di Marcello Celeghini

Favorire i contratti a tempo indeterminato per dare stabilità ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro. È questo l’obiettivo che il Governo vuole centrare nelle misure contenute nella prossima Legge di Bilancio a sostegno del lavoro. Di queste tematiche e del discusso ‘Jobs Act’ si è parlato sabato pomeriggio all’incontro tenutosi all’Hotel Astra con i consiglieri economici del Governo, Marco Leonardi e Luigi Marattin.

Il Jobs Act è stato tacciato, soprattutto da coloro che stanno a sinistra del Pd, di essere la riforma che ha desacralizzato una conquista dei lavoratori come l’Articolo 18. I sostenitori della Riforma ritengono invece che la modifica dell’articolo 18 abbia fatto si che più lavoratori potessero godere delle tutele che esso garantisce. “Il tentativo di qualche nostro ex compagno di partito di tornare indietro rispetto al Jobs Act è ingiustificabile e incomprensibile. La nostra riforma ha fatto acquisire maggiore credibilità all’Italia in Europa e sta consentendo al nostro paese di uscire dalla crisi – sottolinea Marco Leonardi -. Indietro non si torna, certo si può migliorare e correggere. L’articolo 18, così come era, poteva sicuramente essere un monumento della lotta dei lavoratori ma tarpava le ali ai giovani che volevano entrare nel mondo del lavoro, e, se la disoccupazione giovanile rimarrà alta potrebbero crearsi dei problemi con il pagamento delle pensioni. Il nostro obiettivo è quello di favorire l’occupazione stabile dei giovani che iniziano il loro percorso lavorativo attraverso incentivi per le aziende ad assumere a tempo indeterminato”.

Una differenziazione tra coloro che erano fuori e coloro che erano dentro al mercato del lavoro rimarcata anche da Luigi Marattin. “L’articolo 18, così come era strutturato, era diventato una tutela esclusiva dei lavoratori già dentro il mercato del lavoro. Con il Jobs Act non ci sono più figli ne figliastri, sono state estese le tutele per tutti i lavoratori favorendo in questo modo i più giovani – puntualizza Luigi Marattin -. Il nostro sbaglio è quello di essere troppo timidi con chi sta alla nostra sinistra: il loro continuare ad osteggiare la Riforma ci rende sempre più consapevoli dell’impossibilità di intraprendere un percorso politico comune in futuro”.