Attualità
2 Ottobre 2017
Il progetto per l'accoglienza in famiglia offre 7 posti nell’ambito dello Sprar 

Vesta parte a Ferrara per accogliere i migranti in casa

di Redazione | 3 min

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Il progetto Vesta – Rifugiati in Famiglia è stato presentato al Festival di Internazionale a Ferrara nell’ambito dell’incontro “A casa nostra. Quando i profughi sono ospitati in famiglia”.

All’incontro hanno partecipato Carlo De Los Rios, amministratore delegato della cooperativa Camelot, Daniela Di Capua, direttrice del Servizio Centrale Sprar – Sistema di Accoglienza per Richiedenti Asilo e Rifugiati, Giuseppe con Oumar, il rifugiato che sta ospitando in casa nell’ambito del progetto Vesta, Antonella e Fabrizio, famiglia che ha aderito al progetto Vesta con Moussa, il ragazzo che hanno accolto.

L’incontro, seguito da un pubblico numeroso che ha affollato il Chiostro Piccolo di San Paolo, è stato l’occasione per raccontare Vesta, progetto culturale e di innovazione sociale ideato e sviluppato da Camelot per supportare l’integrazione e l’autonomia delle persone rifugiate offrendo ai cittadini la possibilità di ospitarle nelle proprie case.

La piattaforma digitale www.progettovesta.com permette facilità di accesso a chi si vuole candidare, la costruzione di una community di famiglie accoglienti e riscontri costanti sull’andamento dell’accoglienza, che viene supportato dai professionisti specializzati della cooperativa.

Il progetto è partito per il territorio di Bologna nell’aprile 2016 ed oggi conta 126 candidature, 29 accoglienze attivate, 18 famiglie che stanno accogliendo altrettanti ragazzi, 40 cittadini e nuclei famigliari che hanno seguito il percorso di formazione preliminare all’ospitalità.

In autunno il progetto Vesta partirà su Ferrara per 7 posti nell’ambito dello Sprar e prossimamente verrà attivato anche a Cesena e a Reggio Emilia.

“Quello che riscontriamo nella famiglie che aderiscono al progetto Vesta è una forte spinta valoriale, ma non si tratta di supereroi, bensì di persone normali che dimostrano come questa esperienza sia alla portata di tutti” ha raccontato Carlo De Los Rios.

“Non pretendo di sostituirmi a suo padre. Mi dimostro curioso di lui, come lui lo è di me e di mio figlio, e cerco di mostrargli gli aspetti reali della vita in Italia, perché poi lui sappia gestirsi da solo quando terminerà il progetto” ha spiegato Giuseppe, famiglia accogliente di Vesta.

“Studio la lingua italiana assieme al figlio di Giuseppe e questo mi aiuta anche nei due lavori che faccio, di giorno in un hotel e di sera in un pub” ha detto Oumar, rifugiato maliano.

Antonella e Fabrizio hanno accolto Moussa, rifugiato beninese, nell’ottobre 2016 e una delle prime attività fatte assieme è stata proprio partecipare da spettatori al Festival Internazionale. Quest’anno sono tornati da protagonisti per raccontare la loro storia di convivenza che si è conclusa a luglio.

“Abbiamo aperto la nostra casa perché lo ritenevamo un dovere civile ed è stato un arricchimento umano straordinario” ha riportato Fabrizio. “Non abbiamo avuto nessun problema con Moussa, la cooperativa Camelot ci ha supportato prima, durante e dopo, questo per noi è stato molto importante. E’ un’esperienza che consiglio a tutti, a me ha cambiato il punto di vista sui migranti” ha confermato Antonella.

“Antonella e Fabrizio mi hanno consigliato nei momenti di difficoltà, mi hanno aiutato con l’italiano e mi hanno spinto a credere in quello che volevo fare – racconta lo stesso Moussa -. Ora studio, faccio teatro e lavoro come operatore in un centro di accoglienza per aiutare altri ragazzi come me”.

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