Una serata di musica, cinema e parole per tenerne viva la memoria di Federico Aldrovandi e per sensibilizzare al rispetto della legalità e del principio di uguaglianza di fronte alla legge. È la versione capitolina dell’evento “Musica per Federico” che, nel dodicesimo anniversario dell’uccisione del diciottenne ferrarese durante un controllo di polizia, arriva a Roma sabato 25 novembre.
La manifestazione in ricordo di Aldro sarà ospitata dal circolo Arci Sparwasser e, come anticipato, unirà diversi linguaggi artistici per parlare di giustizia e legalità. La serata avrà inizio alle 19 con la proiezione del documentario “È stato morto un ragazzo” di Filippo Vendemmiati che racconta quella terribile notte del 25 settembre 2005.
Seguirà il dibattito sugli abusi di potere e sviluppo delle vicende del caso Aldrovandi con la partecipazione di Andrea Boldrini, presidente dell’associazione Aldrovrandi Onlus, Daniele Nalbone de Il salto, Valentina Calderone, direttrice di A buon diritto, e Tito Russo di Arci Sparwasser. Sarà poi la musica a parlare con il concerto di Antonio Frisino, Panta, Emanuele Colandrea, Galoni, Pino Marino, Filippo Gatti e Kutso.
Simbolica la locandina dell’evento, in cui la figura di Federico si scaglia azzurra come il cielo dietro un bosco di ingiustizia, tra i rami di manomissioni e depistaggi che hanno caratterizzato il lungo processo in cerca di verità. Il poster porta la firma del disegnatore Daniele Kong, a cui è stato chiesto di raffigurare in un immagine un evento a cui tiene molto.
“È difficile disegnare qualcuno che non hai mai conosciuto, soprattutto quando alla persona con i suoi pregi, difetti, vizi e peculiarità si sovrappone il simbolo di un’ingiustizia subita – scrive l’autore sulla sua pagina Facebook -. La speranza è che la guerra che i suoi amici e la sua famiglia hanno dovuto combattere per fare uscire la verità (almeno quella processuale) sia l’esempio e il bagliore per tutte le vittime di delitti simili che ancora non vengono riconosciuti come tali. Il fascismo purtroppo non è uno spauracchio fantasioso da rotocalco colorito – commenta Daniele Kong -, è una realtà quotidiana con mille sfaccettature, non servono per forza le divise buffe e il passo da deficienti per riconoscerlo nelle strade. Il fascismo è anche questo: uso della forza per giustificare l’ordine, teorizzare soluzioni banalizzanti e radicali per problemi complessi”.
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