Lettere al Direttore
15 Novembre 2017

La Nazionale è specchio di un Paese fallito

di Redazione | 2 min

L’umiliante mancata qualificazione al Mondiale della Nazionale di calcio è lo specchio di un Paese fallito.

Dopo le ultime due deludentissime edizioni Mondiali siamo addirittura riusciti dopo sessanta anni nell’ardua impresa di non qualificarci, ed è semplicistico prendersela solo col selezionatore Ventura.

Le responsabilità tecniche sono ovviamente in capo a lui, ma è evidente che a fallire è stato l’intero sistema calcistico italiano: dal presidente della FIGC Tavecchio (a suo tempo scelto irresponsabilmente dai presidenti delle società di calcio che non hanno alcun interesse verso la Nazionale) che non ha saputo in questi anni organizzare e qualificare la propria gestione, alla Politica, perché in un Paese decente con la forte tradizione calcistica italiana questo dramma sportivo e sociale (con ripercussioni imponenti dal punto di vista dell’immagine nazionale oltre che di perdita importante di contributi economici da parte della FIFA) dovrebbe spingere alle dimissione l’inutile ministro dello sport, tale Lotti.

Anche perché il flop del calcio azzurro è solo l’ultimo segnale di una disastrosa sequenza di fallimenti: l’anno scorso alle Olimpiadi il medagliere azzurro ha ottenuto uno dei risultati più bassi della storia, nel rugby e nel basket continuiamo ad avere un gap imbarazzante rispetto alle nazionali migliori, anche nella pallavolo dove come nel calcio in passato abbiamo ottenuto grandi successi arranchiamo ormai da anni.

L’atletica leggera ci vede miserabile fanalino di coda tra le principali nazioni europee, è evidente che nello sport questo Paese non investe più da tempo e i risultati non possono che essere drammatici.

In un Paese come il nostro dove lo sport è praticato da milioni e milioni di italiani, bambini, giovani, adulti e anziani, mancano spesso le strutture pubbliche, le Federazioni sportive non ottengono contributi sufficienti per mantenere una struttura efficace e competitiva per poter imbastire programmazioni sui giovani (impianti sportivi, allenatori qualificati) ed anche nella scuola primaria l’educazione fisica è considerata una materia di serie b o c mentre in età scolare per il benessere psicofisico e comportamentale dei ragazzini dovrebbe essere invece valorizzata come una parte fondamentale dell’attività didattica, come avviene nei Paesi più sviluppati.

Di questo desolante panorama è la politica dell’ultimo decennio ad essere la principale responsabile (è indecente che nel 2017 dinosauri come Franco Carraro o Gianni Petrucci continuino ancora ad avere ruoli di potere in barba a qualunque principio meritocratico) e o si riconosce come prioritaria la cultura sportiva e si torna ad investire nei vivai oppure si continuerà ad incassare sconfitte e delusioni che ben rappresentano lo stato di salute, pessimo, della società italiana attuale.

Emanuele Ulisse

Occhiobello

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