviluppa soprattutto in agricoltura e nei laboratori tessili cinesi”. Franco rivela anche che l’Ispettorato del lavoro sta “monitorando le case famiglia”, che stanno proliferando a causa della vecchiaia della popolazione, e che “molto spesso utilizzano personale proveniente dall’Est che lavora svolgendo, non essendo pagate, numerose ore extra”.

Il vice prefetto Mariaclaudia Ricciardi, spiega invece che è compito delle prefetture autorizzare, dopo i controlli sui datori di lavoro, le posizioni dei lavoratori stranieri che, per quanto riguarda Ferrara “nel 2017 sono in calo”.

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