Attualità
20 Novembre 2017
La figlia di una paziente lamenta disagi e criticità, dal parcheggio alle stanze

“Una clinica ‘eccellente’ piena di problemi”

di Redazione | 3 min

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Dovrebbe offrire una “sanità di qualità nel cuore di Ferrara” ma una nostra lettrice che ha ricoverato l’anziana madre in questa clinica del centro cittadino estense non è assolutamente d’accordo con questa dicitura, anzi lamenta disagi e criticità dall’entrata della struttura fino al letto in cui è allettata sua madre da quasi un mese. La figlia scontenta del servizio offerto alla sua genitrice è Anna Calura, assistente amministrativa per 20 anni presso l’ospedale Sant’Anna, che ci contatta per “mettere alla luce le peculiarità di questo ospedale privato accreditato”.

Partiamo dal parcheggio. “Il posto auto per i disabili è soltanto uno e non è ben evidenziato – critica Calura -: non esiste il cartello esposto ma soltanto una scritta a terra con bande gialle ormai sbiadite per cui non facilmente visibili.  Lì vengono parcheggiate macchine senza mostrare il tagliando che io ho in dotazione in quanto disabile. Nessuno controlla e ovviamente nessuno fa nulla. Addirittura si parcheggia all’interno, nonostante i pochi posti disponibili, per andare a fare la spesa al vicino supermercato”.

Il secondo problema riguarda l’orario dei pasti e la distribuzione vitto ai pazienti, dalle 12.20 alle 15.30. “Non è assolutamente vero – corregge Calura – perché io che regolarmente porto da casa il pasto a mia madre posso dire con assoluta certezza che gli orari non vengono quotidianamente rispettati. Per non parlare del pranzo che la ditta Cir ti sbatte sul vassoio: è scoperto, freddo, senza nessun tipo di coperchio. È disgustoso dal punto di vista igienico, farebbe schifo anche a me mangiare in quei vassoi di plastica non coperti e magari pieni di batteri”.

Se la sovrapposizione di orari tra la consegna dei pasti e il colloquio con il personale medico, dalle 12.30 alle 13, crea qualche disagio  – “come fa un povero Cristo a dare da mangiare e pulire il proprio parente e contemporaneamente parlare con i medici?” – un punto su cui la struttura sanitaria è carente sarebbe la pulizia. “C’è sporcizia nelle stanze, ho anche trovato dei pezzi di cotone intrisi di sangue buttati in un angolo. Il bagno che serve una stanza di quattro persone allettate è in uno stato ignobile, c’è puzza ed è pieno di umidità. Tutto fuori dalle norme igieniche e sanitarie”.

A questo si aggiungerebbero le visite poco accurate. “Ho assunto un’infermiera che pago ovviamente a spese mie per lavare mia madre tutte le mattine – racconta la figlia della paziente – ed è stata lei a farmi presente che mia madre aveva un inizio di decubito nel piede sinistro. Siccome so, avendo lavorato in ospedale, che i letti in lungodegenza sono antidecubito in prevenzione delle piaghe, mi chiedo perché le infermiere non le abbiano subito cambiato il materasso quando ha iniziato a lamentare i dolori. Cosi le pieghe sono peggiorate e si è intervenuto, con fasciature e terapia antidolorifici, quando il danno ormai era fatto”.

“Se ho avuto il coraggio di farmi avanti è solo per essere portavoce del malessere che provano altri parenti di pazienti con cui ho avuto modo di parlare nell’attesa di entrare per l’orario delle visite – chiosa Anna -. Voglio dar voce a chi non riesce a farlo e non mollerò finché non avrò risposte dalla dirigenza. Altro che eccellenza!”.

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