Attualità
30 Settembre 2017
Il carcere di Ferrara ha aperto le sue porte ai cittadini e ai protagonisti di Internazionale per presentare 'Astrolabio' e uno spettacolo teatrale

Detenuti giornalisti e attori, quando scrivere e recitare rende liberi

di Redazione | 4 min

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Una redazione giornalistica e una compagnia teatrale. Fin qui nulla di strano o particolarmente originale, se non fosse che entrambe sono formate da detenuti, per i quali la scrittura e la recitazione diventano strumenti per avere una voce e per farsi ascoltare, per tornare a essere riconosciuti come persone.

Venerdì 29 settembre, in occasione del Festival di Internazionale 2017, un pubblico formato da ferraresi e giornalisti ha potuto entrare nel carcere di via Arginone per incontrare la redazione di “Astrolabio”, il giornale della Casa Circondariale di Ferrara, e per assistere alla prima assoluta de “L’ascesa degli Ubu”, un primo studio della nuova produzione della compagnia dei detenuti-attori del Teatro della Casa Circondariale “Costantino Satta”.

Sono stati i giornalisti-detenuti – David, Desmond, Flavio, Alberto, Pierluigi, Marsel, Hassane e Francesco – a rompere il ghiaccio presentandosi al pubblico e ai colleghi attraverso la lettura di frammenti dei propri pezzi: “La parola quando è scritta non è più privata, diventa bene comune”, “Scrivere è come vivere fuori dalla prigione”. Se il carcere è “un’isola”, che fa notizia “solo quando c’è un fatto di cronaca nera”, lo scopo di “Astrolabio” è “far conoscere la realtà carceraria alla società” e “rendere trasparente la realtà detentiva”. “La scrittura – ha affermato uno dei redattori – è diventata parte della nostra vita, una necessità: ti senti vivo e quando non scrivi o non leggi ti senti quasi in colpa”. “Dentro – ha continuato un suo collega – se gridi non ti ascolta nessuno, mentre se scrivi c’è la speranza che qualcuno legga e ascolti ciò che hai da dire” e anche qualcosa di più: “Scrivere mi fa sentire libero perché si possono scrivere cose che non si direbbero a nessuno”, ha detto un altro giornalista detenuto.

La testata, ha spiegato il curatore Mauro Presini, si chiama Astrolabio perché la redazione per chi partecipa “è uno strumento di orientamento”. Quest’anno, ha continuato Presini, “diventiamo maggiorenni”; “l’obiettivo è creare un dialogo creativo con la città”.

Poi le luci si sono spente e il pubblico ha assistito alla “Irresistibile ascesa degli Ubu”. Père e Mère Ubu sono nati dalla penna di Alfred Jarry nella Francia di fine Ottocento, ma il titolo dell’allestimento fa riferimento anche al brechtiano “L’irrestistibile ascesa di Arturo Ui”. Ed ecco allora questo guerriero, questo capitano dei Dragoni del re di Polonia, all’apparenza forte, ma in realtà fragile e incapace di prendersi le proprie responsabilità. Dietro di lui, a tessere i propri intrighi, una Mère Ubu sfrontata e determinata, plasmata sul personaggio di Lady Macbeth. Entrambi sono assetati di potere e di ricchezze, ma non ne sono altezza. Qui non c’è la tragedia del Macbeth shakespeariano, c’è solo una caustica e grottesca messa in scena del potere e di ciò che si fa per arrivare al potere, fra sfilate di soldati nord coreani e un trono che, sotto un’apparente maestosità, è e rimane la tazza di un water.

Nove attori e sei mesi di lavoro che ha dato i suoi frutti: mentre si assiste si dimentica che a recitare sono detenuti e, anche grazie alla regia di Horacio Czertok e alla musica dal vivo di Davide Della Chiara, che si è dietro le mura di un carcere.

Dopo i meritati applausi, anche il direttore Paolo Malato, si è complimentato con il regista e gli attori per l’impegno e i risultati raggiunti e l’assessora ai Servizi alla Persona del Comune di Ferrara, Chiara Sapigni, ha aggiunto che da serate come questa “usciamo tutti più ricchi”. Dal canto suo Horacio Czertok, che ormai dal 2005 cura il progetto Teatro Carcere di Ferrara, ha ringraziato tutto il personale della casa circondariale per la preziosa “complicità” senza la quale la serata, e il laboratorio stesso, non potrebbero essere realizzati. “Grazie per aver voluto costruire con noi questo momento di teatro – ha aggiunto rivolto al pubblico – E’ un modo di fare cultura attraverso la pratica di una visione: questa sera era la visione di teatro di Jarry”. L’appuntamento ora è per maggio al Teatro Comunale Claudio Abbado con la caduta degli Ubu.

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