Attualità
19 Ottobre 2017
Individuati 236 interventi contro il dissesto idrogeologico. Il rischio resta alto in tutta la regione

Consorzi di bonifica, servono 392 milioni per la messa in sicurezza

di Redazione | 2 min

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Il Consorzio di Burana è il secondo consorzio di bonifica emiliano romagnolo a necessitare maggiormente di interventi per la messa in sicurezza. Se nel comprensorio matildeo servono 183 lavori, ai colleghi del Consorzio Pianura Ferrara ne ‘bastano’ 53, ma decisamente più onerosi: 243 milioni e 920 mila euro rispetto ai 148 milioni e 282 mila euro del Burana.

I casi di crisi nel territorio ferrarese sono quindi 236, da risolvere con 392 milioni e 202 mila euro di investimenti. È quanto emerge dall’aggiornamento sul rischio di dissesto idrogeologico in Emilia Romagna rilevato dagli stessi consorzi di bonifica che svolgono una rilevante e costante funzione di monitoraggio tecnico-scientifico delle aree maggiormente a rischio nei diversi comprensori che presidiano.

E, di conseguenza, degli importi per la messa in sicurezza e progetti di fattibilità utili per rendere il nostro territorio – così perennemente fragile – più adeguato all’abitabilità umana e alla possibilità di fare economia di lungo periodo.

Alla luce dei dati statistici rilevati negli ultimi dodici mesi negli estesi comprensori di bonifica regionali, il rischio di dissesto idrogeologico resta alto anche se in linea con quello degli anni scorsi. Ma aumenta il numero degli interventi da fare per la messa in sicurezza, passando da 926 del 2016 a 942 del 2018. Pressochè inalterato l’ammontare del valore degli interventi di 1 miliardo e 115 milioni di euro con un incremento di necessità di interventi pari a 675.745,93 euro.

Gli interventi programmati e realizzati dai consorzi sono stati molteplici, ma sono altrettanto numerose le richieste e le azioni politiche avviate con gli enti locali competenti ed in particolare la Regione; azioni diffuse di messa in sicurezza forti di somme stanziate che dovranno consolidare nei fatti le zone più interessate dal fenomeno di dissesto sia nelle aree montane che in quelle pedecollinari e di pianura.

Nei singoli comprensori – gestiti dai Consorzi associati ad Anbi, l’associazione nazionale che li coordina e che comunità con puntualità l’elenco dettagliato dell’entità del rischio che ricade sulle singole comunità – sono stati registrati interventi e importi complessivi molto differenti a seconda della tipologia del territorio monitorato. Ecco la tabella riassuntiva:

 

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