Comacchio
3 Ottobre 2017
Assist all'accusa dal testimone della difesa nel processo all'ex dirigente ai Lavori Pubblici del Comune di Comacchio. Quasi ultimata l'indagine sui fondi regionali per la manutenzione mal utilizzati

Tragedia del Mezzano. L’ex funzionario comunale: «Strada al limite della praticabilità nel 2011»

di Daniele Oppo | 3 min

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Comacchio. Una delle prove più forti a favore dell’accusa viene ora da un testimone della difesa. Cose che capitano nei processi, cosa che sembra essere capitata anche nell’udienza di lunedì nel procedimento l’ex dirigente ai Lavori Pubblici del Comune di Comacchio – Claudio Fedozzi – imputato per omicidio colposo per il tragico incidente avvenuto nel 2014 nel Mezzano.

Il processo – lo ricordiamo – è relativo al terribile scontro del 24 aprile all’incrocio tra via Umana e via Fosse, dove alle 19,15 morirono Nicola Buonafede, comacchiese di 23 anni che guidava una Volkswagen Polo e Spasojka Kukilo e Radmilla Pejovic, due donne di nazionalità serba di 45 anni, che viaggiavano a bordo di un pulmino Ford Transit, guidato da Zeljko Kukilo, 45 anni e marito di una delle vittime, che ha già patteggiato una condanna a 8 mesi per aver superato i limiti di velocità e aver concausato lo schianto mortale. Fedozzi è imputato in quanto dirigente responsabile della manutenzione delle strade, e proprio la manutenzione è il tema principale che secondo l’accusa – sostenuta dal pm Giuseppe Tittaferrante – porta una frazione di responsabilità per il tragico incidente in capo a Fedozzi (difeso in udienza dagli avvocati Riccardo Venturi e Riccardo Caniato): in quella strada la segnaletica era praticamente invisibile, consumata quella orizzontale, coperta dagli alberi quella verticale.

Nell’udienza di lunedì uno dei testimoni della difesa, il geometra Bruno Mezzogori, fino al 2012 funzionario di 6° livello nel settore dei Lavori Pubblici, ha esplicitamente affermato che nel 2011 eseguì un sopralluogo nel Mezzano, via Fosse compresa, notando che la strada, già allora, «era al limite dell’accettabilità» e di aver informato di ciò il suo dirigente, ovvero Fedozzi. Il motivo era che proprio in quell’anno lui e il dirigente stavano elaborando – cosa che poi è effettivamente avvenuta – un progetto di manutenzione straordinaria di varie strade del territorio comacchiese, compresa quella dove è accaduto l’incidente. Ma – come ha raccontato lo stesso imputato, che si è sottoposto all’esame – due proposte di delibera presentate dal suo ufficio vennero respinte dalla ragioneria nel 2011 e poi nel 2012. La testimonianza di Mezzogori contraddice quanto affermato da Fedozzi stesso, ovvero di non aver ricevuto segnalazioni sullo stato di scarsa manutenzione delle strade Umana e Fosse. Ed è rilevante perché la segnalazione che il geometra afferma di aver fatto è di tre anni antecedente l’incidente mortale, anni in cui nessuna attività di manutenzione – non solo straordinaria, ma nemmeno ordinaria – è stata posta in essere dal Comune, nonostante ci fossero i fondi stanziati ad hoc dalla Regione per quelle strade (ex Ersa).

Proprio sui fondi è in via di chiusura l’indagine parallela aperta dal pm Tittaferrante: la Regione Emilia-Romagna aveva stanziato circa 2 milioni di euro nell’arco di 10 anni, fondi vincolati che invece sarebbero stati utilizzati principalmente per tutt’altre attività come, ad esempio, portare a termine il Ponte di San Pietro. Nei quattro anni precedenti all’incidente nel Mezzano, via Umana e via Fosse non hanno visto alcun lavoro di manutenzione della viabilità, eseguito invece dopo la tragedia al costo di poche migliaia di euro.

L’udienza è stata aggiornata al 2 novembre, quando le parti discuteranno e quando dovrebbe verosimilmente arrivare la sentenza del giudice Debora Landolfi.

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