Attualità
2 Novembre 2017
Un popolo in rivolta contro se stesso fronteggia le follie di Hera e l'ipocrisia della politica: prepariamoci al peggio

Protesta: la stai facendo male

di Ruggero Veronese | 5 min

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Ci sono situazioni in cui non sai se ridere o piangere. E sono sempre di più a dir la verità, il che forse dovrebbe preoccuparci.

Ieri mi è capitato con il video di quel signore – virale ma già rimosso da Facebook – che si è filmato mentre cercava di aprire nel modo sbagliato (quindi invano) un cassonetto a calotta, per poi buttare l’immondizia sul ciglio della strada con un sonoro ‘vaffanculo!’. Tutto preso dalla vis polemica, il nostro Indignato di Turno spingeva un pulsante inattivo da settimane e sventolava la propria tessera di fronte al pannello solare, mentre uno schermino si illuminava con un invitante ‘use card’, là dove andava usata la card. E allora via, due cancheri e un altro po’ di monnezza per la strada. Una scena che tanto il signore quanto i suoi vicini devono aver già vissuto in precedenza, vista la montagna di sacchetti sparsi in terra nel video.

Va detto, a parziale difesa del signore, che queste maledette calotte sono ideate male e realizzate peggio. Non mi soffermo, solo perchè sono situazioni note, sull’inaccettabile mistero dei costi per l’utente – come se Hera si potesse lanciare in un’operazione del genere senza prima aver chiari costi e ricavi – o sul fatto che c’è ancora chi (vedi bar e ristoranti) va in enorme difficoltà nel smaltire particolari tipi di rifiuti. O anche solo nel dover differenziare ‘a valle’ gli scarti dei clienti meno attenti. Avete presente quando al Mc Donald’s buttate una cannuccia di plastica in mezzo agli avanzi organici? Ecco, date una pacca sulla spalla allo sfortunato/a che la dovrà andare a tirar fuori. A mano e, si spera, con guanti belli spessi. Cose inconcepibili per qualunque azienda e amministrazione, che mi pare non abbiano ancora chiesto pubblicamente scusa alla cittadinanza per il casino combinato. Le stiamo aspettando soprattutto dal Pd, che negli ultimi giorni si è unito alle critiche a Hera dimenticando forse che tutto questo sta avvenendo sotto la propria amministrazione.

Non mi soffermo sulle minuscole dimensioni delle calotte, diretta eredità dei minuscoli fori per la differenziata, che tutti odiamo da anni e che mi fa pensare che nel concetto di ‘sperimentazione’ di Hera ci sia qualcosa di vagamente perverso. D’altra parte è difficile parlare di elasticità mentale a chi, all’utente confuso, sa rispondere solo ‘use card’. Suvvia Hera, siamo a Ferrara. Forse voi siete abituati a concetti cool, green e smart, ma quaggiù parliamo in italiano. Inserite la doppia lingua e soprattutto indicazioni più chiare, vedrete che già scompare qualche sacchetto.

Fine delle scuse, fine degli alibi, passiamo a noi: siamo degli incivili. Non c’è altro modo di dirlo e di definirlo. Con questa storia delle calotte sembra di girare a Napoli il 1° di gennaio, tra sacchetti, soprammobili, poltrone ed elettrodomestici scagliati più o meno vicino ai cassonetti o forse più o meno a casaccio. Addirittura mandando in vacca l’impegno di chi fa la differenziata, perchè c’è chi usa i bidoni per carta e plastica come alternativa alle calotte. È molto triste pensare che chi lo fa, a volte, se ne mostri addirittura orgoglioso: ora gliela faccio vedere io, a questi porci dell’amministrazione. Avete presente i bambini che buttano il cibo in terra per fare dispetto alla mamma? Siamo più o meno a questi livelli. Immagino senza troppe obiezioni da parte di Hera, che con i servizi di pulizia extra ci guadagnerà anche qualcosa in più.

Di conseguenza, così come rimpiango il tempo in cui i genitori davano due sberle ai figli, se meritate, rimpiango anche il tempo in cui la politica prendeva a sberle gli elettori, quando doveva. E invece no: oggi le elezioni si vincono soprattutto con il voto dell’Indignato, che va quindi cullato, coccolato e sollevato da ogni responsabilità. C’è chi indica pure dove trovare i cassonetti dell’indifferenziata vecchio modello, tanto per stimolare la rivolta e il ‘turismo dell’indifferenziata’ ben espresso in questo articolo. Il concetto è: stiamo al 100% coi cittadini perchè è unicamente colpa del duopolio Hera – Comune se si comportano così. Cittadini che senza enti perfetti sono destinati a tornare allo stato brado, a un hobbesiano stato di natura del tutti contro tutti, homo homini lupus, forse pure al cannibalismo.
Non so voi, ma io mi sento un po’ preso per i fondelli. Mica solo dall’Hera: anche da chi porta sempre e costantemente le rivoluzioni e le proteste verso l’irresponsabilità e la pigrizia sociale. Le istituzioni hanno sbagliato? Ci fanno schifo? Allora impegnamoci di più, non di meno. Ma soprattutto facciamo che la nostra protesta colpisca i veri responsabili, non i nostri vicini di casa.

Quindi per chiudere torno a dov’eravamo un paio di settimane fa, in tema di stranieri e integrazione. Cosa c’entrano con il caso-calotte? C’entra che viviamo in una società che sta mandando in malora un valore fondamentale: il senso civico. Si punta il dito un giorno da una parte, un giorno dall’altra, ma il problema vero parte quasi sempre da lì. La carenza, dicevamo l’altra volta, è diffusa tra molti stranieri che si autoghettizzano o che vivono più a contatto con il welfare italiano che con le persone italiane. Ma è diffusa anche tra chi oggi, nella foga anti-instituzionale, si giustifica nel buttare l’immondizia in terra, nell’evadere costantemente le tasse o nel dare per scontato che la collettività farà quello che lui o lei non ha voglia di fare. Atti di inciviltà che sono sempre esistiti, sempre esisteranno, ma che bisogna almeno cercare di tenere a freno dando l’esempio. Il senso civico, signore e signori, avete presente? Più peggiora, e più infimo sarà anche il livello delle persone che cresceremo, eleggeremo e metteremo a capo di queste mega-aziende incapaci di scrivere ‘use card’ in italiano, oltre che di tante altre cose. Conosco l’obiezione: se la gente è così sfiduciata e riottosa è in gran parte colpa delle istituzioni. Vero, e lo abbiamo detto e cercheremo di ripeterlo il più possibile, ma niente giustifica l’autodistruzione. Senso civico, ragazzi: siamo tutti sulla stessa barca.

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